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Ibm spinge sul digital & green. Rebattoni: “Fondamentali gli investimenti in sostenibilità”

Intelligenza artificiale, IoT e cloud ibrido, ma anche supporto per disegnare strategie di lungo termine: le componenti tecnologiche e di consulenza del gruppo convergono per aiutare imprese e pubbliche amministrazioni ad affrontare la transizione ecologica. Il punto in un incontro a Milano

Pubblicato il 01 Dic 2022

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Passare dalla teoria alla pratica quando si parla di obiettivi di sostenibilità vuol dire sostanzialmente far evolvere gli sforzi compiuti in ambito Esg da attività di reporting ad approccio di management. E c’è solo un modo per operare questo cambiamento: puntare sulla raccolta e sull’analisi dei dati. Grazie alla digital transformation oggi processi, asset e interazioni generano una quantità di input tale da permettere di descrivere nel minimo dettaglio qualsiasi tipo di operazione, transazione e oggetto fisico, dando vita a veri e propri digital twin che possono essere sfruttati dalle organizzazioni per monitorare l’impatto complessivo (ambientale, sociale ed economico) del business e valutare ex ante i possibili effetti che l’applicazione di strategie e azioni di mitigazione avranno sull’intera catena del valore.

Lo scenario macroeconomico e la strategia di Ibm

Più facile a dirsi che a farsi: soprattutto se si considerano gli scenari macroeconomico e politico attuali e la scarsa propensione delle imprese a dirottare risorse su elementi di innovazione non considerati strettamente legati al core business. Eppure Ibm ci crede, e ha deciso di accelerare sulle soluzioni e sui servizi di consulenza studiati per sostenere la transizione ecologica delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, nella convinzione che oggi il DigitGreen non sia solo un’opportunità, ma una reale necessità per qualsiasi organizzazione.

“In prospettiva stiamo andando incontro a un anno, il 2023, che sarà caratterizzato se non da una recessione, almeno da un periodo di stagnazione, con previsioni di contrazione del Pil a -0,3%. E noi pensiamo che per evitare o quantomeno mitigare il rallentamento economico saranno fondamentali gli investimenti in sostenibilità”. A dirlo è Stefano Rebattoni, amministratore delegato di Ibm Italia.

Rebattoni ha incontrato, in occasione di un evento che si è tenuto stamani a Milano, analisti e giornalisti specializzati per condividere la visione di Big blue sul fronte Esg. “Incorporare questi parametri nella strategia di business attraverso l’analisi dei dati non è un’opzione, ma una priorità, e come Ibm la pensano molte imprese. Secondo una survey Idc che ha coinvolto 1400 aziende europee, l’utilizzo sistematico di soluzioni di intelligenza artificiale, in tandem con l’adozione di servizi di cloud ibrido, consente di aumentare in media i profitti del 27%, con benefici anche per il fatturato, che può crescere del 24,3%, e soprattutto per la soddisfazione dei clienti, che migliora del 34,6%. Allo stesso tempo, la sostenibilità risulta essere al primo posto tre le priorità strategiche in un’indagine condotta a livello globale su tremila Ceo proprio perché supporta l’incremento dei ricavi. Il problema è che solo il 23% dei top manager sostiene di essere in grado di implementare pratiche che traducano in realtà questi obiettivi”.

Ibm intende dunque cavalcare questo trend orientando soluzioni tecnologiche, servizi di consulenza e capitale umano (nel corso del 2023 il team, che comprende data scientist e data engineer, potrebbe raddoppiare, passando da 300 a 600 unità in Italia) verso tre filoni principali: il primo è quello degli asset intelligenti, dai viadotti alle reti elettriche, passando per le infrastrutture idriche gli smart building. C’è poi la componente di information technology, rispetto alla quale il gruppo affronterà la sfida della gestione di data center sempre più energivori, e infine il tema della circolarità delle catene di approvvigionamento. Tutto si basa naturalmente sulla capacità di raccogliere dati e di convogliarli verso un sistema di governance centralizzato, che possa contare su strumenti in grado di comprendere la situazione e consentire ai decisori di intervenire, se occorre, in real time.

