LO STUDIO

Insurtech, boom di investimenti. Ma l’Italia resta fanalino di coda

Secondo i dati di Italian Insurtech Association, elaborati dagli Osservatori del Polimi, nel primo semestre del 2022 gli investitori hanno puntato 200 milioni di euro sul settore, +230% anno su anno. Ma la bassa digitalizzazione delle imprese tiene il mercato ancora lontano dalle performance europee

Pubblicato il 20 Set 2022

insurtech

Nonostante il periodo di incertezza macroeconomica che stiamo vivendo, l’incremento del mercato insurtech italiano non si arresta: si parla di 200 milioni di euro in investimenti nel primo semestre 2022, a fronte dei 60 milioni investiti nel primo semestre dello scorso anno, con la previsione di arrivare a 500 milioni entro fine anno 2022. Negli ultimi 30 mesi sono stati complessivamente 510 i milioni di euro investiti. Sebbene la forte crescita, l’Italia resta il fanalino di coda nei confronti degli altri Paesi Europei. Se la Gran Bretagna ha investito nello stesso periodo 3,7 miliardi di euro, Germania e Francia hanno speso rispettivamente 3.3 e 2.9 miliardi.

È questa la fotografia del mercato insurtech italiano al 30 giugno 2022 scattata dall’Insurtech Investment Index, ideato da Iia (Italian Insurtech Association), l’associazione che riunisce più di 200 player del mercato assicurativo, ed elaborato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano. I dati sono stati divulgati oggi durante la conferenza di presentazione della terza edizione dell’Italian Insurtech Summit, organizzato da (Iia), che si terrà dal 21 al 23 settembre, e che ospiterà circa 200 speaker proveniente da oltre 26 Paesi.

La bassa digitalizzazione del mercato italiano

Uno dei moventi dello svantaggio italiano nei confronti degli altri Paesi riguarda proprio la bassa digitalizzazione del settore assicurativo nostrano. L’Insurtech Investment Index Report ha evidenziato come il rapporto tra compagnie assicurative e start up o Pmi innovative in Italia sia ancora in una fase preliminare rispetto a quanto accade in altri paesi europei. Se infatti nel nostro Paese abbiamo avuto negli ultimi 30 mesi circa 120 milioni di investimenti in startup i nostri vicini Europei hanno finalizzato investimenti per cifre di circa 10 volte superiori.

Dopo un 2021 da record, che aveva fatto registrare un più 90% di investimenti nei confronti del 2020, il valore di questi ultimi a livello mondo ha proseguito la sua crescita, sebbene la recente crisi Ucraina e la conseguente situazione economica ne abbiano rallentato la corsa. In Italia, posta in una situazione di arretratezza nei confronti degli altri Paesi, lo sviluppo è stato più rilevante rispetto ai vicini Paesi Europei, ed è per questo che l’Associazione mantiene l’outlook sull’obbiettivo di un miliardo di euro investiti entro il 2023.

Come colmare i gap

Per raggiungere tale traguardo Iia pone l’accento sulla necessità di stimolare la digitalizzazione del comparto. A oggi il 71% dei player in ambito assicurativo ritiene che ci sia un gap tecnico e digitale nelle loro competenze. Tuttavia una ricerca Iia, in collaborazione con Ey, ha evidenziato come sia diventata una priorità per le compagnie assicurative ridurre il gap di competenze all’interno della filiera e avviare accordi con partner innovativi allo scopo di competere nello scenario attuale. In particolare: il 45% del campione ha avviato collaborazioni con tech company, il 66% con enti accademici, il 59% con Insurtech e il 34% con acceleratori o incubatori. Le insurtech, inoltre, sono percepite dall’80% degli intervistati come un’opportunità per abilitare nuovi prodotti, nuovi processi e migliorarne l’efficienza.

Secondo i dati raccolti dall’Insurtech Investment Index del Politecnico l’82% delle compagnie intervistate ha dichiarato prioritario innovare la propria offerta di prodotti e servizi, mentre il 77% ritiene una priorità aumentarne l’efficienza. Tra le tecnologie innovative su cui puntare l’85% degli intervistati ha indicato Api, e il 77% ha indicato soluzioni di intelligenza artificiale.

