MERCATO

Titoli hi-tech a picco: Wall Street teme la regulation

L’effetto-Facebook si fa sentire: in dieci giorni i colossi tecnologici hanno perso 260 miliardi di capitalizzazione, Twitter la più “vulnerabile”. Soffrono anche i titoli Amazon e Netflix. E a complicare le cose ci si mettono anche gli incidenti provocati dalle auto di nuova generazione che “affossano” Uber e Tesla

Pubblicato il 28 Mar 2018

Patrizia Licata

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Dopo lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica e l’incidente mortale causato da un’auto autonoma testata da Uber, lo scivolone dei titoli hitech in Borsa non è una sorpresa. Il Nasdaq Composite Index ha perso il 2,9% martedì, trascinando l’intero mercato azionario, con l’indice S&P 500 che è sceso dell’1,7% e il Dow Jones Industrial Average che ha segnato -1,4%.

Non è solo questione di crollo della reputazione di colossi hitech come Facebook e Uber. Quel che spinge gli azionisti a vendere, più che i dubbi sul trattamento dei dati delle piattaforme Internet o sulle tecnologie sviluppate nei laboratori della Silicon Valley, è il timore che adesso il regolatore intervenga con mano pesante.

Così, mentre l’accerchiamento intorno a Facebook si intensifica (all’inchiesta aperta dalla Federal Trade Commission e alla convocazione di Mark Zuckerberg al Congresso americano si sono aggiunte le lettere di 37 procuratori generali di altrettanti Stati Usa che chiedono a Zuck spiegazioni), l’effetto domino colpisce innanzitutto Twitter, che martedì in Borsa ha perso il 12% perché, commenta il Wall Street Journal, appare l’azienda più vulnerabile a un inasprimento della regulation.

Sull’indice S&P chi lascia più punti sul tappeto è il colosso dei chip Nvidia (-7,8%), specialista dei processori intelligenti usati nei veicoli connessi ma danneggiata dall’incidente della self driving car di Uber in Arizona che ha ucciso la scorsa settimana un pedone. Moody’s ha anche declassato Tesla, una cui Model X è stata coinvolta in un incidente mortale in Nord California pochi giorni fa: la National Transportation Safety Board ha aperto un’inchiesta per capire se il sistema Autopilot che automatizza le funzionalità delle super car elettriche di Elon Musk abbia delle responsabilità. Il titolo Tesla, che si è attestato in ribasso in undici delle ultime 15 sedute, ha perso in un mese il 20%.

L’impatto si fa sentire anche sui colossi hitech più grandi, Amazon in primis, trascinato dalle prestazioni negative del settore hitech e ancora una volta dai timori sulla regulation: gli investitori reagiscono alle indiscrezioni pubblicate dal quotidiano online Axios secondo cui Donald Trump starebbe valutando l’imposizione di un regime fiscale più severo. Amazon è arrivata a perdere quasi il 7% e brucia capitalizzazione di mercato per oltre 39 miliardi di dollari. Nonostante la revisione al rialzo del Pil Usa del quarto trimestre 2017 (+2,9% la lettura finale) Wall Street ha chiuso anche oggi la seduta in rosso causa l’ondata di vendite sui titoli tecnologici.

Washington si sta interessando molto da vicino ai nostri amici della West coast“, ha dichiarato al Wall Street Journal Steven Chiavarone, portfolio manager di Federated Investors. “Se i colossi hitech fanno qualcosa di stupido e scatenano l’intervento del regolatore io non so quanto queste aziende varranno, ma sicuramente molto meno di ora”. Già adesso la perdita è pesante: gli scorsi dieci giorni sono costati 260 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato ai cosiddetti Faang, ovvero Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Alphabet (Google).

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