LA RISOLUZIONE

Smart working, allarme del Parlamento Ue: “Privacy a rischio, servono più regole”

La plenaria di Strasburgo riconosce i vantaggi del lavoro da casa, come flessibilità e autonomia, ma mette in guardia dai pericoli, anche per la salute. E chiede agli Stati membri di normare ulteriormente la materia, garantendo il diritto alla disconnessione

Pubblicato il 05 Lug 2022

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Il Parlamento europeo riconosce i vantaggi del lavoro da casa, come una maggiore flessibilità e autonomia, ma mette in guardia dai “rischi significativi per la salute derivanti da un’eccessiva connessione, da un’attenuazione dei confini tra lavoro e vita privata e da una maggiore intensità lavorativa o ‘tecnostress’, lo stress legato all’uso della tecnologia sul lavoro”. Lo afferma la plenaria di Strasburgo in una risoluzione adottata con 501 voti a favore, 47 contrari e 85 astensioni.

I deputati mettono in guardia sui “rischi per la salute mentale dei lavoratori e sulle minacce al diritto alla privacy poste dal controllo e dalla sorveglianza abilitati dalla tecnologia attraverso software e strumenti di intelligenza artificiale, dal monitoraggio remoto in tempo reale dei progressi e delle prestazioni e dal rilevamento degli orari”. Si sottolineano anche altri fattori che causano ulteriore stress, tra cui l’insicurezza finanziaria, la paura della disoccupazione, l’accesso limitato all’assistenza sanitaria, l’isolamento, nonché le modifiche agli orari di lavoro e l’inadeguatezza dell’organizzazione del lavoro a causa della pandemia Covid-19 e della successiva crisi economica. 

Più regole e una direttiva ad hoc

La plenaria esorta l’Ue e gli Stati membri ad “affrontare il problema attraverso una strategia europea per la salute mentale, una strategia europea per l’assistenza e piani d’azione nazionali”. Il Parlamento chiede alle istituzioni europee e ai Paesi di “regolamentare ulteriormente il lavoro digitale per proteggere la salute mentale, in collaborazione con i datori di lavoro e i rappresentanti dei lavoratori”. I deputati chiedono infine “una direttiva sugli standard e le condizioni minime per garantire a tutti i lavoratori l’effettivo diritto alla disconnessione e per regolamentare l’uso degli strumenti digitali esistenti e nuovi a fini lavorativi”. 

 

 

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