PARLAMENTO UE

Pornografia online, la Ue la “salva”

Il Parlamento europeo respinge la proposta dell’olandese Liotard di vietare i contenuti pornografici su tutti i media, compresi quelli digitali. Il testo era già stato ampiamente criticato per “violazione delle libertà personali”

Pubblicato il 12 Mar 2013

L.M.

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Il Parlamento europeo ha detto no al bando di qualsiasi forma di pornografia sui media, compresi quelli online.

La maggioranza dei parlamentari ha approvato il report sull’uguaglianza di genere presentato dalla deputata olandese del Partito socialista, Kartika Tamara Liotard, e intitolato appunto “Eliminare gli stereotipi di genere nell’Ue”, ma ha respinto la controversa sezione contenuta al suo interno che suggeriva appunto la messa al bando del porno su tutti i mezzi di comunicazione.

In particolare il punto 14 del report (quello “incriminato”) sottolineava che “una strategia per eliminare gli stereotipi nei media” avrebbe dovuto “comprendere necessariamente azioni in campo digitale” e questo avrebbe richiesto “iniziative coordinate a livello europeo atte a sviluppare una genuina cultura dell’eguaglianza su Internet”. Inoltre suggeriva che qualsiasi tipo di contenuto a sfondo sessuale sul web, anche in piattaforme aperte come per esempio Twitter, avrebbe potuto essere cancellato e che gli Internet provider avrebbero avuto potere di controllare i comportamenti dei propri sottoscrittori.

Una votazione come quella odierna esprime l’orientamento del parlamento della Ue, dal quale la Commissione europea può trarre spunto per elaborare una precisa legislazione in materia. Perciò, se i contenuti del punto 14 fossero passati, ne sarebbe potuta scaturire una legge legalmente vincolante in tutti i 27 Paesi membri dell’Unione europea.

Da subito, però, il testo aveva suscitato critiche da parte degli stessi parlamentari e dell’opinione pubblica. In particolare molti avevano espresso perplessità violazione delle libertà personali dei circa 500 milioni di cittadini dell’Unione.

In pochi giorni le caselle di posta elettronica dei parlamentari europei erano state inondate da centinaia di migliaia di email di cittadini infuriati, tanto che il dipartimento It del Parlamento ad un certo punto ne aveva bloccato l’accesso.

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