L'ANNIVERSARIO

Il Web compie 30 anni, Tim Berners-Lee: “Utenti delusi, la rete deve tornare responsabile e inclusiva”

Fake news, abuso dei dati personali, politicizzazione della governance, strapotere di Facebook&co. minano l’essenza del progetto nato al Cern. Ma Internet può tornare ad essere uno strumento positivo. L’inventore britannico: “Dall’adolescenza digitale a un futuro di maturità”

Pubblicato il 12 Mar 2019

Patrizia Licata

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Il world wide web compie 30 anni ed è stato il suo stesso inventore, lo scienziato britannico Tim Berners Lee, a celebrarne l’anniversario in un evento presso il Cern di Ginevra. A un’età che rappresenta per il web una giovinezza ormai matura, Berners-Lee sottolinea sfide e prospettive dell’invenzione nata dai laboratori di ricerca svizzeri: oggi gli utenti sentono che su Internet la loro privacy è a rischio, che la libertà di espressione non è sempre garantita e che le notizie possono essere costantemente manipolate mettendo a rischio persino le democrazie. Internet, con le parole dello stesso Berners-Lee, “non è più un posto così piacevole”.

Il sistema dei collegamenti ipertestuali per la collaborazione all’interno della comunità scientifica nacque nel 1989. Un’idea “vaga, ma molto interessante”, aveva detto a Berners-Lee il suo supervisore di allora, Mike Sendell. Oggi quell’idea entusiasmante è diventata un sistema mondiale di comunicazione e scambio con tanti elementi oscuri, sgradevoli, tossici, che suscitano diffidenza negli utenti: “Le persone si allontanano dal web, improvvisamente vedono con orrore gli effetti delle elezioni di Trump e del voto sulla Brexit, si rendono conto che questa cosa del web che pensavano fosse entusiasmante non sembra fare un gran bene all’umanità”, ha detto Berners-Lee. “Non finiamo di scandalizzarci per uno scandalo sulla privacy che già ne è scoppiato un altro”, ha proseguito lo scienziato, sottolineando i timori legati all’uso dei social network e alla possibilità che siano un vero disastro per i paesi democratici.

Berners-Lee ha definito in particolare “spaventoso” il potere editoriale dell’algoritmo di Facebook, ma ha anche detto che Facebook sta riflettendo a fondo su questi temi e che sia l’azienda di Mark Zuckerberg sia altri social media sono d’accordo col principio secondo cui gli utenti devono avere il controllo sui loro dati e decidere se e come farli utilizzare.

Altro tema caro allo scienziato britannico è quello della net neutrality: le persone cresciute dando per scontata la neutralità di Internet adesso guardano con allarme i passi indietro compiuti dall’amministrazione Trump.

Le preoccupazioni di Berners-Lee non sono finite: c’è una concreta minaccia di frammentazione di Internet in blocchi regolatori – Stati Uniti, Unione europea, Cina, forse anche Russia o altre macro-regioni ancora: si tratta di una negazione della natura stessa del world wide web che Berners-Lee definisce “un danno enorme”.

Il padre del world wide web, riporta Reuters, ha parlato alla stampa durante le celebrazioni al Cern per il trentennale di Internet, ma ha anche scritto con l’occasione una lettera aperta in cui analizza sviluppi e prospettive per la sua invenzione. Il messaggio di Berners-Lee non è pessimista: sarebbe da disfattisti e forse anche irrealistico pensare che il web non possa migliorare nei prossimi 30 anni e tornare ad essere uno strumento per migliorare il mondo. “Se rinunciamo a costruire un web migliore oggi, allora non dovremo dare la colpa al web ma a noi stessi”, scrive Berners-Lee. “E’ il nostro viaggio dall’adolescenza digitale verso un futuro di maturità, più responsabile e inclusivo”.

Per Berners-Lee è positiva la determinazione con cui oggi molti governi stanno tentando di evitare la balcanizzazione di  Internet e la forza con cui anche gli utenti social network si stanno ribellando a chi vuole servirsi del web per manipolare l’opinione pubblica, diffondere fake news e interferire con le libere elezioni.

Non è la prima volta che lo scienziato parla della sua invenzione e delle trasformazioni cui è andata incontro negli anni. Il web è in pericolo a causa dello strapotere delle piattaforme dominanti come Google e Facebook e ha bisogno di regole super partes, aveva scritto l’anno scorso Berners-Lee. “Il web a cui ci collegavamo anni fa non è lo stesso che gli utenti trovano oggi. Quello che era una ricca selezione di siti e blog è stato compresso sotto lo schiacciante peso di poche piattaforme dominanti“, aveva detto lo scienziato. “Questa concentrazione del potere crea una nuova schiera di gatekeepers e permette a un ristretto gruppo di piattaforme di controllare quali idee e opinioni vengono visualizzate e condivise”. “Negli ultimi anni abbiamo visto teorie complottiste diffondersi sui social media, account fake su Twitter e Facebook che infiammano le tensioni sociali, attori esterni che interferiscono sulle elezioni democratiche, criminali che mettono a segno furti massicci di dati personali”, ha osservato ancora Berners-Lee.

Lo scorso ottobre lo scienziato ha lanciato Solid, una piattaforma che permette di decentralizzare la gestione dei dati, lasciando gli utenti liberi di decidere dove le proprie informazioni vanno, chi le legge e quali app possono accedervi. Dato che le applicazioni non sono legate ai dati generati, gli utenti possono evitare i “vendor lock-in” (Berners-Lee fa espressamente riferimento a Dropbox) e passare da un servizio di storage all’altro senza perdere dati e connessioni social.“Il web moderno è diventato un motore di iniquità e divisione influenzato da potenti forze che lo usano per i propri obiettivi. Abbiamo raggiunto un punto critico, ma un cambiamento è ancora possibile”, secondo Berners-Lee.

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