IL CASO

La Ftc “indaga” su Uber e Airbnb: che fine fanno i dati personali dei clienti?

Il regolatore americano avvia un esame anche di altre piattaforme peer-to-peer. Si punta a capire a chi e come attribuire eventuali responsabilità in caso di dispute legali

Pubblicato il 11 Mag 2015

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Uber, Airbnb e gli altri pionieri della “sharing economy” sono sotto la lente d’ingrandimento della Federal Trade Commission – un esame del nuovo fenomeno delle piattaforme peer-to-peer che ha come obiettivo quello di capire se i consumatori possano essere danneggiati dall’uso che questi player fanno dei dati personali e dalle loro pratiche in fatto di responsabilità legale.

Il regolatore americano – che si occupa dell’implementazione delle leggi federali in materia di antitrust e di protezione dei consumatori – ha avviato l’esame delle attività su Internet che facilitano le transazioni peer-to-peer in settori che vanno dai trasporti all’ospitalità all’e-commerce e la cui rapida ascesa in tutto il mondo ha creato non pochi attriti con gli operatori tradizionali. Marina Lao, direttore del policy planning office della Ftc, ha spiegato al Financial Times: “Essenzialmente vogliamo vedere come possiamo regolare questi modelli di business in modo da proteggere i consumatori senza ostacolare l’innovazione”.

Gli operatori come Uber hanno incontrato forti resistenze in Europa, mentre negli Usa la Ftc si è finora mostrata favorevole alle taxi app che aumentano la concorrenza e ampliano la scelta per gli utenti e ha espressamente indicato ai legislatori statali e comunali di non varare leggi che mettano i nuovi operatori in una posizione di svantaggio verso i tradizionali taxi.

Tuttavia quel che preoccupa adesso il regolatore sono due pratiche chiave delle piattaforme peer-to-peer: l’accumulo di dati personali e l’uso di sistemi di rating, da un lato; l’assunzione di responsabilità legale in caso di danni all’utente, dall’altro. Qui la zona d’ombra è creata dal fatto che le attività peer-to-peer sono intermediari e non service provider, ha indicato la Lao, e la Ftc vuole capire come rispondono i nuovi player se, per esempio, un cliente si fa male su un’auto di Uber o se alcuni ospiti devastano appartamenti messi a disposizione tramite Airbnb.

Uno dei nodi fondamentali è poi la raccolta dei dati della location da parte delle taxi app: la Ftc vuole sapere come vengono garantiti i diritti degli utenti in questo caso.

Per presentare le sue richieste, l’authority sta preparando un workshop sulla sharing economy per il prossimo mese e ha invitato aziende hitech, operatori tradizionali e utenti a presentare i loro commenti.

La Lao ha chiarito al FT che per ora si tratta di un’operazione di ricerca e valutazione delle piattaforme della sharing economy ed è ancora presto per decidere un intervento, se un intervento ci sarà. “Siamo aperti a tutto, non abbiamo un preconcetto né contro né a favore della sharing economy”, ha affermato.

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