DATI PERSONALI

Facebook sotto inchiesta a Dublino. E rilancia con la funzione “anti-spia”

Sarà l’authority Privacy irlandese a prendere in mano l’indagine sulla protezione dei dati degli utenti. La replica dell’azienda: “Mai fatto accedere gli Usa ai nostri server”. E passa al contrattacco: “Nuova funzione per segnalare intrusioni hacker al servizio dei governi”

Pubblicato il 20 Ott 2015

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Sarà l’Irlanda ora a investigare sull’accesso ai dati di Facebook da parte dello spionaggio Usa dopo che l’Alta Corte europea ha rovesciato il patto transatlantico (il Safe Harbor) che da 15 anni garantiva la “sicurezza” dello scambio di dati. L’inchiesta era partita dalla denuncia dello studente Max Schrems.

Lo spostamento di indagine a Dublino è dovuto al fatto che Facebook ha il suo quartier generale europeo in Irlanda.

Facebook è stata accusata di violare in molti modi la privacy dei suoi clienti e di non rispettare le leggi europee, non cancellando le informazioni private di cui è entrata in possesso nemmeno quando i clienti si cancellano dal social network e collaborando con il programma di schedatura Prism della Nsa.

E’ l’Alta Corte irlandese a dover decidere l’eventuale sospensione dei dati dei clienti europei di Facebook negli Usa. Dopo la sentenza del Lussemburgo, il giudice irlandese dell’Alta Corte, Gerard Hogan ha obbligato l’Antitrust di Dublino a indagare e oggi l’istituto ha fatto sapere di aver avviato l’inchiesta.

Facebook non è e non è mai stato coinvolto in alcun programma che consentisse al Governo degli Stati Uniti di accedere direttamente ai nostri server” ha fatto sapere l’azienda. “Risponderemo alle richieste della Commissione irlandese per la protezione dei dati appena avrà esaminato le misure di protezione per il trasferimento dei dati personali, sulla base della normativa vigente”.

Intanto l’azienda di Menlo Park passa al contrattacco. In un post annuncia che avviserà gli utenti se il proprio profilo è stato violato da hacker riconducibili ai governi. Una mossa che potrebbe essere letta come un ulteriore passo verso la tutela della privacy oppure come una grande operazione di marketing post-Datagate. “Lo facciamo perché questo tipo di attacchi sono più avanzati e pericolosi degli altri, vogliamo incoraggiare gli utenti a mettere in sicurezza tutti i loro profili online”, puntualizza Alex Stamos, capo della sicurezza della societa’ di Menlo Park.

La nuova funzione sarà attivata accedendo alla sezione Approvazione degli accessi: impedisce ad altri di entrare nel proprio profilo notificando, anche sul cellulare, ogni tentativo di accesso da altri dispositivi diversi da quelli usati solitamente dall’utente.

L’ultima profonda revisione di Facebook degli strumenti per la protezione dei dati personali risale a poco meno di un anno fa: si chiama ‘Privacy Checkup’ ed ha riorganizzato e semplificato tutto l’universo delle funzioni collegate alle informazioni personali. Subito dopo lo scandalo Datagate che ha rivelato i programmi di sorveglianza di massa di diversi governi attraverso semplici strumenti come mail e social network, Mark Zuckerberg e la Silicon Valley che conta hanno polemizzato con l’amministrazione Obama. A seguire il social network ha deciso di pubblicare il Transparency report, un rapporto sulla falsariga di quelli stilati da altri big dell’hi-tech come Google, che mette in chiaro le richieste da parte dei governi sugli utenti. Secondo l’ultimo report reso pubblico da Facebook, nei primi sei mesi del 2014 le richieste sono calate del 24% rispetto all’ultimo semestre del 2013.

La mossa di Facebook viene ben accolta da alcune organizzazioni che si occupano di diritti digitali. “E’ benvenuta” soprattutto per quelle persone che vivono in regimi repressivi, ha detto al Guardian Jim Killock, capo dell’Open Rights Group con sede a Londra. “Facebook – ha però ammonito – ha bisogno di continuare a lavorare con gruppi di cittadini negli Stati Uniti e in Europa per garantire che le leggi di sorveglianza non consentano un ampio accesso alle banche dati di aziende come il social network”.

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