IL CASO

Agenda digitale, si profila “Nordexit”. Italia a due velocità?

Il Friuli Venezia Giulia propone di realizzare un programma comune dei territori più avanzati come Veneto, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia: il piano sul tavolo della Conferenza delle Regioni. L’assessore Callari: “Solo così si dà sprint a banda larga e PA 4.0”

Pubblicato il 11 Set 2018

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Un’agenda digitale delle Regioni del Nord più avanzate per raggiungere prima gli obiettivi di Eu2020 e assicurare un efficace accesso ai fondi europei. La proposta arriva dall’assessore ai Sistemi informativi del Friuli Venezia Giulia, Sebastiano Callari in occasione dell’incontro con il vicepresidente del Veneto, Gianluca Forcolin e l’assessore allo Sviluppo economico Roberto Marcato, in vista della convocazione della Commissione speciale Agenda digitale della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome prevista per mercoledì 12 settembre.

Nel dettaglio l’incontro ha affrontato gli ostacoli che stanno rallentando il programma di sviluppo della banda larga. Su questo l’assessore Callari ha rimarcato l’ampia sintonia registrata “che rafforza una collaborazione fortemente mirata a conseguire l’obiettivo del miglioramento della qualità dei servizi erogati alla comunità”. In questa prima fase – ha affermato l’assessore – “Friuli Venezia Giulia e Veneto, in una sinergia allargabile ad Emilia-Romagna, Lombardia e Liguria, hanno espresso la volontà di collaborare al fine di raggiungere quanto prima e in maniera proficua gli obiettivi prefissati, nel rispetto delle scadenze previste a livello europeo”.

In particolare Callari, a fronte dell’oggettiva necessità di ampliare all’utenza sempre di più l’accesso alla pubblica amministrazione attraverso la rete, ha sottolineato come la strategia più efficace sia quella di fare massa critica “per creare una cooperazione forte sul piano informatico in grado di aiutare le altre Regioni più in difficoltà e che a causa di questo ritardo rischiano di rimanere penalizzate, specialmente nella progettazione dei programmi europei”.

“Per questo – ha sottolineato Callari – l’alleanza con soggetti istituzionali all’avanguardia come le altre Regioni del Nord, può favorire la crescita dell’intero Paese, realizzando, grazie all’innovazione tecnologica, idee e progetti capaci di rendere più semplice ed efficace il rapporto con i cittadini migliorando la qualità dei servizi erogati”. Infine, come ha spiegato Callari, i rappresentanti di Veneto e Fvg hanno convenuto di aprire un tavolo per una partnership orientata alla definizione e condivisione di software applicativi idonei a gestire le reciproche necessità, tra cui quelle sanitarie, delle aree di confine.

Parte dunque dal Nord la spinta a differenziare gli obiettivi e i tempi di realizzazione dei progetti per rispondere alle esigenze di territori, diversi per composizione geografica ma anche economica. Spinta che trova d’accordo anche  la ministra della PA, Giulia Bongiorno, che ne ha parlato all’indomani del suo insediamento. “La digitalizzazione deve essere ragionevole – ha spiegato la ministra E quando dico ragionevole intendo dire che bisogna fare i conti con l’enorme diversità che esiste fra la PA centrale e il più piccolo comune arroccato su una montagna. Immaginare una trasformazione digitale omogena significa non tenere conto delle peculiarità. E invece bisogna tenerne conto eccome perché le cose non stanno sempre come ce le immaginiamo o vorremmo immaginarle”. Realtà diverse necessitano di trattamenti diversi altrimenti si rischia “un mostro della digitalizzazione”, con poche best practice virtuose e molta arretratezza.

Se si andasse in quella direzione verrebbe meno la vocazione “nazionale” dell’Agenda che la gestione Picentini-Samaritani aveva fatto propria: piattaforme nazionali abilitanti – Spid, PagoPA, Anpr – che anche negli enti più piccoli avrebbero contributo alla svolta digitale. E Regioni che avrebbero fatto da intermediario tra il piano strategico nazionale e i bisogni dei territori ma all’interno di un quadro comune. Certo – dicono a CorCom da Palazzo Vidoni – non si tratta di mettere nel cassetto quei progetti, che restano l’architrave del Piano Triennale, ma di elaborare un percorso di adeguamento che risponda alle possibilità, economiche ma anche di skill, di ciascuna PA.

Intanto si va definendo la governance della PA digitale. Dopo la nomina- ora si attende il decreto che la ufficializza – del nuovo direttore generale di Agid, Teresa Alvaro, il governo ha prorogato per 45 giorni l’incarico al Team Digitale. A fine ottobre arriverà il decreto che lo prorogherà per un altro anno.

Resta però l’incognita è sul commissario Diego Piacentini che ancora non ha fatto sapere se intende o meno restare a guidare il Team. Anche se, risulta a CorCom, l’ex manager di Amazon è propenso a dire addio a Palazzo Chigi.

Se Piacentini lasciasse – questo il piano della ministra – Agid tornerà a fare la parte del leone, non solo svolgendo il tradizionale ruolo di braccio operativo del ministero della PA, ma anche come “consulente” del ministro stesso. Ecco perché la ministra Bongiorno ha scelto Alvaro a capo di Agid: una donna di fiducia, ma allo stesso tempo profonda conoscitrice della macchina pubblica – è stata responsabile IT delle Dogane – in grado di ridare all’Agenzia il lustro di cui ha bisogno.

E proprio a Teresa Alvaro Confindustria Servizi Innovativi rivolge un appello.  “La PA ha compiuto importanti passi nei percorsi di digitalizzazione – ricordaMarco Decio, presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici – ma resta ancora molto da fare per allineare del Sistema Paese alla forte accelerazione europea e mondiale.  Un percorso che, secondo noi, deve rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato, valorizzando le competenze del mercato, delle grandi ma anche delle piccole e medie imprese – che costituiscono la maggioranza del  tessuto imprenditoriale italiano – per far decollare servizi digitali a imprese e cittadini”.

Per Decio “occorre lavorare ancora sulla semplificazione delle procedure, occorre ripensare il concetto di razionalizzazione della spesa IT in favore di un controllo della spesa pubblica per ottimizzare le scelte di servizi e soluzioni tecnologiche, e non solo per ridurre i costi”.

“E’ necessario garantire un maggior coordinamento tra scelte centrali per la digitalizzazione e ricadute territoriali per evitare sprechi di danaro pubblico e insuccessi, come già avvenuto nel passato, anche recente. Ed è fondamentale – conclude Decio – un efficace sistema di affidamenti pubblici capace di valorizzare le proposte di eccellenza anche delle Pmi, superando i tentativi di potenziali oligopoli ma anche la mancanza di qualità di molti affidamenti in house”.

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