“Negli ultimi anni abbiamo potuto vedere quanto sia importante e credibile la piattaforma tedesca per Industria 4.0, che ha coinvolto tutti i principali player del settore, le associazioni degli industriali e il governo federale della Germania. In parallelo, in Europa ci sono sviluppi che vanno nella stessa direzione in altri 12 stati membri, che stanno sviluppando piattaforme dello stesso genere e con gli stessi obiettivi. Oggi stiamo cercando di dare vita alla piattaforma delle piattaforme”. Lo dice in un’intervista a CorCom Günther Oettinger, commissrio europeo al Bilancio e alle Risorse umane, che fino a metà gennaio aveva ricoperto il ruolo di commissario all’Economia digitale.
Oettinger, qual è il senso di questa “piattaforma delle piattaforme”?
Ci sono alcune sfide che si possono vincere in modo più efficiente soltanto a livello comunitario, come la creazione di standard, l’individuazione di strategie di cybersecurity e l’abilitazione di una connettività che vada al di là dei confini dei singoli Stati membri, come nel caso del 5G. Per questo abbiamo pensato che la soluzione sia sviluppare la piattaforma delle piattaforme, non per centralizzare tutte le sfide, ma per ottimizzare il nostro approccio e fornire le coordinate per risolvere meglio i problemi dei singoli Stati a livello europeo.
Che importanza può avere questa strategia per il sistema industriale italiano?
Sarà molto importante: su questi temi stanno già lavorando il governo e Confindustria, con tutto il sistema manifatturiero italiano, che coinvolge tra le altre le aziende impegnate nella catena del valore dell’industria automobilistica, insieme a molte attività manifatturiere, principalmente quelle basate nel nord Italia, a Torino, Milano, Bologna. Industria 4.0 è ormai un must per queste realtà: il mercato unico è un’opportunità per diventare più competitivi e vincere la sfida del digitale attraversando i confini nazionali.
Quanto conta la cyber security nel panorama di un sistema industriale sempre più digitalizzato e senza confini tra gli Stati membri?
La cybersecurity è la chiave di tutto. Il cyber crime è una minaccia presente e reale. Per questo abbiamo già dato vita a una direttiva europea, la cosiddetta network information security directive, che prevede la partnership pubblico-privata su questi temi, con i produttori di hardware e software coinvolti nel rendere sicure le nostre infrastrutture digitali. Usare un cloud esterno, ad esempio, presuppone l’avere fiducia e poter fare affidamento sulla sicurezza del servizio di un cloud service provider. La cyber security arriva, in questo contesto, ad assumere più importanza della stessa data protection.
Crede che i singoli stati membri stiano facendo abbastanza sulla cyber security?
Sulla cyber security non si fa mai davvero abbastanza. Si sta facendo molto, ma non è mai abbastanza. Bisogna investire di più e più velocemente, e mantenere sempre alto il livello dell’attenzione. Questo implicherà, in prospettiva, anche la necessità di modernizzare la nostra direttiva per mantenerla al passo con i tempi e con le esigenze di sicurezza di tutti gli attori coinvolti nel processo di digitalizzazione dell’industria.
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