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Ripa (Open Fiber): “L’orizzonte dell’Italia deve essere la Gigabit Society”

La ceo invita a guardare agli obiettivi di Europa 2025: “La nostra rete in fibra supporterà anche la densificazione delle coperture 5G”

Pubblicato il 28 Feb 2018

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“La banda ultra larga è una priorità per l’Italia poiché abbiamo la necessità di colmare il ritardo digitale del Paese sia sul piano infrastrutturale che su quello dei servizi, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea”, osserva Elisabetta Ripa, amministratore delegato di Open Fiber.

Quindi secondo lei l’impegno sulla banda ultralarga mostrato dai governi Renzi e Gentiloni è da proseguire anche dopo le elezioni?

Il nostro Paese si trovava agli ultimi posti nelle classifiche continentali. La Strategia italiana per la banda ultra larga, è un primo importante passo su cui bisogna proseguire senza ripensamenti, perché nell’era in cui viviamo, lo sviluppo di un’infrastruttura in fibra ottica è tanto importante quanto lo fu la costruzione della rete autostradale in Italia all’inizio degli anni ‘60. Ora però è importante tenere a riferimento i nuovi e più sfidanti obiettivi indicati dalla Commissione UE al 2025.

In che senso?

In particolare ritengo che i policy maker debbano considerare le esigenze della Gigabit society, che non possono prescindere – ad esempio – da un innalzamento a 1 Gbps del target di connettività per molte aree del Paese. Ciò corrisponde alla missione di Open Fiber, che punta a garantire la copertura delle maggiori città italiane, il collegamento delle aree industriali e parallelamente di quelle a fallimento di mercato, con l’obiettivo di realizzare una rete a banda ultra larga pervasiva ed efficiente per favorire il recupero di competitività del “Sistema Paese” e, in particolare, l’evoluzione verso “Industria 4.0”.

Alla banda ultralarga sono state destinate molte risorse pubbliche attraverso Infratel. Si tratta di andare avanti sulla via indicata dalla legislatura appena finita o è necessario un ripensamento, magari con un ruolo più significativo dei privati rispetto al pubblico?

Sono state destinate le risorse pubbliche necessarie a colmare un gap che il privato non ha ritenuto opportuno sanare.  L’intervento pubblico sulle aree C e D non nega né è antitetico al ruolo dell’iniziativa privata. Al contrario, riteniamo che indichi un modello di Partnership Pubblico Privato (PPP) in cui le esigenze di natura più sociale (costituire parità di condizioni tra zone economicamente più avvantaggiate e aree meno attrattive per gli investimenti infrastrutturali, dove insiste il 35% della popolazione), si possono raggiungere solo con un utilizzo estremamente efficiente delle risorse, che è tipico dell’approccio privatistico. A circa due mesi dalla definizione delle regole del gioco per gli appalti pubblici, i primi cantieri sono stati completati e si sta procedendo come da programma alla realizzazione di quanto necessario.

Che pensa dell’affermazione di Gentiloni per cui Internet a banda larga è un servizio universale?

Da anni l’ONU ha definito la connessione ad Internet come un mezzo indispensabile per garantire una serie di diritti umani, combattere ineguaglianze, assicurare la libertà di informazione ed espressione e accelerare lo sviluppo economico, sociale e civile. La banda ultra larga è un fattore chiave di accelerazione di questi processi.

Vi sono ancora ostacoli, ad esempio di tipo amministrativo, da superare per la posa delle nuove reti su cui il nuovo governo dovrebbe porre particolare attenzione?

I processi autorizzativi per la posa di nuove reti sono estremamente complessi. Open Fiber sta sperimentando la strada delle Conferenze di Servizi, che aiutano in questo senso, a costo di un allungamento – a volte – dei tempi. Oltre ai temi autorizzativi, l’accesso agli edifici, per quanto previsto dalla normativa, resta in molti casi complicato. Su questo fronte, sarebbe molto utile un quadro normativo/regolamentare che agevoli il lavoro per noi e per gli amministratori di condominio, avendo chiaro l’interesse del mercato al rapido sviluppo di questa infrastruttura.

Quanto sono importanti stabilità e supporto normativi per aiutare gli investimenti delle telco?

Si tratta di elementi sempre importanti. Indirizzi chiari e stabili di politica industriale sono fondamentali per lo sviluppo delle infrastrutture dei Paesi. Altrettanto importante è il rispetto delle regole stabilite dalle autorità competenti. Tema centrale è l’attenzione alle condizioni necessarie all’impresa e alla crescita di nuovi player, come Open Fiber, nonché ad assicurare una corretta e trasparente comunicazione verso i clienti.

I voucher per l’uso dell’ultrabroadband possono essere una buona idea? A che condizioni?

Secondo la Banca mondiale, un aumento del 10% della connettività a banda larga potrebbe influire sul PIL nazionale con una crescita stimata dell’1,5%. I voucher possono rappresentare un utile sostegno alla domanda che andrà a beneficio di tutti gli operatori con innegabili vantaggi per gli utenti finali.

L’Italia ha detto di volere essere all’avanguardia in Europa sul 5G tanto da sperimentarne i servizi in 5 città. La convince tale enfasi?

Esattamente come per la banda ultra larga, l’Italia ha deciso di andare oltre gli obiettivi stabiliti dall’Unione Europea anche nel campo del 5G e recuperare una posizione di leadership sulle reti mobili in Europa. La Commissione europea nel suo Action Plan per il 5G invitava infatti ogni Stato membro a individuare entro il 2018 almeno una città dove avviare la sperimentazione. Delle cinque indicate dal nostro Paese, Open Fiber si è aggiudicata in collaborazione con Wind Tre il bando del MISE relativo allo sviluppo della tecnologia e l’abilitazione di nuovi servizi a Prato e L’Aquila.

Siamo prossimi alle aste delle frequenze sul 5G. Quali sono gli obiettivi da privilegiare? La massimizzazione delle entrate pubbliche? L’ingresso di nuovi player? Gli investimenti nelle reti consentendo una rapida infrastrutturazione del 5G?

Come Open Fiber gli obiettivi da privilegiare sono quelli che assicurano una rete 5G sull’intero territorio nazionale, in modo che non si producano nuove forme di digital divide. In questa ottica il 5G per Open Fiber è una grande opportunità perché sicuramente potrà giocare un ruolo chiave nella densificazione delle coperture mobili attraverso le dotazioni di fibra ottica.

Cosa dovrà fare il nuovo governo per favorire l’uso e i servizi delle reti 5G?

Oggi è ancora prematuro parlare dei servizi 5G, abbiamo appena avviato le sperimentazioni ed attendiamo con grande interesse i loro risultati.

Rete fissa e rete mobile vanno sempre più integrandosi. È immaginabile un modello di rete condiviso tra operatori?  A che condizioni?

L’avvio di servizi di banda larga e soprattutto di banda ultra larga su reti di nuova generazione sta finalmente producendo un ritorno alla crescita della domanda di rete fissa dopo tanti anni di lenta erosione per cannibalizzazione del mobile. Per quanto riguarda l’evoluzione futura della rete, è realistico ipotizzare una sempre maggiore convergenza delle stesse, dettata dalla crescita esponenziale dei volumi di dati e dalla necessità di prestazioni evolute in termini di latenza e sicurezza. Ciò che è attuale già oggi e lo sarà sempre di più in futuro è una rete condivisa, in logica wholesale a servizio di tutti gli operatori che ne hanno bisogno per abilitare i propri servizi. In questo senso, Open Fiber è tra i precursori a livello europeo.

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