IL REPORT

Industria 4.0 leva di crescita, 10 miliardi di investimenti

Il bilancio del Centro Studi Confindustria: “L’incentivo fiscale non è stato utilizzato solo da grandi industrie ma anche dalle Pmi”

Pubblicato il 14 Mag 2019

L. O.

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Ammontano a 10 miliardi gli investimenti generati nel 2017 da Industria 4.0. Emerge dal rapporto “Dove va l’industria italiana” elaborato dal centro studi di Confindustria e presentato a Milano. L’incentivo fiscale, rivela il report, non è stato utilizzato solo da grandi industrie ma anche dalle Pmi e dimostra il “forte interesse da parte delle imprese italiane” per la misura varata dal Governo precedente.

Un dato che fa però emergere come in Italia, sul fronte industriale, si noti una persistente debolezza della domanda di investimenti, “penalizzata anche dalla diminuzione della componente pubblica dedicata alle infrastrutture”.

Ma “il clima di crescente incertezza, sia sul piano economico che su quello politico”, mette a nudo anche il freno della stessa industria privata, “pure sostenuta dalle politiche di incentivazione alla trasformazione della manifattura in chiave 4.0”.

La principale misura con cui il Governo italiano ha sostenuto gli investimenti in beni strumentali alla trasformazione digitale delle imprese è stata l’iper-ammortamento. “Le imprese si digitalizzano, abbiamo analizzato i dati sull’iper-ammortamento e si vede che sono stati utilizzati molto anche dalle Pmi e non è soltanto uno strumento per le grandi come si pensava”, ha detto Andrea Montanino, capo economista di Confindustria.

Nel dettaglio, oltre l’80% delle imprese agevolate è del settore manifatturiero: i prodotti in metallo catalizzano il 26% degli investimenti in macchinari e attrezzature 4.0, davanti a meccanica strumentale e chimica (entrambe al 9%). L’iper-ammortamento è stato utilizzato in prevalenza da imprese con domicilio fiscale nel Nord Italia (86%), di cui il 35% in Lombardia, il 17% in Veneto e il 16% in Emilia Romagna. Su livelli molto bassi d’investimento tutte le regioni meridionali. Il 96% dei beneficiari, a cui corrisponde il 66% degli investimenti incentivati, è composto da imprese con meno di 250 dipendenti, ossia Pmi e il 35% degli investimenti 4.0 è riferibile a imprese con meno di 50 addetti.

Più in chiaroscuro la foto scattata dallo studio “Il futuro della produttività. Diffusione e impatto di Industria 4.0” di Boston Consulting Group e Ipsos, secondo cui lo scenario di Industria 4.0 è positivo, ma con ombre: un quarto delle aziende resta titubante di fronte ai cambiamenti richiesti dai nuovi processi. Solo il 24% delle aziende promuove progetti ad alta maturità che vadano a toccare ogni punto della catena del valore coinvolgendo anche fornitori o clienti. Resta critico il problema delle competenze. Secondo Giulio Pedrollo, Vp Confindustria per la politica industriale, “a due anni e mezzo dalla partenza del piano industria 4.0 possiamo dire che ha funzionato e che le imprese hanno colto l’opportunità di innovare e di crescere. Ora è importante e imprescindibile un’adeguata formazione delle risorse umane già impiegate e soprattutto della creazione di nuovi profili che siano in grado di dispiegare al meglio le potenzialità di Industria 4.0. In ogni caso, oggi, possiamo dire che Industria 4.0 è stato un grande successo per il sistema produttivo contribuendo a mantenere l’Italia nei Paesi più avanzati”.

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