SOCIAL E DEMOCRAZIA

Par condicio “all’americana”, negli Usa stretta su Google, Facebook e Twitter

La Federal Election Commission propone una legge che equipara le Internet companies a tutte le organizzazioni capaci di influenzare l’esito delle elezioni, imponendo l’obbligo del “disclaimer”

Pubblicato il 16 Feb 2018

Patrizia Licata

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Stretta sulle ads politiche sui social network e le piattaforme Internet: Google, Facebook e Twitter sono nel mirino del regolatore americano che vigila sul rispetto delle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali negli Stati Uniti, la Federal election commission. Ellen Weintraub, esponente del Partito Democratico e vice presidente della commission, ha presentato un framework normativo che prevede di sottoporre anche i canali online a severe regole sulla diffusione di pubblicità e messaggi legati alla vita politica americana.

Oggi negli Stati Uniti le regole sulle pubblicità politiche si applicano ai media tradizionali, come i canali radio e Tv e i giornali di carta, mentre le piattaforme Internet sono sfuggite alla regulation, in particolare per quanto riguarda l’inserimento del “disclaimer”, l’informativa che segnala che il messaggio non ricade nella responsabilità del mezzo di informazione che lo veicola ma è pagato da uno sponsor, di cui va dato il nome. La Weintraub vorrebbe l’imposizione del disclaimer anche per Google & co.

Al di là degli schieramenti politici, il Congresso Usa è preoccupato dall’ingerenza dei paesi stranieri nella vita democratica americana: durante la campagna presidenziale del 2016 sono stati acquistati dalla Russia migliaia annunci pubblicitari sui social media statunitensi per influenzare l’esito del voto anche tramite notizie false e tendenziose (fake news), come emerso dopo un’inchiesta del Congresso e una serie di audizioni ufficiali in cui sono stati chiamati a deporre rappresentanti di Google, Facebook e Twitter. Sia al Senato che alla Casa dei rappesentanti sono già state introdotte proposte di legge che obbligherebbero aziende di Internet come Facebook e Google a rendere pubblici i nomi degli sponsor delle ads politiche che appaiono sui loro siti, l’entità dell’investimento pubblicitario e il target di pubblico cui mirano.

La proposta che verrà discussa alla Federal election commission non riguarda specificamente le Internet companies, ma si applica alle campagne elettorali, ai partiti politici e a tutte le organizzazioni che possono avere un’influenza sull’esito delle elezioni federali; tuttavia le Internet companies sono incluse tra queste organizzazioni. La proposta della Weintraub cerca anche di tenere il passo con le evoluzioni della tecnologia – le ultime disposizioni della FEC sulle ads politiche di Internet risalgono al 2006, poco dopo la nascita di YouTube: ora la normativa elenca le modalità di inserimento del disclaimer sulle ads politiche anche nelle piattaforme di musica in streaming e cerca di preparare il terreno a future regolamentazioni con l’avvento di tecnologie ancora più avanzate come la realtà virtuale o aumentata.

La FEC è una commissione composta attualmente da 3 Repubblicani, un Democratico e un indipendente. La proposta della Weintraub sarà discussa l’8 marzo e, per l’approvazione, occorreranno quattro voti favorevoli.

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