L’Europa “stringe” su Google: è il “nemico” numero uno

Il Datagate ha inferto un duro colpo al motore. Le pressioni dei governi, in particolare quelle di Francia e Germania, sono sempre più incalzanti. E si fa strada l’ipotesi di ampliare l’indagine Antitrust e di inasprire le regole per limitare la libertà d’azione di BigG

Pubblicato il 22 Mag 2014

Patrizia Licata

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Google è abituata a fronteggiare l’ostilità su più fronti – da quello politico e regolatorio alle aziende dei media o delle telecomunicazioni – ma forse oggi più che mai il panorama in cui si muove il colosso americano di Internet sembra costellato di insidie. Come osserva il Financial Times, stanno emergendo in Europa alcuni paladini degli interessi nazionali – come il ministro dell’Economia francese Arnaud Montebourg, che ha paragonato Google a una novella compagnia delle Indie orientali desiderosa di saccheggiare le ricchezze dell’Europa – che potrebbero spingere il Vecchio Continente verso una deriva protezionistica e un inasprimento del quadro regolatorio, rendendo la vita più difficile per Big G.

Google sta già combattendo su molteplici fronti. Da quattro anni è al centro di un’indagine Antitrust in Ue per sospetta manipolazione dei risultati di ricerca. E ci sono stati esposti anche su come Google dà in licenza la sua piattaforma Android per smartphone che potrebbero innescare un’inchiesta formale.

Sul fronte regolatorio, Google dovrà vedersela con norme più severe in Ue in fatto di protezione dei dati, che potrebbero limitare la sua libertà d’azione. La scorsa settimana, inoltre, con una decisione che potrebbe avere importanti implicazioni per il business di ricerca di Google – la Corte di Giustizia europea ha ordinato al motore di ricerca di cancellare certi link al passato di un utente che voleva esercitare il suo diritto all’oblio.

“Questa non è una crociata anti-Google, anti-America o anti-Internet”, spiega Mathias Dopfner, chief executive del colosso tedesco dei media Axel Springer al Ft. Il punto è il timore del “potere esclusivo” esercitato da Google: “Google vuole prendersi tutto; il risultato potrebbe essere che perderà tutto”, dice Dopfner.

Con un approccio cauto verso l’Antitrust e una forte azione di lobby sulla data protection, Google finora ha contenuto le minacce. Ma, secondo il Ft, la situazione si sarebbe deteriorata dopo lo scandalo del Datagate e lo “spionaggio” dell’Nsa che intercettava persino il telefono del cancelliere tedesco Angela Merkel. Per la Merkel, cresciuta nella Germania dell’Est ai tempi del comunismo, si tratta di un’intrusione difficile da perdonare, e in generale tutto l’ambiente politico tedesco è insorto. Le tech companies, considerate loro malgrado la porta secondaria attraveso cui l’Nsa praticava lo “spionaggio”, ne pagano le conseguenze.

Martin Schulz, candidato tedesco del centro-sinistra alla presidenza della Commissione europea, ha detto di Google che sta “accumulando un potere che non è consono in una democrazia pluralistica”.

Tante resistenze del mondo economico e politico potrebbero significare per Google un aggravamento della sua posizione verso le autorità Antitrust europee, secondo il Ft. Joaquin Almunia sta ricevendo pressioni da ogni parte per non accettare le concessioni proposte da Google (“peggio di niente” secondo i critici) e non patteggiare col motore di ricerca nell’indagine in corso. Anzi, in una lettera congiunta, Montebourg e Sigmar Gabriel, ministro dell’Economia tedesco, hanno chiesto ad Almunia di estendere l’indagine su Google ad altre aree, come la protezione dei dati e l’evasione fiscale, anche se il capo dell’Antistrust europeo è più propenso al patteggiamento e cercherà di convincere la Commissione europea a seguire la sua linea “morbida”.

Ma Almunia potrebbe aprire un’inchiesta formale su Android. Su altre aree – come il copyright o la data protection – Almunia ha detto che non ricadono nelle competenze dell’Antitrust ma nella regulation. E questo è l’altro motivo di preoccupazione per Google oggi: l’inasprimento delle regole. E’ già in fase di discussione una nuova legge sulla data protection che restringerebbe il modo in cui Google può usare i dati personali e aumenterebbe i poteri dei regolatori. Potrebbe essere l’inizio di un assalto a Google che alla fine porterebbe la tech company ad essere regolata in modo pesante, alla stregua di una utility. I Paesi del Nord Europa e i loro rappresentanti politici e del mondo economico sono contro questo inasprimento ma in altri Paesi il fronte anti-Google si sta rafforzando: “Non può accadere che Google & co. siano avvantaggiate rispetto alle aziende che investono qui e creano posti di lavoro”, ha detto Tim Hottges, Ceo di Deutsche Telekom la scorsa settimana, accolto da uno scrosciante applauso.

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