Tagli all’IT, associazioni in allarme: “Il governo chiarisca subito”

Unanime il corso dei rappresentanti dell’industry, a caccia di una spiegazione “plausibile” alla misura che nella Legge di Stabilità taglia del 50% la spesa IT della PA per il 2016. Si spera ancora in un errore, ma più il tempo passa più si perdono le speranze. Resta però il passaggio parlamentare per correggere il tiro

Pubblicato il 28 Ott 2015

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Uno scherzetto a Renzi mentre volava a Bogotà? Un errore grossolano? O la volontà deliberata del governo di ridurre effettivamente la spesa in Ict della PA? Al momento nessuno dell’esecutivo e nessun “uomo” di Renzi si è preso la briga di fare chiarezza – in una direzione o nell’altra – sull’articolo 29 della legge di Stabilità che ha tagliato del 50% la spesa IT della PA.

A quanto risulta a CorCom l’articolo 29 è stato inserito “last minute” nel documento: non appariva infatti nella versione datata 21 ottobre dove sotto il numero dell’articolo c’era scritto “istruttoria in corso”. Forse in corso d’opera è stato commesso qualche strafalcione? O si è aspettato l’ultimo momento per farla franca ed evitare che qualcuno polemizzasse sull’articolo prima che fosse inserito nel testo? In attesa di risposte si fanno i primi conti: la “manovrina” vale almeno 3 miliardi di euro. Unanime il coro delle associazioni a partire da Confindustria Digitale, la prima a scendere in campo: “E’ una visione incomprensibile quella che sta dietro a questa norma – commenta il presidente Elio Catania – perché è in contrasto con le politiche di crescita e sviluppo dell’occupazione e perché tagliare la spesa nelle nuove tecnologie significa tagliare proprio lo strumento principale per operare una spending review strutturale e mettere in efficienza la Pa”.

“Ridurre l’impegno della PA sull’Agenda Digitale vuol dire incidere negativamente sul futuro del Paese che già non brilla da questo punto di vista”. sottolinea Agostino Santoni presidente di Assinform. Da parte sua il presidente di Assintel Agostino Rapari evidenzia che “se non si è trattato di un errore allora si tratta di un fatto grave. E il governo apparirebbe schizofrenico: prima spinge sul digitale e poi taglia la spesa della PA ossia del soggetto che deve fare da traino alla digitalizzazione del Paese”.

“Corretto razionalizzare la spesa per acquisti della Pubblica Amministrazione centrale e locale anche quella per il digitale, ma occorre dedicare tutti i risparmi così ottenuti al miglioramento dei servizi “online” offerti ai cittadini, ai turisti ed alle imprese”: questo il parere di Ennio Lucarelli, Presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici. Alessandro Musumeci, presidente del Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione di Roma: “Ridurre del 50% gli investimenti in ICT, una delle poche leve strategiche a disposizione o è una svista clamorosa, come vogliamo continuare a immaginare, oppure vuol dire non aver neanche una minima idea di cosa sia la rivoluzione digitale e come si debba gestire la Pubblica Amministrazione”.

In campo anche i sindacati: “Il settore dell’Information technology in Italia impiega circa 400.000 lavoratrici e lavoratori, di cui una grossa parte impegnati proprio sullo sviluppo di servizi e soluzioni per la Pubblica amministrazione – spiega Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil. – La scelta di tagliare il 50% della spesa avrebbe un impatto devastante sull’occupazione e peggiorerebbe i servizi erogati ai cittadini”. Per la Fiom il Parlamento deve “intervenire immediatamente per modificare la legge e non tagliare la spesa pubblica in tecnologie informatiche”. Il 21 novembre il sindacato ha indetto una manifestazione per protestare contro la legge di stabilità. “Quel giorno scenderemo in piazza anche per realizzare quest’obiettivo”, dice Turi.

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