LA CLASSIFICA

Intelligenza artificiale nella PA, Italia prima in Ue per progetti implementati

È quanto emerge da un report di The European House Ambrosetti e Salesforce. Sono 38 le iniziative già operative pari al 10% del portafoglio europeo. E con 63 programmi complessivi ci piazziamo secondi dopo i Paesi Bassi che ne contano 116. Dal 2018 al 2022 investiti 6 miliardi nei principali Paesi Ue, ammonta a 1 miliardo la “fetta” italiana

Pubblicato il 17 Ott 2023

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Dal 2010 al 2021 i progetti di intelligenza artificiale nelle PA europee hanno registrato una crescita rilevante, passando da 26 a 148 all’anno, per un totale di 637 progetti mappati, tra implementati (41%), in corso (27%) e iniziative pilota (32%). Quasi un terzo (30%) ha l’obiettivo di migliorare i servizi rivolti a cittadini e imprese.

L’Italia, con 63 progetti, emerge tra i Paesi più impegnati nello sviluppo di queste soluzioni, seconda solo ai Paesi Bassi (116) ma conquista il primato per numero di progetti implementati: 38 iniziative, circa il 10% del portafoglio europeo.

A dirlo è il report “Le opzioni tecnologiche per la digitalizzazione avanzata della Pubblica Amministrazione“, realizzato da The European House – Ambrosetti e Salesforce, che analizza le strategie di adozione dell’IA elaborate dai principali Paesi Ue, individuando proposte e azioni di policy per lo sviluppo e la diffusione del digitale in particolare nella PA italiana.

Nello scenario globale, l’interesse per le applicazioni dell’intelligenza artificiale nella PA è trainato dagli Usa, che, negli ultimi cinque anni, hanno investito oltre 60 miliardi di dollari; nello stesso periodo, gli investimenti nei principali Paesi Ue sono stati pari a circa un decimo, ovvero 6 miliardi di euro, con Francia (2,5 miliardi), Spagna e Germania (2 miliardi ciascuno) a dedicare maggiori risorse e a mostrare una più chiara strategia di adozione dell’intelligenza artificiale. L’Italia, con un miliardo di euro investito, sembra invece adottare un approccio più conservativo, allocando meno risorse pubbliche suddivise in un più ampio numero di iniziative, molte delle quali sono progetti pilota.

Fare leva su Pnrr e competenze per implementare la tecnologia

Dalla ricerca emergono anche le priorità d’azione da mettere in campo per accelerare la digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale nella PA. Considerando che l’Italia si pone oggi al 20° posto in Ue per incidenza dei servizi pubblici digitali erogati ai cittadini, emerge la necessità di spingere sulla diffusione di tecnologie digitali nella PA, in particolare con l’adozione di architetture Cloud. D’altro canto, è consigliato promuovere nuove piattaforme pubbliche di Open Data per condividere l’enorme patrimonio informativo disponibile a beneficio di altre PA, dei cittadini e delle imprese: ad oggi in Italia sono presenti circa 23mila soggetti con caratteristiche proprie e dotate di architetture di sistema informativo sviluppate principalmente “in house”. È essenziale, poi, stabilire un dialogo continuo e costruttivo con l’Authority competente (Garante Privacy o altro), che garantisca l’adozione responsabile e efficace di tali tecnologie.

Per implementare la AI nella Pubblica Amministrazione è poi necessario investire sulla formazione. Lato competenze digitali di base, per raggiungere il target europeo (80% della popolazione con competenze digitali di base entro il 2030) all’Italia mancano 15,3 milioni di cittadini: per questo è urgente intervenire con un piano di alfabetizzazione digitale dei cittadini e tutti gli stakeholder sono chiamati a fare la propria parte: il pubblico attraverso il percorso di istruzione formale, il privato attraverso la formazione on-the-job dei lavoratori, entrambi per valorizzare bacini e comunità periferiche a forte rischio di esclusione.

Allo stesso tempo, bisogna favorire lo sviluppo delle competenze digitali avanzate. In Italia sono 42mila i laureati in discipline Ict, contro i 252mila della Germania, i 134mila della Spagna, gli 81mila della Francia e i 69mila della Polonia. Per colmare il gap, è richiesto un intervento strutturale con l’ampliamento del bacino delle università che prevedono corsi di laurea in materia Ict, il potenziamento degli insegnamenti sull’AI (66 in Italia contro i 146 della Germania, i 1.275 in Uk e i 2.345 in Usa), il rafforzamento del ruolo degli Its per formare i giovani su temi tecnologici, l’adozione di meccanismi per trattenere i giovani qualificati.

Inoltre, il report ribadisce l’urgenza di attuare il prima possibile le iniziative sulla digitalizzazione presenti nel Pnrr: sono infatti previsti circa 6,1 miliardi di euro per digitalizzare la Pubblica Amministrazione, cui aggiungere risorse pari a circa 3,6 miliardi di euro non destinate alla digitalizzazione. Le risorse allocate dal Pnrr sono oltre 3 volte quelle dell’attuale spesa ICT della PA relativa alla digitalizzazione (circa 1,8 miliardi di euro relativi alle attività di sviluppo software).

I principi guida per adottare l’AI nella Pubblica Amministrazione

In ogni caso, è necessario un approccio responsabile per creare un contesto capace di massimizzare le opportunità e parallelamente mitigare i rischi, in particolare quelli legati alla privacy e all’ottenimento di risultati non trasparenti, parziali, inaffidabili e non spiegabili. Il report individua quindi cinque principi guida a cui deve uniformarsi l’adozione dell’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione.

Il primo è la trasparenza degli algoritmi e la spiegabilità dei risultati prodotti, fornendo quindi informazioni chiare e comprensibili ai cittadini su come vengono utilizzati i sistemi di AI. Il secondo principio riguarda la responsabilità nell’ambito del processo decisionale: è opportuno bilanciare le responsabilità prevedendo che le decisioni finali siano di competenza di un essere umano. Fondamentale anche il terzo, sul tema dei dati utilizzati dall’AI, che dovrebbero essere di elevata qualità per garantire decisioni accurate, cruciali ed etiche.

Il quarto principio è relativo all’interoperabilità e condivisione dei dati tra le Amministrazioni: adoperare standard comuni per la condivisione dei dati e delle informazioni e far leva sull’ecosistema dell’Open Innovation facilita la comunicazione e la collaborazione tra differenti PA, soprattutto centrali e locali. L’Italia nel 2022 era al 7° posto in Ue per quanto riguarda la diffusione degli Open Data nel settore pubblico.

Infine, per abilitare l’adozione di soluzioni di AI, è essenziale che i cittadini abbiano fiducia nel sistema. Tra le motivazioni principali delle controversie nella PA dovute all’utilizzo dell’intelligenza artificiale spiccano infatti l’accuratezza (36,2%), la privacy (21,9%), la sicurezza (14,3%) e i bias (9,8%). Per questo il report suggerisce di adottare l’approccio “Privacy by design” per incorporare la protezione della privacy e della sicurezza dei dati in tutte le fasi del processo.

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