PRIORITA' IMPRESE

Raffaele Tiscar (Finlombarda): “Banda larga, ecco il modello vincente”

In Lombardia un progetto pilota: la Regione finanzia le reti e agli operatori viene garantito il Roi

Pubblicato il 02 Apr 2012

Mila Fiordalisi

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È la Lombardia a fare da cartina di tornasole della situazione nazionale in materia di disponibilità di banda larga e più in generale di connettività Internet nelle aree industriali.

Nella regione hanno sede 20.248 aziende sopra i 20 addetti pari a un terzo di quelle nazionali (84mila). Al netto delle aziende connesse in fibra – quelle perlopiù di Milano – la banda media disponibile per postazione Internet è di 150 kb in download e 50 kb in upload. “La fotografia dell’esistente è piuttosto sconsolante ed è sintomatica del forte broadband divide che riguarda le aziende italiane”, spiega Raffaele Tiscar, responsabile del progetto banda ultralarga di Finlombarda, la finanziaria regionale che ha messo a punto un piano di intervento per gli agglomerati industriali più importanti della regione e che sta già stringendo accordi con alcune amministrazioni.

“Da un lato ci sono le aziende più grandi, più dotate di mezzi finanziari e anche delle risorse interne capaci di valorizzare lo sfruttamento della banda larga ad esempio attraverso il ricorso al cloud. Ma il vero nocciolo duro è costituito dalle migliaia di Pmi che oltre a essere in difficoltà sul fronte delle disponibilità economiche e quindi a non potersi permettere di farsi portare la fibra dalle telco, non sono in grado di capire come sfruttare al meglio la connettività ai fini del business”.

Quindi due questioni sul piatto: mancanza di infrastrutture e incapacità di sfruttare le stesse. È un paradosso.

Si è così. Ed è per questo che bisogna completamente modificare il ‘modello’, ossia affrontare le due questioni insieme.

Cosa intende?

Intanto partiamo dalle infrastrutture. Per le Pmi in aree in broadband divide è impensabile poter investire nelle connessioni in fibra ottica. Il costo unitario dell’infrastruttura nelle aree industriali è fra i 1.500 e i 2.000 euro a fronte di una media di 600-800 euro nelle aree urbane. Inoltre gli stessi operatori di Tlc non traggono benefici sostenibili da questa tipologia di investimenti: un cablaggio in area urbana permette di raggiungere più di un potenziale utente considerato il numero di persone per immobile. Per le imprese il rapporto è spesso di uno a uno. E anche nelle aree dove si concentrano molte aziende l’operatore non ha la certezza di ripagarsi l’investimento perché le imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, spesso non sanno come utilizzare la banda larga, mancano di competenze adeguate. E quindi anche dove la fibra c’è spesso si rinuncia alla connettività. Il rischio è, dunque, che si creino infrastrutture a vuoto.

Dunque?

Dunque bisogna da un lato abbattere i costi di infrastrutturazione e dall’altro stimolare l’utilizzo delle reti in ottica di servizio “embedded” per sfruttare adeguatamente le reti.

Come si fa?

Stiamo portando avanti un progetto pilota che mira proprio a stravolgere il modello, in ottica partecipativa. L’iniziativa coinvolgerà più attori per la realizzazione di 14 km di fibra ottica a servizio di un cluster di 300 aziende. La novità sta appunto nel modello: invieremo alle aziende un questionario per valutare le singole esigenze in termini di banda larga e verificare quante sono quelle interessate ad attivare contratti di connessione. Dopodiché Regione Lombardia emanerà un bando di gara per la realizzazione della rete, il cui valore economico sarà modulato proprio sulla base del ‘censimento’ effettuato, e un bando per la fornitura del servizio di connettività. L’operatore che si aggiudicherà la gara per il servizio di connettività potrà quindi contare sin da subito su un tot numero di aziende e calcolare il proprio Roi. Da notare bene che le gare verranno assegnate solo dopo che le imprese avranno “trasformato” il loro interesse in veri e proprio contratti di fornitura del servizio. Da parte sua la Regione – che finanzierà interamente il cablaggio – stabilirà con l’operatore una forma di revenue sharing per remunerare il proprio investimento e potrà, dopo un periodo definito, cedere la rete e reinvestire in progetti simili le risorse incassate.

Quindi vantaggi per tutti.

Esattamente. E soprattutto in questo modo calerà significativamente il costo unitario di infrastrutturazione.

A che punto è il progetto?

Siamo nella fase dell’elaborazione dell’accordo di programma che vede in campo Regione Lombardia, i Comuni di Monza e Concorezzo, la Camera di Commercio di Monza-Brianza, il consorzio Green hi-tech.

Quanto tempo ci vorrà?

Entro fine anno contiamo di portare a termine il cablaggio.

E dopo?

Dopo puntiamo a ‘esportare’ il modello in altre aree, come ad esempio quelle industriali sull’asse Milano-Varese e Milano-Monza, dove c’è un’alta concentrazione di imprese. E molte Regioni potrebbero adottarlo per abbattere il gap infrastrutturale nelle rispettive aree industriali.

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