Tale evoluzione diventa fondamentale alla luce di un consumatore sempre più digitale che oggi rappresenta il 42% del target assicurativo, era al 33% pre-pandemia. Secondo le stime dell’Associazione entro 10 anni l’82% delle persone interessate a prodotti assicurativi sarà digitale e, secondo i principali istituti di ricerca, l’offerta di questo genere di polizze crescerà in Europa del 30/40% in un decennio.

A oggi tuttavia il consumatore italiano sta scontando un forte gap di conoscenze nei confronti del mondo assicurativo. Secondo la ricerca “Consumatore Digitale: come evolve la propensione verso l’offerta assicurativa”, realizzata da Iia in partnership con Vite Sicure, Reale Mutua e I-arena, il 55% del campione intervistato non conosce prodotti assicurativi oltre Rc auto, e il 25% non saprebbe cosa assicurare. Inoltre, la ricerca evidenzia che 73% dei consumatori si assicura rivolgendosi ancora a intermediari di fiducia, sintomo di un’offerta digitale non ancora sviluppata, che porta il consumatore a scegliere canali di vendita tradizionali, in mancanza di alternative competitive. Tuttavia, la penetrazione di polizze digitali comincia a farsi largo: il 47% di chi ha comprato un’assicurazione nel 2021 ha scelto un’assicurazione digitale. Per tale motivo secondo Iia le compagnie devono investire in programmi di education, rivolti sia ai lavoratori della filiera, ma anche ai consumatori che devono comprendere il valore di tali soluzioni.

Verso il traguardo del miliardo di euro nel 2023?

“La bassa penetrazione assicurativa unita al basso livello di digitalizzazione del nostro Paese, l’hanno reso un mercato molto attrattivo, soprattutto per i player stranieri: entro la fine del triennio 2020-2022 il nostro paese vedrà l’ingresso di oltre 50 soggetti in ambito assicurativo con piani di investimento importanti”, ha spiegato Simone Ranucci Brandimarte Presidente di Iia. “Il mercato assicurativo digitale nostrano continua ad avere grande potenziale di crescita, ed è per questo che noi continuiamo a ritenere un traguardo fattibile la cifra di un miliardo di euro in investimenti in insurtech entro il 2023. Appare tuttavia chiaro che le compagnie assicurative siano chiamate a orientare i propri sforzi nella cooperazione con l’universo insurtech al fine di evolvere la filiera e arginare il rischio di rimanere schiacciati da player stranieri. L’80% dei progetti Insurtech sul mercato hanno obiettivi di breve periodo (uno o due anni) e non ancora di lungo respiro (quattro-cinque anni); purtroppo questa visione a breve termine, concentrata su risultati immediati, va a scapito di una lungimiranza che potrebbe far decollare il mercato.”

Filippo Maria Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, ha aggiunto: “Quello che osserviamo in questa prima parte del 2022 è un generale rallentamento della crescita degli investimenti nel mercato insurtech, in linea con il periodo di incertezza macroeconomica che stiamo vivendo. Secondo i nostri dati, il 62% delle compagnie italiane dichiara che il volume degli investimenti in società insurtech è rimasto invariato. Tuttavia non abbiamo registrato una contrazione di questi ultimi, come invece è accaduto in altri settori che sono stati ancora più penalizzati dalla crisi ucraina. Sebbene quindi siamo sicuramente sotto le prospettive di crescita, l’outlook dichiarato sulla fine del 2022 resta ancora positivo”, ha precisato Renga.

“Si stima che entro il 2030 il valore dei premi complessivi toccherà i 10 trilioni di dollari a livello mondiale e che l’80% delle polizze sarà veicolato attraverso piattaforme digitali. Parliamo di un’opportunità enorme per il mercato, ma per non perdere questa opportunità è fondamentale investire non solo sulla creazione e acquisizione di competenze digitali da parte di tutti gli operatori, ma investire anche sull’educazione del consumatore, ancora inconsapevole degli strumenti e dei servizi che ha a disposizione”, ha concluso Ranucci Brandimarte.

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