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Telegram non si piega alle autorità russe: “Per noi valgono le regole privacy”

L’agenzia di controllo delle Tlc si dice pronta a sbloccare la app di messaggistica a patto che rilasci le chiavi per decriptare i messaggi degli utenti in chiave anti-terrorismo. La replica della società: “Dobbiamo tutelare i nostri iscritti”

Pubblicato il 28 Ago 2018

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L’app di messaggistica Telegram si dice pronta a fornire alle autorità statali, comprese quelle russe, l’indirizzo IP e il numero di telefono delle persone sospettate di terrorismo. La società continua però a rifiutarsi di dare le chiavi per decriptare i messaggi dei suoi utenti, ragione per cui l’app è stata bandita in Russia. “Se Telegram – spiega la società – riceve l’ordinanza di un tribunale che conferma che sei sospettato di terrorismo, potrebbe consegnare il tuo indirizzo IP e il tuo numero di telefono alle autorità competenti”.

Telegram ha sottolineato che il cambiamento delle proprie regole generali sulla privacy è dovuto alle nuove richieste della legislazione europea nel campo della protezione dei dati, il Gdpr. L’agenzia russa che controlla le telecomunicazioni, Roskomnadzor, ha però già annunciato che Telegram sarà sbloccato in Russia solo se fornirà ai servizi segreti le chiavi per decriptare i messaggi degli utenti come sancito da un tribunale russo. L’intelligence russa sostiene di aver bisogno dei codici perché Telegram è usato dalle organizzazioni terroristiche. Ma il timore è che se ne serva per colpire i dissidenti. Diverse persone sono finite dietro le sbarre per “estremismo” in Russia per aver criticato su internet l’annessione della Crimea e l’intervento militare russo in Siria o per aver fatto ironia sulla Chiesa ortodossa russa.

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