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L’appello di FPA a Pisano e Dadone: “Trasformare la PA in una piattaforma”

Il presidente Carlo Mochi Sismondi scrive alle ministre dell’Innovazione e della Pubblica amministrazione: “Ci sono le risorse economiche e anche le strutture di supporto. Ora mettere a sistema quanto di buono è stato fatto”

Pubblicato il 05 Set 2019

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L’innovazione italiana non è all’anno zero. Per rilanciare l’Italia serve mettere a sistema quanto di buono è stato fatto finora. Il presidente di FPA, Carlo Mochi Sismondi, scrive alle due ministre Paola Pisano (Innovazione e Digitale) e Fabiana Dadone (PA e Semplificazione).

Rivolgendosi a Pisano, Mochi Sismondi chiarisce che sul fronte digitale molto si è fatto anche se “molto certo resta da fare e forse non abbiamo conseguito tutti i risultati che speravamo, ma non possiamo permetterci di non sfruttare al meglio le esperienze fatte, gli errori commessi, le lezioni apprese”.

“Sarebbe umiliante per i tanti che in questi anni, come ben sai, ci hanno messo il cuore, ma sarebbe anche una perdita di tempo che non possiamo assolutamente consentirci”. Con la nomina di un responsabile politico e il supporto del Team Digitale nonché di Agid le cose possono andare nella giusta direzione.

“Cara ministra Pisano, hai quindi quel che ti serve in termini di struttura e hai tutto sommato anche le risorse, perché gran parte dei fondi della programmazione 2014-20 per l’innovazione sono ancora da spendere e molti possono ancora essere riorientati”, scrive il presidente di FPA.

Alla ministra Dadone l’invito a sottolineare l’importanza della PA come bene pubblico e “non un peso o un costo quindi, ma uno strumento democratico di garanzia dei diritti di tutti, ma soprattutto dei più deboli a cui offrire capabilities. Per questo vorrebbe che i contratti non fossero una variabile impazzita come una roulette, oggi rosso e domani nero, ma un diritto che i lavoratori hanno con dolore e fatica conquistato e che deve essere adeguato ad un tenore di vita dignitoso e di cui non vergognarsi”.

E poi il focus sull’innovazione. Il cittadino, spiega Mochi Sismondi, “vorrebbe avere a fianco qualcuno che l’aiuti nell’innovazione quotidiana e necessaria e che, per favore, non sia un giurista che gli illustri una legge, ma un collega esperto, uno che le cose nuove le ha già sperimentate, che gli mostri un comportamento, un know how”. L’auspicio è dunque che la trasformazione digitale non sia mera sostituzione della carta con un pdf oppure le messa a disposizione di un servizio o una certificazione che non serve più. “Il digitale – conclude – deve essere la piattaforma per una PA del tutto nuova”.

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