IL REPORT

E-health, il 50% degli italiani vuole la telemedicina: più efficienza e meno tempi di attesa

Secondo i risultati di un’indagine VMware il 45% dei cittadini si dice disposto a sostituire i consulti medici di routine con appuntamenti virtuali a distanza e il 57% ripone fiducia nella chirurgia da remoto. Poche remore riguardo alla privacy: il 48% non evidenzia criticità nel fornire dati e informazioni utili per la propria salute

Pubblicato il 23 Mar 2021

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Accelera la fiducia nell’healthcare. Il 45% degli italiani disposto a sostituire i consulti medici di routine con appuntamenti virtuali a distanza (il 44% a livello europeo). E il 73% pensa che le tecnologie digitali contribuiranno alla riduzione del Covid-19, mentre il 57% ripone fiducia nella chirurgia a distanza.

Digitale, chance in più per la salute

Emerge dalla ricerca dal titolo “Digital Frontiers – The Heightened Customer Battleground” commissionata da VMware, secondo cui la fiducia nell’healthcare non riguarda solo le generazioni più giovani, ma anche i 45-54enni.

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L’83% degli italiani, si legge nel report, si identifica come “digitalmente curioso” o “esploratore digitale”: si tratta di un pubblico pronto e ricettivo per i nuovi servizi digitali “con una crescente fiducia nel potere della tecnologia di avere un effetto positivo sulla salute e il benessere delle persone”. Il 61% dei consumatori, per esempio, si definisce “felice” all’idea che i membri della propria famiglia con una malattia cronica possano avere la libertà di vivere più lontano dalle strutture mediche, grazie ai sensori e al monitoraggio dei dati in tempo reale che prevedono quando avranno bisogno di assistenza medica. E il 61% crede che possa migliorare significativamente la qualità della vita delle persone vulnerabili, come gli anziani o i disabili.

“Se pensiamo a solo due anni fa – dice Jens Kögler, Healthcare Industry Director Emea, VMware – tali livelli di entusiasmo virtuale semplicemente non sarebbero esistiti, ma la pandemia ha cambiato la dinamica tra la scelta, la preoccupazione e la convenienza di come ci rapportiamo con i servizi sanitari”.

Lo scenario negli altri Paesi

Anche gli altri Paesi sono allineati alla nuova tendenza: nel Regno Unito, prima del virus, gli appuntamenti in video costituivano solo l’1% dei 340 milioni di visite annuali con medici e infermieri del servizio sanitario nazionale britannico. Ma, con l’accelerazione dell’epidemia, quando l’Nha ha incoraggiato tutti i 7mila studi medici del Regno Unito a ridurre gli appuntamenti faccia a faccia, abbiamo visto le visite fisiche diminuire del 57% rispetto all’anno prima, mentre le piattaforme di medici online come Push Doctor hanno visto un aumento settimanale del 70% delle consultazioni.

In aumento il videoconsulto

Quella del videoconsulto è una tendenza che sta crescendo anche in Italia, che pure è ancora indietro in questo ambito: nel 2019, secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano solo il 5% dei medici specialisti e il 3% dei medici di famiglia utilizzavano soluzioni di telemedicina, mentre lo scorso anno tre specialisti su quattro hanno dichiarato che è stata decisiva nella fase di emergenza.

A settembre 2020 la conferenza Stato-Regioni ha approvato un documento, elaborato dalla Commissione Salute, relativo alle modalità di gestione delle prestazioni ambulatoriali a distanza in cui si definiscono specifici criteri e modalità di implementazione della televisita nel paziente cronico.

La pandemia ha costretto molti a superare le preoccupazioni legate alla sicurezza degli incontri virtuali con i medici. Ora, si legge nella nota, “accettiamo molto facilmente l’idea di una videochiamata di 10 minuti per discutere i risultati degli esami del sangue invece che andare in una sala d’attesa fisica e condividere questo spazio ristretto con altri pazienti per un tempo sconosciuto”.

In aumento la fiducia nell’Intelligenza artificiale utilizzata in sanità: oggi, il 49% dei consumatori non avrebbe problemi se fosse un computer piuttosto che un medico in carne ed ossa a rilevare e riconoscere alcune anomalie, per esempio le cellule cancerose.

Propensione alla cessione di dati sanitari

Anche la sfiducia nell’uso dei dati nell’assistenza sanitaria si sta attenuando: il 48% degli intervistati dichiara di essere a proprio agio se il medico ha accesso a dati accurati sulla propria vita quotidiana, come il livello di esercizio fisico, la dieta e l’alimentazione, se questo significa ricevere indicazioni utili per la propria salute. Il 51% per cento vede in modo positivo il fatto che un medico più qualificato conduca un’operazione chirurgica invasiva tramite robotica a distanza piuttosto che a farlo sia un medico meno qualificato ma che operi di persona.

Si diffondono gli wearable per il fitness

Oggi i dispositivi wearable per il fitness monitorano le nostre statistiche vitali ogni giorno con sempre maggiore granularità e in cui i sensori di movimento possono aiutare il recupero a distanza – per esempio, determinando se i pazienti stanno mettendo abbastanza peso sulle ginocchia dopo un intervento e completando gli esercizi prescritti.

E questo senza considerare il potenziale per sfruttare adeguatamente le applicazioni all’avanguardia come la realtà aumentata e virtuale e l’IA. Molti casi d’uso in questo campo: dall’analisi rapida di certi modelli di malattia all’individuazione del rischio di patologie respiratorie attraverso un algoritmo che semplicemente scorre sulle immagini a raggi X del torace dei pazienti, al confronto dei risultati con milioni di altri pazienti per raccomandare il miglior trattamento.

“Il grande cambiamento digitale del 2020 – conclude il report – ha dato il via a un effetto domino di entusiasmo per cui i consumatori si sentono meno diffidenti nei confronti della tecnologia nella cura dei loro pazienti. Tutto ciò significa che l’opportunità è lì per essere colta. Ora è il momento di creare, fornire e proteggere grandi applicazioni, servizi ed esperienze – alimentati da una base digitale flessibile, coerente e intrinsecamente sicura – per soddisfare le aspettative dei consumatori e trasformare per sempre il costo, la qualità e la fornitura di assistenza ai pazienti”.

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