SENTIERI DEL VIDEO

Benvenuti nell’età del “visual network”

Miglioramento degli algoritmi di compressione dei video, maggiore efficienza della rete e diffusione degli smartphone tra i fattori che facilitano la trasmigrazione dell’audiovisivo dentro Internet

Pubblicato il 21 Gen 2013

Enrico Menduni, Professore di Media e Comunicazione all’Università Roma Tre

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Forse qualcuno ricorda Olivetti Envision. Correva l’anno 1995. Una Olivetti ormai boccheggiante presentò un apparecchio che era insieme un computer, un impianto hi-fi, un telefono, un video-registratore, un fax, e un apparecchio televisivo. Ovviamente fu un clamoroso flop e non fu difficile per molti critici, compreso chi scrive, discettare sulle differenze tra il “couch viewing” (visione da divano) propria della rilassata fruizione televisiva, e il “desk viewing” tipico del computer piazzato su una scrivania con davanti una sedia. Mi è tornato in mente questo sfortunato dispositivo armeggiando attorno alla Smart Tv che, nell’era del Web 2.5, porta tutti questi servizi, e molto di più, sullo schermo televisivo; naturalmente in formato digitale. Envision era invece un’assemblaggio di prodotti diversi, con logiche e linguaggi non sovrapponibili. La Smart Tv arriva solo adesso perchè Internet, nonostante i tanti pregi, è diventata visuale da molto poco. Il Web 1.0, quello dei portali e dell’email che ha dominato fino all’11 settembre, era prevalentemente composto di testi alfabetici, suoni, immagini fisse.

Pur esistendo software in grado di eseguire, anche in streaming, contenuti audiovisivi (QuickTime, RealVideo e altri), lo stato delle reti non consentiva una trasmissione veloce dei contenuti in grado di rispettare i 25 fotogrammi al secondo necessari per la piacevole fruizione dei soggetti in movimento. Anche il Web 2.0 era scarsamente attrezzato per l’audiovisivo: eBay, Amazon, Wikipedia e soprattutto Google, grande protagonista del 2.0, ne avevano scarso bisogno. La “coda lunga” e l’ “economia del dono” funzionano benissimo con quel misto di testi, suoni e foto di cui sono fatti i siti 1.0 ma anche molti blog dei primi anni del secolo. Il big bang arriva verso il 2006.

È allora che una serie di fattori cooperano a promuovere la trasmigrazione dell’audiovisivo dentro Internet, fino a fare delle rete la vera casa, il vero archivio, della produzione audiovisiva mondiale. Vediamoli: miglioramento degli argoritmi di compressione dei video; maggiore efficienza delle rete soprattutto con il miglioramento delle prestazioni dell’Adsl; smartphone che collegano ad internet; diffusione del wi-fi; nascita del tablet; diffusione della tv digitale e della pay-per-view. A questi fattori di sfondo si aggiunge la diffusione dei social network: YouTube che è la più grande library di contenuti, Facebook che è la più notevole cassa di risonanza per la diffusione di contenuti audiovisivi. Rapidamente la rete diventa audiovisiva, e la Smart Tv ne è la conseguenza. Non si possono più offrire contenuti audiovisivi prescindendo da quelli che viaggiano su protocollo IP. Li chiamano social network; dovremmo cominciare a chiamarli “visual networks”.

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