Medici ospedalieri a Brunetta: “Slitti il certificato digitale”

In una lettera aperta indirizzata anche al ministro della Salute Fazio, la Cimo-Asmd chiede una proroga per l’attivazione del servizio: “Serve un tavolo tecnico”. La Cgil: “Un flop le nuove norme”. Palazzo Vidoni: “Documenti digitali in aumento del 70%”

Pubblicato il 02 Set 2010

''E' necessario prorogare l'obbligo di invio dei
certificati medici online, non ci sono gli strumenti idonei che
consentano di rispettare i termini previsti dalla
normativa''. E' quanto chiede il presidente nazionale
Cimo-Asmd (Coordinamento Italiano dei Medici Ospedalieri –
Associazione Sindacale dei Medici Dirigenti), Riccardo Cassi, in
una lettera aperta al ministro della Pubblica amministrazione e
Innovazione Renato Brunetta, al ministro della Salute Ferrucio
Fazio e al coordinatore della Commissione Salute della Conferenza
delle Regioni Luca Coletto.

Cassi sottolinea ''la mancanza in molte aziende sanitarie
dei mezzi necessari per inviare i certificati di malattia per via
telematica nonostante la vicina scadenza del periodo di
collaudo''. ''La Cimo – afferma – chiede di
prolungare la fase di prova'' affinché i medici che
lavorano nelle strutture del Sistema Sanitario ''possano
essere messi in condizione di farlo dalla propria
amministrazione''.

Nel documento si chiede, inoltre, ''di attivare il prima
possibile un tavolo tecnico tra amministrazioni centrali,
regionali, e organizzazioni sindacali della dirigenza medica e
veterinaria, per affrontare problematiche specifiche della
categoria come la drammatica situazione dei Dea/Pronto soccorso,
strutture che dovrebbero essere pronte ad affrontare le emergenze e
in cui, invece, si registrano sovraffollamento cronico dei
pazienti, tempi di attesa elevati e problemi
organizzativi''. ''In queste strutture è
necessario – ha concluso il presidente Cimo – prevedere
metodologie tecniche e operative specifiche per l'invio dei
certificati online come l'utilizzo di personale dedicato o
l'invio centralizzato da parte della direzione
sanitaria''.

La lettera arriva a un mese di distanza dall’annuncio del
ministro che lo scorso 3 agosto aveva chiarito che “a metà
settembre terminerà la fase di collaudo e il sistema di
certificazione online della malattia sarà del tutto operativo. Chi
non avrà ottemperato alla legge subirà le sanzioni previste”.
L’annuncio di Brunetta, però, non è piaciuto ai medici che
denunciano lentezze nella distribuzione dei Pin necessari ad
accedere al Sac (Sistema di accoglienza centrale), la piattaforma
gestita dall’Inps dove verranno raccolti i certificati
digitali.

Altro punto dolente riguarda la patch di aggiornamento del software
in uso dai medici di famiglia per redigere i certificati: i
professionisti lamentano prezzi troppo esosi per l’adeguamento.
Si tratta i media di costi che si aggirano introno ai 300 euro ai
quali vanno aggiunti a quelli per l’abbonamento annuale alla
piattaforma.

Ma il ministro non sembra intenzionate a fare marcia indietro.
“Abbiamo attivato un call center per tutti quei medici che non
possono ancora usare la certificazione online”.

Inoltre Palazzo Vidoni informa di una forte accelerazione
nell'invio di certificati online: in agosto sono stati inviati
oltre 260mila documenti, con un aumento del 70% rispetto al mese
precedente.

"Nel mese di agosto è proseguita a ritmo serrato la
distribuzione ai medici delle credenziali di accesso (Pin)
necessarie per l’utilizzo del nuovo sistema di trasmissione
telematica, attraverso il quale, dal 19 luglio, il certificato di
malattia dei lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, deve
essere inviato direttamente all’Inps", precisa il
ministero.

A partire dallo scorso 9 agosto i certificati sono stati oggetto di
un attento monitoraggio da parte del Formez che, su incarico del
Dipartimento per la digitalizzazione della PA e l’innovazione
tecnologica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha
verificato quanto realizzato dalle Aziende sanitarie locali (ASL) e
Aziende Ospedaliere (AO) di tutte le regioni e province autonome
del territorio nazionale, con l’esclusione delle aziende
dell’Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Toscana,
ove i medici sono già in possesso di una Carta Nazionale dei
Servizi (CNS) che consente loro di accedere al nuovo sistema.

"Nonostante la rilevazione si sia svolta in pieno periodo
estivo, al 31 agosto sono state contattate, su un totale di 168,
ben 166 aziende sanitarie, delle quali, il 68% ha risposto in modo
esaustivo all'intervista, mentre il 32% ha comunque fornito
dati parziali in via di completamento – si legge nel comuncato -.
La rilevazione evidenzia come i ritardi nella distribuzione dei Pin
manifestati in fase di avvio siano da ricondurre soprattutto a
problemi organizzativi-burocratici interni alle aziende, quali
quelli di natura tecnico-informatica, oppure di chiare direttive da
parte degli uffici competenti. Solo nel 5% dei casi le cause del
ritardo vanno invece riferite a fattori di tipo esterno riferibili
alla mancata ricezione delle azione dei Pin. Dalle interviste
emerge anche che, quasi ovunque, le Aziende sanitarie e quelle
ospedaliere hanno iniziato l’azione di distribuzione intervenendo
innanzitutto sui medici di famiglia, che di fatto sono quelli più
operano sul fronte della certificazione per malattia".

Ancora secondo i dati rilevati dal Formez e dal Ministero
dell’Economia e delle Finanze, il numero di medici di famiglia
oggi dotati di credenziali di accesso al sistema è infatti passato
dal 32% di fine luglio a oltre il 70%. Significativo è stato anche
l’avanzamento registrato per i medici ospedalieri, di cui circa
il 25% risulta attualmente dotato di PIin di accesso al
sistema.

Questo incremento ha interessato tutte le regioni, "sebbene si
possano ancora osservare differenza significative a livello
territoriale. Si va dalle situazioni delle regioni Marche, Valle
D’Aosta e delle Province autonome di Trento e di Bolzano –
conclude Palazzo Vidoni – laddove le percentuali di medici di
famiglia abilitati sono superiore al 90%, a quelle di regioni quali
la Puglia e la Sicilia dove la percentuale di medici di famiglia
dotati di credenziali di accesso è ancora inferiore al
30%".

I numeri non convincono però la Fp-Cgil che per bocca del
segretario nazionale Massimo Cozza ricorda che "il sistema
di
trasmissione telematica all'Inps, già dato per operativo dal
15 dicembre 2009 e poi poi volte rinviato, sia ben lontano da
un'adeguata attuazione. E' evidente il flop di
Brunetta''.

Il dato di soli 260.000 certificati di malattia trasmessi in
modalità telematica nel mese di agosto a fronte di 5.000.000
l'anno, continuano Cozza ''conferma che il sistema
ancora è molto indietro''. Al ministro – conclude Cozza –
"chiediamo di non illudere i cittadini e di sospendere la
prossima scadenza ultimativa da lui stesso proclamata del 15
settembre".

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