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Il digitale mette il turbo alla musica in Italia, i giovanissimi guidano la svolta

Deloitte: lo streaming supera cd e download e rappresenta il 51% dell’intero comparto. Enzo Mazza Ceo di Fimi: “Il nostro Paese allineato ai trend dei principali mercati. Tra gli under25 più forte l’adozione di piattaforme premium”

Pubblicato il 26 Lug 2018

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Il digitale mette il turbo al mercato musicale italiano che cresce del 3,7% nei primi sei mesi del 2018. Nei primi sei mesi dell’anno lo streaming è diventato la principale fonte di ricavi superando cd e download e rappresenta oggi, da solo, il 51% di tutto il mercato (nel 2017 era il 44%), secondo i dati Deloitte elaborati per la Federazione Industria Musicale Italiana.

Secondo GfK, nel primo semestre del 2018 gli stream sulle piattaforme audio sono stati oltre 11 miliardi (in tutto il 2017 erano stati poco più di 14 miliardi). Complessivamente, tra streaming audio, video e download, il segmento digitale in Italia copre il 60% del fatturato dell’industria. In discesa il cd (-8,18%), che oggi rappresenta circa il 31% del mercato, mentre cresce il segmento del vinile dell’11,12%. In forte espansione i ricavi dagli abbonamenti premium (+25%) e il video streaming (+42,3%). Resta forte il repertorio italiano che rappresenta il 55% del mercato, una delle percentuali di repertorio locale più alte al mondo.

“Il mercato italiano sta allineandosi al trend dei principali mercati – dice Enzo Mazza Ceo di Fimi -. È ormai una vera e propria rivoluzione tecnologica guidata soprattutto dai giovanissimi. Non è un caso che la settimana scorsa la classifica degli album, il core business dell’industria, vedesse nei primi 10 artisti 9 sotto i trent’anni. I consumatori giovanissimi tra l’altro sono i maggiori frequentatori delle piattaforme premium, segno anche di un’evoluzione culturale che sta sconfiggendo la pirateria”.

Il fronte streaming a sua volta sta conoscendo una nuova tappa evolutiva nelle abitudini di consumo. Negli Usa Spotify sta registrando i primi segni di rallentamento a fronte di un ruolo più forte di Apple. Nonostante la app detenga tuttora il vantaggio a livello mondiale, il più rapido tasso di crescita di Apple riflette la sua capacità di spingere i propri servizi tra i possessori di iPhone.

Attualmente Apple registra tra 21 e 21,5 milioni di abbonati negli Usa contro i 22-22,5 di Spotify. Un anno fa Spotify ne aveva 17 contro i 13 di Apple. Gli analisti di settore prevedono che Apple raggiunga Spotify, negli Stati Uniti, entro il prossimo mese.

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