REPORT ASSITECA-POLIMI

Ict, investimenti al palo: meno di un’impresa su 4 va oltre l’1% dei ricavi

Report Assiteca-Polimi: il 95% delle aziende italiane ritiene l’innovazione digitale un fattore rilevante, ma i budget delle Pmi restano contenuti. Più attivi i big. Ritardi anche sulla governance 2.0, passi in avanti sul fronte privacy

Pubblicato il 27 Gen 2017

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Tutto ne chiedono, tutti lo vogliono. È un digitale stile Barbiere di Siviglia quello delineato dal report elaborato per Assiteca dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e presentato durante l’evento annuale del broker assicurativo dedicato alla gestione del rischio nelle imprese italiane”. Ma dalle parole ai fatti il passo non è affatto breve, anzi gli investimenti latitano.

La ricerca evidenzia che la pervasività del digitale e i timori rispetto alla digital disruption hanno elevato il commitment verso l’innovazione: il 95% delle aziende analizzate ritiene l’innovazione digitale un fattore rilevante. Per 4 imprese su 10 il digitale rappresenta un’arma fondamentale per migliorare efficacia ed efficienza dei processi e un fattore imprescindibile per lo sviluppo futuro del business. Fortunatamente solamente il 5% del campione ritiene l’innovazione digitale non prioritaria.

La percezione del ruolo dell’innovazione cambia in base alla dimensione aziendale. Per le imprese con oltre 250 dipendenti sale dal 37% al 51% la quota di chi la ritiene un fattore imprescindibile per il futuro, solo il 2% non ne vede la rilevanza. Tra le medie il driver più forte è l’opportunità di migliorare i processi aziendali. Emblematico, infine, il fatto che per le imprese tra 50 e 100 dipendenti raddoppia la percentuale di chi è mosso dalla concorrenza e dal timore di perdere quote di mercato: le imprese più piccole sembrerebbero più mosse dal timore della digital disruption che dall’opportunità della digital transformation.

Il tema chiave è però un altro, ossia passare dall’interesse alla concretezza. Su questo fronte il report restituisce uno scenario poco confortante, visto che nonostante la consapevolezza gli investimenti Ict restano molto contenuti. Meno del 25% delle imprese investe più dell’1% del fatturato in tecnologie Information&Communication, contro il 69% che si ferma al massimo al punto percentuale. Solo il 3% dedica all’innovazione oltre il 5% dei ricavi e c’è addirittura un 7% che non ha effettuato nell’ultimo anno alcun investimento in tecnologie digitali. La media complessiva è pari all’1,1%.

Da notare che la proporzione tra budget investito in ICT e fatturato cresce con l’aumentare della dimensione aziendale: considerando solo le aziende con più di 250 dipendenti, la media degli investimenti ICT sui ricavi è del 2,3%.

Un fattore critico di successo nei progetti di innovazione digitale è senza dubbio la definizione di accurati modelli di governance. Dalla ricerca emerge che, non sempre, l’attenzione al digitale si è già tradotta nella creazione di ruoli e strutture organizzative dedicate alla gestione delle strategie di digital transformation. Solo nel 14% dei casi è stata creata un’unità responsabile dei progetti di innovazione. In più, in molte realtà non vi è una chiara strutturazione dei ruoli e delle attività: nel 18% delle aziende analizzate la gestione non è strutturata e occasionale e nel 4% le diverse unità organizzative si muovono con autonomia, senza un presidio centralizzato.

Panorama più sorridente sul versante cybersecurity. La consapevolezza dell’importanza della sicurezza informatica ha spinto il 67% delle aziende a introdurre sistemi di information security. Circa 8 aziende su 10 hanno inoltre sviluppato policy e procedure per proteggere la rete aziendale e le relative risorse da accessi non autorizzati, furti, modifiche o interruzioni di servizio, oltre a sistemi volti a garantire la protezione e la gestione dei dati nell’intero ciclo di vita. Ancora poco diffusi, invece, i sistemi di sicurezza legati ai nuovi trend tecnologici: mobile, cloud e big data. Tra i timori percepiti dalle imprese la perdita di dati sensibili è al primo posto (3/4 delle aziende), al secondo i possibili attacchi informatici (72%) infine i danni reputazionali (61%). Ancora poco frequente però la copertura assicurativa di questi rischi: 4 aziende su 5 non possiedono coperture dal rischio cyber.

A dimostrazione che l’approccio alla gestione della sicurezza informatica sia ancora tattico e non strategico oltre 4 aziende su 10 non conoscono le implicazioni del nuovo regolamento europeo in tema di privacy (Gdpr) e, tra queste, oltre la metà afferma di non conoscerlo affatto. Ma, soprattutto, 3 aziende su 4 non hanno ancora istituito alcun ruolo specifico dedicato alla gestione della sicurezza informatica.

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