LA SENTENZA

Zuckerberg ha la meglio sugli azionisti

Un tribunale di New York respinge le cause contro l’ad di Facebook per i danni ricevuti da alcuni investitori con il flop dell’Ipo. Secondo il giudice per l’azienda social non esiste “obbligo di comunicazione pubblica”

Pubblicato il 14 Feb 2013

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Facebook incassa una prima vittoria in tribunale: il giudice federale di New York, Robert Sweet, ha respinto quattro cause contro l’amministratore delegato Mark Zuckerberg e altri manager avviate dopo il flop dell‘Ipo (Initial Public Offering) del 18 maggio scorso.

A seguito dello sbarco in Borsa diversi investitori avevano avviato azioni legali nei confronti del social network che, a loro avviso, aveva condiviso previsioni finanziarie con alcuni analisti mentre era obbligato a comunicarle pubblicamente.

Il giudice Sweet ha però stabilito che i membri del consiglio di amministrazione di Facebook non hanno il compito di diffondere tali informazioni e, inoltre, il colosso social aveva messo in guardia “espressamente e in modo ampio” sulle sfide che il settore mobile poteva presentare.

Zuckerberg, intanto, ha dichiarato in una comunicazione alla Sec (Securities and Exchange Commission, la Consob statunitense) di avere una partecipazione del 29,3% nel social network. Quando Facebook è sbarcata in Borsa, il suo fondatore deteneva il 18,4% del capitale e il 55,8% dei diritti di voto.

Nei mesi scorsi, con le azioni Facebook sotto pressione, Zuckerberg – che ha organizzato per oggi una raccolta fondi nella sua casa a Palo Alto per il governatore del New Jersey, Chris Christie – si era impegnato a non vendere titoli per 12 mesi. Il chief financial officer, Sheryl Sandberg, ha invece di recente ceduto, approfittando della scadenza di un lock up, 7,44 milioni di azioni.

L’Ipo di Facebook verrà ricordata anche per gli inconvenienti sorti quando i sistemi del Nasdaq si sono inceppati, provocando l’accumularsi di una lunga fila di ordini prima dell’inizio delle contrattazioni, che peraltro sono iniziate con 30 minuti di ritardo rispetto all’ora prevista. E, nelle 3 ore successive, il listino dei titoli tecnologici non ha inviato conferme di vendita degli ordini ai broker.

La cattiva gestione del debutto in Borsa di Facebook potrebbe costare a Nasdaq Omx Group, società che controlla il listino tecnologico statunitense, una multa da circa 5 milioni di dollari.

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