COMMISSIONE UE

Truffe sui social: ultimatum dell’Europa a Facebook, Google e Twitter

Un mese di tempo a disposizione delle social company per adeguarsi alle regole comunitarie a tutela dei consumatori. Al centro il diritto di recesso per gli acquisti online e la possibilità di presentare denuncia anche nel proprio Stato di residenza

Pubblicato il 17 Mar 2017

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Truffe e frodi, ultimatum dell’Europa a Facebook, Google Plus e Twitter. Un mese di tempo per adeguarsi alle regole a tutela dei consumatori della Ue o dovranno pagare multe. Le condizioni sono state dettate ieri agli operatori nel corso di un incontro con le autorità della Ue per la tutela dei consumatori e la Commissione europea. Gli operatori dovranno predisporre entro un mese misure dettagliate su come conformarsi al quadro normativo europeo: se non risulteranno soddisfacenti le autorità potrebbero ricorrere in ultima istanza a misure coercitive. Da parte loro, gli operatori hanno proposto di agire su clausole e condizioni abusive; frodi e truffe che inducono in errore i consumatori.

Le autorità a tutela dei consumatori avevano già inviato avvisi alle aziende nel mese di dicembre sostenendo che alcuni dei loro termini di servizio violavano le regole di tutela degli utenti dell’Unione europea. I termini in questione includono l’obbligo per gli utenti di chiedere un risarcimento in tribunale in California, dove hanno sede le società, invece del loro paese di residenza e un potere giudicato “eccessivo” per le società nel determinare l’idoneità di contenuti generati dagli utenti.

La lettera affronta anche altri nodi: come la differenza non abbastanza chiara fra contenuti sponsorizzati e l’insufficiente impegno su frodi e truffe sulle proprie piattaforme. Si chiede inoltre la creazione, da parte delle autorità nazionali, di un canale di comunicazione diretto con le aziende per segnalare la presenza di contenuti considerati illegali e la richiesta di azioni a riguardo.

Tutto nasce dal crescente numero di reclami da parte dei consumatori europei su truffe su siti di social media, denuncia la Commissione Ue. Le proteste riguardano anche l’impossibilità di esercitare il diritto di recesso su un acquisto online. “Le social media company devono assumersi più responsabilità su truffe e frodi sulle proprie piattaforme – dice Vera Jourová Commissaria Ue alla Giustizia, consumatori e Gender Equality – E’ l’ora di garantire che in questo settore ci si conformi alle solide norme UE, elaborate appositamente per tutelare i consumatori dalle pratiche sleali. Non è concepibile che i consumatori dell’UE possano solo ricorrere a un tribunale della California per risolvere una controversia, né possiamo accettare che gli utenti siano privati del diritto di recedere da un acquisto online. Gli operatori di social media devono inoltre cominciare ad occuparsi con maggior senso di responsabilità del problema delle truffe e delle frodi perpetrate sulle loro piattaforme”.

Le richieste europee si inseriscono all’interno della direttiva sulle clausole contrattuali abusive. Che stabilisce fra l’altro che i social non possono privare il consumatore del diritto di rivolgersi a un tribunale dello Stato di residenza; i social media non possono chiedere al consumatore di rinunciare al diritto di recedere da un acquisto online; le clausole di utilizzo non possono limitare la responsabilità del social in relazione alla prestazione del servizio stesso; i contenuti sponsorizzati non possono essere occultati, ma devono essere identificabili in quanto tali; le reti di social media non possono modificare unilateralmente le clausole e le condizioni di utilizzo, senza informare chiaramente il consumatore.

Per quanto riguarda l’eliminazione di frodi e truffe, gli operatori social devono eliminare dai loro siti web eventuali frodi e truffe che potrebbero indurre in errore il consumatore, non appena vengono a conoscenza di tali pratiche. A tale proposito, le autorità nazionali responsabili della tutela dei consumatori dovrebbero disporre di un canale di comunicazione standard diretto per segnalare tali irregolarità agli operatori di social media (ad esempio, eventuali violazioni della direttiva sulle pratiche commerciali sleali o della direttiva sui diritti dei consumatori) e ottenere la rimozione dei contenuti, oltre ad informazioni relative agli operatori commerciali responsabili di tali violazioni. Questo, nota la Commissione Ue, in linea con la normativa UE in materia di protezione dei consumatori e con la direttiva sul commercio elettronico, che offre agli Stati membri la possibilità di definire apposite procedure per la rimozione o la disabilitazione dell’accesso ad informazioni illecite.

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