LA VERTENZA

Ibm, le Rsu ci ripensano: niente accordo sui 100 esuberi

I rappresentanti di Segrate, Napoli e Bologna ritirano le firme dal protocollo d’intesa con l’azienda. Dopo la rottura di fine marzo Fim, Fiom e Uilm incontreranno di nuovo la società il 22 aprile in Assolombarda

Pubblicato il 06 Apr 2016

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“C’è stato un momento di confronto, a seguito del quale le rappresentanze dei tre siti hanno ritenuto di ritirare l’appoggio che inizialmente avevano dato alla proposta aziendale”. Così Roberta Turi, segretario nazionale di Fiom Cgil, spiega la decisione delle Rsu di Segrate, Napoili e Bologna di ritirare la firma dal protocollo d’intesa con l’azienda per i 100 esuberi dell’area impiegati e quadri.

La vertenza faceva parte di un tavolo più ampio, in cui erano coinvolti anche 190 dirigenti, sui quali è stato però raggiunto nei giorni scorsi un accordo con Federmanager. Per i 100 esuberi rimanenti la decisione è rinviata al prossimo incontro tra azienda e sindacati in programma per il 22 aprile in Assolombarda.

A illustrare la decisione del ritiro della firma dall’accordo sono stati proprio i rappresentanti dei lavoratori dei tre siti, in un comunicato congiunto: “Pur restando convinti – si legge nella nota – della sofferta decisione presa il 31 marzo, le rsu di Ibm di Milano Segrate, di Napoli e di Bologna, vista la presa di posizione della Fiom Cgil nazionale e delle rispettive Fiom Cgil territoriali e la conseguente lettera inviata alla direzione aziendale, avendo ricevuto formale richiesta di ritiro della firma dal protocollo d’intesa delle rispettive segreterie territoriali, informano le lavoratrici e i lavoratori di aver dato formale disdetta con effetto immediato del protocollo d’intesa firmato lo scorso 31 marzo”.

Ariel Hassan, di Uilm, parla di “occasione persa per convergere verso una soluzione della vertenza”, mentre Giuseppe Mansolillo di Fim Cisl sottolinea “la necessità di mettere da parte posizioni ideologiche nell’interesse dei lavoratori in esubero”.

Il tavolo del 22 aprile ripartirà così dalla proposta rifiutata dai sindacati alla fine di marzo, cioè un piano di esodo incentivato sulla stessa linea di quello sottoscritto a novembre 2014.

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