Le nuove esigenze del mercato

“Si tratta di un percorso lungo, che prevede la revisione di molti processi aziendali in chiave end-to-end”, ha detto Luca Lo Presti, Sustainability Consulting Leader. “I clienti ci chiedono aiuto per gestire aspetti di compliance sempre più stringenti su questi temi, per decarbonizzare le attività, rendendole sempre più efficienti e, in ultima analisi, per reinventare il modello di business, cogliendo l’opportunità dei temi Esg per allargare il giro d’affari e migliorare la brand reputation. Ma sempre più attenzione è rivolta all’uso intensivo degli asset, che dovendo durare più a lungo necessitano di interventi di manutenzione mirata, programmati con una logica predittiva. Parliamo di scenari che possono essere affrontati solo selezionando e monitorando i Kpi giusti, costruendo base dati per avere parametri affidabili e innescando un processo di continuous improvement, in modo da arrivare il più velocemente possibile al target. Ogni struttura It deve rivedere le soluzioni implementate per verificare che siano state disegnate correttamente, modernizzando le applicazioni facendo leva su microservizi e hybrid cloud”.

Stefania Asti, Sustainability Technology Leader, ha spiegato che Ibm sta già rispondendo a queste richieste con un set di servizi e piattaforme tecnologiche “che abbiamo provato prima di tutto sulla nostra pelle”. Una delle soluzioni che Big Blue propone al mercato è per esempio Envizi, di cui il gruppo, fino all’anno scorso, era cliente. Oggi la società specializzata in software di analisi e dati per la gestione delle performance ambientali è parte della galassia Ibm, che l’ha acquistata a gennaio. Un takeover in linea con i crescenti investimenti di Ibm nei software basati sull’intelligenza artificiale, comprese le soluzioni di gestione degli asset Maximo, le soluzioni per la supply chain Sterling e la suite Environmental Intelligence, che hanno l’obiettivo di aiutare le organizzazioni a creare processi e supply chain più resilienti e sostenibili.

I casi sviluppati

Lo Presti e Asti hanno poi illustrato alcuni degli use case già attivati. Tra le imprese e le pubbliche amministrazioni che hanno già scelto Ibm per dare vita a piani di sostenibilità basati sulle tecnologie digitali ci sono Metropolitane Milanesi, che ha sviluppato un sistema di telecontrollo delle infrastrutture per la distribuzione dell’acqua e di telegestione del bilancio idrico, e Movyon, Gruppo Autostrade per l’Italia, che ha deciso di implementare una piattaforma IoT per il monitoraggio di oltre 3800 ponti e cavalcavia, che ha consentito di effettuare circa ottomila ispezioni a distanza, non solo migliorando la sicurezza e prevenendo interventi di ricostruzione delle infrastrutture, ma anche razionalizzando le risorse e la supply chain in modo da generare un minor impatto ambientale.

Roma Capitale ha invece provato ad abbattere costi e consumi del data center attraverso un rinnovamento tecnologico che ha permesso di ridurre le spese del 10%, mentre Butan Gas ha adottato la tecnologia Ibm Power per aumentare la reattività dei sistemi e migliorare la business continuity

La società di servizi ambientali Hera, infine, è riuscita a superare con largo anticipo l’obiettivo che si è posta l’Unione europea sulla percentuale di rifiuti non riciclabili portati in discarica. La soglia fissata è quella del 10%, e se l’Italia è comunque sulla buona strada, con una media del 23%, Hera si attesta su uno straordinario 4%. Merito dell’efficientamento dei sistemi di gestione dei rifiuti, che sfruttano IoT e logiche data-driven per rendere la selezione sempre più intelligente.

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