LA RICERCA

Pandemia e innovazione: le abitudini “digitali” rimarranno dopo l’emergenza

Secondo l’analisi di Pictet Asset Management, le trasformazioni introdotte durante il lockdown non avranno effetto temporaneo, ma alimenteranno la domanda di nuove soluzioni e nuovi servizi per la vita privata e per quella professionale

Pubblicato il 20 Ago 2020

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Dall’ecommerce al software as-a-service, passando per l’istruzione online, lo smart working e la telemedicina, fino all’utilizzo massivo dell’IoT, le nuove abitudini digitali non solo permarranno anche una volta passata l’emergenza coronavirus, ma cresceranno, facendo di conseguenza aumentare la domanda di soluzioni ad hoc. A dirlo è un’analisi di Pictet Asset Management, il gruppo di gestioni patrimoniali e del risparmio fondato a Ginevra nel 1805. Le evidenze dello studio riflettono del resto quanto sottolineato da Mario Draghi qualche giorno fa. “Quella che stiamo vivendo”, affermano Sylvie Sèjournet, senior investment manager e Anjali Bastianpillai, senior product specialist di Pictet, “è un’espansione senza precedenti del nostro mondo digitale. L’esperienza vissuta negli ultimi mesi ha portato alla ricerca di tecnologie sempre migliori, un trend che offre opportunità allettanti per le aziende che possono fornirle”.

I settori che sono cresciuti durante il lockdown

Durante il lockdown gli affari sono cresciuti in maniera straordinaria per i fornitori di servizi Tv e videogiochi online, per l’e-commerce, i social network, la telemedicina, l’istruzione online e altro ancora. Netflix si è assicurata 16 milioni di nuovi account nel primo trimestre del 2020, quasi il doppio dei tre mesi precedenti. La cinese Tencent, nel frattempo, ha visto un’impennata del 31% su base annua dei ricavi dal settore dei giochi online. Gli italiani hanno aumentato il tempo trascorso sulle app di Facebook del 70%. “Con le misure di lockdown che vengono via via allentate in giro per il mondo, sarebbe naturale attendersi un graduale rallentamento di questa crescita, ma”, spiegano gli analisti, “i fondamentali dicono altro. Per esempio, attualmente solo il 59% della popolazione mondiale ha accesso a Internet, per cui esiste un evidente margine per un’ulteriore espansione”. Inoltre, la cosiddetta “generazione hashtag” – le persone nate in un mondo già digitale tra il 1991 e il 2005, che costituiscono circa il 34% dell’intera popolazione mondiale – continua a crescere insieme al suo potere economico e, pertanto, anche la domanda di soluzioni digitali è destinata ad aumentare.

La diffusione del 5G e la crescita dell’IoT

La diffusione delle reti 5G – fanno notare gli analisti – fornirà un ulteriore stimolo alla trasformazione in atto. Già in espansione negli Stati Uniti, in Cina, in Corea e in altri mercati sviluppati, il 5G è in grado di trasmettere i dati a velocità molto superiori rispetto alle reti attuali e di gestire volumi di informazioni molto maggiori, consumando al contempo molta meno batteria. E poiché le esigenze digitali durante il lockdown hanno messo a dura prova la capacità attuale, è probabile che l’espansione del 5G procederà ora più rapidamente del previsto. Ciò, a sua volta, alimenterà l’espansione dell’Internet of Things, aprendo così un universo di possibilità digitali pressoché illimitato. Nell’ambiente domestico, ad esempio, questo potrebbe significare piantagioni di pomodori che chiedono acqua, tetti che segnalano indebolimenti dopo fenomeni atmosferici estremi, giubbotti che comunicano ai genitori la posizione aggiornata del figlio, bidoni della spazzatura che chiedono di essere svuotati e confezioni di latte che comunicano la data di scadenza.

Muovendosi per la città, la diffusione dell’IoT potrebbe invece implicare la possibilità di ricevere notifiche sui parcheggi disponibili, dati in tempo reale sul traffico circostante per i veicoli autonomi, avvisi sulla qualità dell’aria locale e molto altro. “La migliore connettività sosterrà la crescita tecnologica su diversi fronti, di cui tre in particolare. Tutti e tre erano già in forte crescita prima, ma con la pandemia hanno ampliato enormemente la loro base di clienti e, ora che più persone hanno sperimentato ciò che è possibile fare, pensiamo che questo solido trend proseguirà”.

Lavoro e vita privata, come cambieranno le abitudini

In primo luogo, c’è l’ecommerce: il lockdown ha spinto milioni di persone a ricorrere allo shopping online per i generi alimentari e altre merci, e prevediamo che molte di loro rimarranno conquistate dalla comodità e dai prezzi competitivi e continueranno a effettuare online almeno parte dei loro acquisti. PayPal, per esempio, ha registrato una media di 250 mila nuovi account al giorno nel mese di aprile. Il software come servizio (Software as a Service, SaaS) è un altro segmento destinato a sperimentare una forte crescita in quanto comprende le tecnologie necessarieper le piattaforme di work from home, nonché per l’istruzione online, l’archiviazione su cloud e le teleconferenze. “Anche una volta che tutte le misure di lockdown saranno completamente rimosse, a nostro avviso”, precisano Sèjournet e Bastianpillai, “sia le aziende sia i dipendenti preferiranno prassi di lavoro più flessibili rispetto a prima della pandemia. Anche l’istruzione cambierà: l’Università di Cambridge, per esempio, ha già fatto sapere che le lezioni continueranno online almeno fino all’estate del 2021”.

Il lockdown ha infine dimostrato come buona parte delle nostre attività di svago e di socializzazione possano essere svolte con l’ausilio di dispositivi digitali. In quest’ambito, le consegne di generi alimentari e cibi pronti, i servizi di video-streaming e i giochi online potrebbero essere i principali beneficiari. Anche la telemedicina sta assistendo a un boom: nei soli Stati Uniti entro la fine dell’anno saranno effettuate 900 milioni di visite a distanza, un dato in crescita del 64% rispetto al 2019 secondo il gruppo di ricerca sulla salute Frost and Sullivan. “Quindi, per quanto le misure di lockdown siano temporanee, hanno dimostrato quanto sia elevato il progresso raggiungibile nel mondo digitale e, soprattutto, in quanto poco tempo. E tanto più la digitalizzazione avanzerà, tanti più dati si avranno per migliorare l’esperienza e il processo di digitalizzazione. L’intelligenza artificiale”, concludono gli analisti, “farà sempre più parte della nostra vita quotidiana con i suoi servizi digitali basati su algoritmi ultrasofisticati”

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