IL REPORT

PA digitale, il futuro si chiama condivisione: stop a norme “top down”

Fpa presenta l’Annual Report sul percorso di cambiamento e innovazione dell’amministrazione. La chiave di volta? La partecipazione del cittadino-utente alla riforma del settore pubblico e un importante investiomenti in formazione e change management

Pubblicato il 19 Dic 2016

Federica Meta

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Una fotografia, una riflessione e molti strumenti per disegnare la PA del futuro. Con un occhio a quello che è successo negli ultimi 25 anni. Oggi a Roma è stata presentata la seconda edizione dell’Annual Report di FPA, la società che da 28 anni è punto di riferimento per i soggetti pubblici e privati nei processi di cambiamento e innovazione tecnologica, istituzionale e organizzativa della pubblica amministrazione. A presentarla, assieme a Gianni Dominici e Carlo Mochi Sismondi, rispettivamente Direttore generale e Presidente di FPA, saranno Mauro Bonaretti, Capo di Gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e Christian Iaione, Professore di diritto pubblico UniMarconi e coordinatore del LABoratorio per la GOVernance dei beni comuni della Luiss Guido Carli.

Il ricco volume, di oltre 300 pagine, raccoglie la più ampia selezione di riflessioni sul difficile ma imprescindibile percorso di innovazione della Pubblica Amministrazione nel corso del 2016, gettando uno sguardo sugli ultimi 25 anni e disegnando possibili scenari per il futuro. Una pubblicazione che arriva ad un anno dall’approvazione della Riforma Renzi-Madia, e a pochi giorni dall’insediamento del nuovo esecutivo, che vede riconfermato il ruolo di Madia allo stesso dicastero.

Una riflessione che in uno scenario di incertezza politica, sebbene di continuità, diventa più imprescindibile che mai: se è vero infatti che il 2016 è stato un anno ricco di novità importantissime sul tema dell’innovazione nella PA, con l’ambizioso piano di riforme messe in campo dal governo Renzi, il rischio è che l’attuale confusione porti ad una paralisi del fare. Questo in un momento storico in cui il tema delle riforme diventa invece più urgente che mai, anche a fronte degli indicatori “Better life” di Ocse, che relegano l’Italia nella parte più bassa della classifica per molte delle 11 dimensioni – occupazione, istruzione, ambiente, sicurezza, reddito per citarne alcune – che misurano la qualità della vita dei cittadini. L’obiettivo imprescindibile diventa dunque individuare in tempi rapidi quali siano i punti della riforma ancora percorribili, perché non sia ancora una volta tutto perduto. Il rischio da scongiurare è riassunto da Carlo Mochi Sismondi nell’efficace metafora del “frutto mancato”, avendo ancora una volta sopportato per ora soltanto la fatica dello sforzo riformatore senza raccoglierne i vantaggi.

Attraverso una ricca selezione sia di quanto prodotto direttamente dalla redazione e dai più stretti collaboratori di FPA, sia ospitando prestigiosi interventi di relatori – dai massimi leader politici ai vertici apicali delle imprese tecnologiche, dai capi delle principali amministrazioni agli accademici di punta nelle discipline che studiano e sostengono l’innovazione organizzativa istituzionale e tecnologica, FPA intende con il suo Annual Report fornire una chiave di lettura del presente e un ponte verso il futuro partendo anche da una panoramica sul passato, sul quarto di secolo trascorso da quella legge 241/90 che diede inizio ad un susseguirsi di riforme “epocali” nella Pubblica Amministrazione, che si sono sempre però risolte in una sovrabbondanza normativa inversamente proporzionale alla loro effettiva applicazione.

Proprio l’analisi delle criticità del passato, dalle quali sembra non essere incolume nemmeno l’attuale ciclo riformatore pur nella bontà e condivisibilità dei suoi intenti – trasparenza, taglio degli sprechi, semplificazione attraverso la digitalizzazione, coinvolgimento delle persone – traccia nuove possibili rotte, costruendole attraverso i tasselli delle riflessioni delle firme illustri che hanno offerto il loro contribuito al volume. Molti i filoni di analisi presi in considerazione riguardo all’anno appena trascorso: dal nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale approvato (e in attesa dei Regolamenti attuativi) alla Riforma della dirigenza bloccata sul finir dell’anno dalla Corte costituzionale, dall’attesa non soddisfatta dello sblocco dei fondi Pon – Gov per il rafforzamento della capacità amministrativa alla domanda “esistenziale” sul modello di PA che c’è dietro a tutto ciò.

La seconda parte del volume è invece un compendio delle attività che FPA porta avanti nel corso dell’anno: da Forum PA, la manifestazione romana che ogni anno a maggio chiama a raccolta gli stati generali dell’innovazione nella PA, ai “Cantieri della PA digitale, i laboratori in cui i più autorevoli operatori pubblici e privati disegnano i percorsi di attuazione della PA digitale in 10 aree verticali, dalla Sanità alla Scuola digitale, dalla Cittadinanza digitale al Data management ai Pagamenti e Sicurezza digitali, per citarne alcuni.

I risultati dell’articolata analisi sono espressi nei due testi che aprono il volume, e che portano la firma di Gianni Dominici e di Carlo Mochi Sismondi. Analizzando le motivazioni di uno stallo pluridecennale, l’Annual Report stana le patologie irriducibili del corpo riformatore, individuandone possibili ed efficaci antidoti: inutili le norme calate dall’alto che si sostituiscono ad altre norme, riforma dopo riforma, se non a creare l’eterna paralisi di sovrabbondanza normativa in cui versano attualmente molte amministrazioni. Al suo posto, la costruzione di reali percorsi di cambiamento dei comportamenti, attraverso un investimento serio di risorse economiche, professionali e politiche; un cambiamento culturale, che consideri i cittadini non utenti finali – di volta in volta pazienti, clienti, utenti – ma come soggetti da coinvolgere e di cui ascoltare le istanze, co-creatori di servizi, autori di risposte di interesse generale e non solo portatori di bisogni.

Una rottura, insomma, culturale più che normativa, gentile più che irruenta, di un vecchio paradigma verticistico inadeguato al cambiamento da cui è percorsa l’intera società. Non è un caso che i territori, le esperienze circoscritte diventino modelli di efficienza: laddove si rompono le vecchie barriere, laddove le politiche di innovazione non sono calate dall’alto ma definite sui reali bisogni di coloro che ne sono i destinatari, laddove la sharing economy contamina virtuosamente la pubblica amministrazione, si producono risultati straordinari.

L’Annual Report è completato dalla ricerca inedita “25 anni di riforme della PA: troppe norme, pochi traguardi”, che guarda ai processi di riforma della PA legati all’uscente Governo Renzi da quattro diverse prospettive di analisi: un quarto di secolo alla ricerca del cambiamento mancato. Uno sguardo alle riforme degli ultimi 25 anni per rintracciarne le criticità, e uno al futuro per immaginare gli scenari se la riforma Madia entrasse a pieno regime, guardando alle concrete ricadute in termini di PIL e occupazione; un anno di Riforma Madia, con la verifica dei progressi formali e fattuali della legge delega attraverso un racconto breve di cosa è successo, cosa deve ancora succedere e cosa non succederà; l’indagine Panel PA, condotta su quasi 700 uomini e donne prevalentemente impiegati nel settore pubblico, per capire in che modo vivano le ricadute della Riforma; e infine a che punto siamo con… guardiamo i numeri, una selezione di dati relativi alle azioni introdotte con alcuni dei decreti attuativi già entrati in vigore.

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