LA CRISI

Grecia, stop ai servizi online di Google, Apple e Facebook

Il controllo dei capitali rende impossibile le transazioni su Internet: funzionano solo quelle all’interno del terriorio nazionale. Ma le web company corrono ai ripari: “Stiamo cercando una soluzione”

Pubblicato il 01 Lug 2015

Federica Meta

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I greci possono cliccare, ma non possono comprare online. Da quando lunedì scorso il governo greco ha introdotto il controllo dei capitali e imposto il limite di prelievo giornaliero dai bancomat a 60 euro, anche fruire dei servizi online è difficoltoso.

Il motivo è semplice. Il controllo dei capitali è stato introdotto dal governo di Atene questa settimana per tamponare la probabile fuga di capitali che avrebbe fatto seguito all’annuncio di un referendum sulla proposta che i creditori hanno fatto alla Grecia. E una delle conseguenze è che i pagamenti con carta di debito e credito e via home banking sono consentiti solo all’interno della Grecia. Sono fioccate le segnalazioni di disservizi delle applicazioni offerte dai colossi tecnologici che hanno spesso sede in Lussemburgo e Irlanda.

Come segnato da Bloomberg chi ha un account a pagamento su iCloud, ad esempio, ha seri problemi mentre Reuters riferisce di campagne Reuters invece racconta di campagne pubblicitarie su Facebook rimandate al mittente. Oppure acquisti di musica su Google, biglietti aerei su Ryanair, il servizio taxi su Taxibeat.

“Ho cercato di pagare a Facebook 3 euro per una piccola pubblicità, ma la mia carta è stata respinta da subito”, ha raccontato a Reuters il consulente di e-commerce greco Panayotis Gezerlis che ha precisato anche di non essere riuscito nemmeno ad acquistare musica da Google tramite Paypal.

Google ha fatto sapere ai suoi utenti greci, tramite un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, che era a lavoro per trovare una soluzione. Anche Ryanair ha reso noto di essere in cerca di una soluzione. Problemi anche per il servizio di taxi Taxibeat, nato in Grecia ma operativo a livello internazionale: anche in questo caso l’azienda, via Twitter, ha annunciato di voler trovare presto una soluzione.

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