CAPRI 2014

Pogorel: “Basta frammentazione, l’Europa ha bisogno di un piano frequenze unico”

Il docente di economia: “Dibattito sul roaming? Incredibile. Le telco guardino al medio-lungo termine, mercato unico fondamentale per industria e consumatori”

Pubblicato il 03 Ott 2014

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“Non potremo andare avanti se non saremo in grado di offrire un piano di frequenze armonizzato”. Gérard Pogorel, professore emerito di Economia e Management alla Telecom Paris Tech non ha dubbi in merito alla necessità per l’Europa di andare verso il mercato unico per garantire una migliore competizione fra operatori e servire al meglio i consumatori.

“La frammentazione dello spettro radio in Europa rappresenta uno dei principali buchi neri. Fra i problemi che abbiamo in Europa c’è la distorsione dei prezzi dovuto ad una concorrenza non ben organizzata sui mercati. Ciò comporta prezzi troppo alti o troppo bassi. Il problema della frammentazione cnon riguarda solo le Tlc o la gestione dello spettro radio ma in questo settore è molto forte”, ha detto Pogorel in occasione della convention Between di Capri.

La nuova Commissione Ue ha affermato che la gestione dello spettro radio è in primo piano. Ma come si può fare per sorpassare le difficoltà? Secondo il docente ” lo spettro radio è una risorsa importante per industrie come la telefonia mobile e la tv ma anche per la difesa, polizia ecc. Abbiamo ereditato questa risorsa fondamentale in maniera frammentata perché i piani di frequenze dei Paesi europei sono totalmente scoordinati con effetto dannoso su tutto il wireless e in particolare sulla telefonia mobile”. Il docente evidenzia la tendenza di chi viaggia all’estero di disattivare la connessione dati per paura di spendere troppo: “Non godiamo dello stesso vantaggio di americani e asiatici, ossia poter viaggiare su scala continentale godendo di un servizio unificato”. Pogorel definisce “incredibile” il dibattito sul roaming. “L’effetto del roaming sul mercato è l’ostacolo allo sviluppo del mercato stesso: se è vero che a breve termine per gli operatori lil risultato è negativo in termini di profitti sul lungo termine non si può non immaginiare un mercato unificato. Il mercato unico si deve fare e per questa ragione servono frequenze radio armonizzate per poter avere terminali che si possono usare dappertutto e forse anche oltre il continente europeo. Basti pensare alla situazione di legacy dei paesi dell’ex est Europa che hanno piani di frequenze ereditati dall’era sovietica”

Secondo Pogorel ciò che manca sono i principi di gestione high level “che consentano di andare al di là degli sterili scontri fra industrie”. “Bisogna guardare al di là degli interessi immediati e agevolare il cambiamento. L’industria Tv, ad esempio, è oggetto di un trattamento inaccettabile da parte dei regolatori. Se si chiede all’industria di cambiare allora bisogna incentivare il cambiamento attraverso l’uso corretto delle frequenze, rispettando le necessità di questa attività di alto rilievo”. Pogorel è convinto inoltre che l’armonizzazione delle frequenze e l’apertura del mercato mobile in Europa dovranno marciare di pari passo con il consolidamento del mercato continentale. “E non parlo di consolidamento sui mercati domestici dove sarebbe un disastro avere meno operatori ma su scala europea”, conclude il docente.

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