GLI APPELLI

Intel, aumenta il pressing dei sindacati: “Una factory anche al Sud”

Il piano per l’Italia della multinazionale statunitense sarà presentato, secondo indiscrezioni, entro fine mese. In ballo investimenti per 5 miliardi di dollari per nuovi impianti produttivi. In pole Piemonte e Veneto ma aumentano le spinte per far rientrare in corsa anche le regioni del Mezzogiorno

Pubblicato il 17 Ago 2022

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“Il colosso statunitense dei microchip Intel scelga la Calabria per dare concretezza al suo investimento industriale. Nella nostra regione, infatti, esiste un’area industriale che risponde appieno alle necessità dell’azienda a stelle e strisce ed è quella di Gioia Tauro. Un’area centrale nel Mediterraneo, pronta ad aprirsi ai corridoi europei, con tutte le infrastrutture necessarie, la Zona economica speciale e le provvidenze governative necessarie per accogliere e rendere produttivo un investimento da 4,5 miliardi che, nel progetto della società proponente, sarebbe capace di produrre 3.500 posti di lavoro”. E’ questo l’appello lanciato da Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, segretari regionali per la Calabria di Cgil, Cisl e Uil.

Il piano di Intel per l’Italia

La richiesta arriva dopo i rumors pubblicati la scorsa settimana dalla stampa internazionale secondo cui Intel sarebbe pronta ad annunciare investimenti vicini ai 5 miliardi di dollari per creare un nuovo impianto produttivo in Italia. Secondo quanto pubblicato da Reuters la società avrebbe già in mano un accordo con il governo italiano per la  costruzione di diverse factory tacnologicamente avanzate per l’assemblaggio e il packaging nel nostro Paese.

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I dettagli del piano secondo le indiscrezioni che continuano a rincorrersi, potrebber essere resi noti alla fine del mese di agosto, una volta che tutti i punti dell’accordo della multinazionale con il governo saranno stati condivisi e accettati definitivamente dalle parti.

80 miliardi di dollari in 10 anni contro il chip shortage

Si tratterà, secondo quanto è emerso finora, di una parte importante del piano da 80 miliardi di euro in dieci anni messo in campo da Intel con capitali propri e fondi europei per aumentare la capacità produttiva dell’Ue e allentare la dipendenza dalle importazioni asiatiche. Quanto al dettaglio della strategia Italiana, il governo sarebbe disposto a finanziare fino al 40% dell’investimento totale di Intel in Italia, come parte di una strategia più ampia che mette sul piatto 4,15 miliardi di euro fino al 2030 per attrarre in Italia i produttori internazionali di chip e investire nelle nuove applicazioni industriali delle tecnologie più avanzate. Il governo Draghi ha aperto trattative anche con StMicroelectronics, i chipmaker di Taiwan Memc Electronic Materials e Tsmc, e l’israeliana Tower Semiconductor, che è stata acquisita da Intel all’inizio dell’anno.

Il Sud vuole entrare nella partita

I nuovi investimenti di Intel, però, secondo quanto filtrato finora, non riguarderebbero il Sud del Paese, ma sarebbero concentrati soprattutto tra Piemonte e Veneto.

“Alla Regione Calabria – proseguono i rappresentanti sindacali – chiediamo di rendersi protagonista in questa delicata fase storica e aprire un canale di interlocuzione proficua con il Ministero competente al fine di attrarre il progetto della Intel e fare di Gioia Tauro una nuova Silicon Valley. La carta che la politica regionale potrebbe giocarsi, non dopo aver avviato una attenta interlocuzione con le parti sociali, potrebbe essere quella di sottoscrivere un Contratto di sviluppo d’area che, attraverso l’utilizzo delle giuste politiche di sostegno alla crescita, possa attrarre le attenzioni del colosso americano leader nella produzione di chip verso l’area industriale di Gioia Tauro”.

“Siamo convinti, infatti – concludono i sindacalisti – che l’area industriale gioiese, il porto di Gioia Tauro con la sua apertura strategica sul Mediterraneo e la Zona economica speciale potrebbero essere tre punte di diamante in un’ottica di sviluppo legata alla produzione e commercializzazione di semiconduttori, un settore in cui l’Europa si propone di investire 15 miliardi di euro per raggiungere il 20 per cento di produzione globale entro il 2030: una sfida importante, che richiederà di quadruplicare il volume di produzione visto che, nello stesso periodo, il mercato globale dei semiconduttori prevede di raddoppiare la propria domanda”.

Le polemiche in Sicilia

Proprio sugli investimenti di Intel in Italia e sulle possibili prospettive per il Sud si era nei giorni scorsi sviluppata una polemica con i sindacati che hanno accusato la politica di non aver fatto abbastanza per dare nuovo slancio al distretto tecnologico di dell’Etna Valley, in Sicilia. “La frenesia dell’election day e del ‘seggio garantito’ hanno purtroppo assunto l’interesse prioritario rispetto alla notizia della scelta di una multinazionale leader mondiale dei semiconduttori di preferire altri siti a quello della nostra Etna Valley, esaltando ancora di più la percettibile crisi della rappresentanza politica e lo scarso interesse di essa allo sviluppo socio-economico locale”, attaccavano Maurizio Attanasio e Piero Nicastro, rispettivamente segretario generale della Cisl catanese e segretario generale della Fim Cisl siciliana.

Di una “vergognosa disfatta sulla pelle dei tanti giovani e più in generale dei tanti lavoratori che devono partire per il Nord per mettere a frutto i propri studi e le proprie competenze” aveva parlato il segretario del Pd di Catania, Angelo Villari, riferendosi alla scelta di INtel di scartare la candidatura di Catania per la creazione di una nuova factory. “E’ il risultato – proseguiva – del malgoverno del centrodestra in Sicilia, come a Catania, ed è un monito per il futuro in vista delle prossime tornate elettorali. La Sicilia – concludeva Villari – non può più essere terra di conquista. Noi non demordiamo. Catania anche attraverso la Stm ed i nuovi investimenti previsti in questa azienda può ancora rappresentare il punto principale per lo sviluppo industriale del nostro territorio. Con ogni probabilità Intel avvierà un polo produttivo proprio a Mirafiori, in Piemonte. Certamente un bel colpo del ministro per lo sviluppo economico leghista Giorgetti. Ma anche dei leghisti siciliani?”.

Affermazioni che il ministero dello Sviluppo economico ha bollato come “prive di fondamento”, specificando che sono “basate sul completo travisamento dei fatti e gravemente lesive dell’azione svolta dal governo e dal Ministero dello sviluppo economico, anche nelle interlocuzioni con i soggetti coinvolti. Verrà pertanto prontamente posta in essere ogni utile iniziativa, anche di tipo legale, a tutela del ministero e dell’azione politica del ministro Giancarlo Giorgetti – si leggeva in una nota – Si ricorda, infine, che il dossier Intel, come noto, da mesi non è più seguito dal Mise ma da un altro ministro presso la presidenza del Consiglio”, concledeva il comunicato riferendosi al fatto che la competenza fosse passata agli uffici del ministro dell’innovazione tecnologica Vittorio Colao.

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