LO SCENARIO

Smart city, ancora troppi ostacoli. Via ai patti pubblico-privato

Mancanza di competenze digitali e scarse risorse i freni allo sviluppo di servizi online in Italia. Il 5G leva di accelerazione. Ma un sistema di partenariato PA-impresa emerge come fattore chiave per la realizzazione della città intelligente. L’analisi dello status quo nel report firmato da I-Com in collaborazione con WindTre e Join Group

Pubblicato il 28 Ott 2022

ostacoli

L’Italia è sulla strada giusta per realizzare un ecosistema di smart city. Ma nonostante l’avanzamento dei progetti nei grandi Comuni del Nord, le risorse messe a disposizione dal Pnrr e gli obiettivi chiari, rimangono ancora troppi ostacoli in campo. In primis la mancanza di competenze digitali. Emerge dal report firmato da I-Com in collaborazione con Windtre e Join Group secondo cui è l’ora di un sistema di partenariati pubblico-privati in grado di superare i blocchi e assicurare il pieno sviluppo di città intelligenti.

Il nodo reskilling e gare d’appalto innovative

Gli strumenti, dal dialogo competitivo agli appalti pre-commerciali, sono già stati recepiti nell’ordinamento italiano da quasi un decennio, ma sono ancora poco usati. Secondo i dati di Agid – si legge nel report che analizza lo stato dell’arte di 14 città metropolitane italiane e relativi comuni, fra cui Milano, Genova, Firenze e Venezia – dal 2013 al 2019 sono state intraprese 80 gare d’appalto innovative, per 470 milioni di euro. Ma si tratta di un numero minimo se paragonato al totale delle gare che si sono svolte nello stesso periodo.

Tra gli aspetti critici evidenziati dallo studio vi è infatti la gestione contabile dei progetti. L’adozione di tecnologie innovative per la PA, come il cloud, spesso ricade nella spesa corrente ed è soggetta a vincoli. In quest’ottica, la previsione di uno status speciale per particolari spese in servizi digitali innovativi potrebbe favorire una più ampia adozione da parte degli enti pubblici.

Inoltre, è decisivo procedere all’assunzione di nuovo personale con expertise più tecnica e specialistica, provvedere al reskilling e all’upskilling dei dipendenti in servizio e puntare sul partenariato pubblico privato.

Tlc fattore chiave per le smart city

Le basi su cui si fonda la realizzazione di una città intelligente, ricorda il report,  sono le reti di telecomunicazioni. Un ruolo fondamentale è giocato dal 5G, ma le telco sono sempre più centrali anche per la raccolta e la fornitura dei dati alle municipalità, insieme alla stessa capacità di intelligence.

In questo senso, alcune innovazioni, già contenute nel bando per la digitalizzazione dei Comuni, potrebbero essere integrate utilizzando, pro quota, i fondi rimanenti dai bandi per la copertura del territorio in Banda Ultra Larga allo scopo di favorire l’adozione di soluzioni smart, ad esempio in termini di ottimizzazione della mobilità e del risparmio energetico.

Le reti abilitano la raccolta dati

Inoltre, al netto del ruolo di infrastrutturazione della città in termini di fornitura di connettività ad alta capacità, le telco stanno assumendo un ruolo sempre più centrale anche sotto il profilo della raccolta e fornitura dei dati alle municipalità, insieme 54 alla stessa capacità di intelligence.

“Appare quindi opportuno – si legge nel report – promuovere l’utilizzo di formule che facilitino collaborazioni e partnership tra pubblico e privato sia per quanto riguarda la raccolta e gestione dei dati, sia più in generale a 360° in termini di sviluppo dell’innovazione (ad esempio relative alla diffusione della sensoristica o ad altre forme di infrastrutturazione che consentiranno un’effettiva transizione versa le città “intelligenti”)”.

Servizi trainati dal 5G

Secondo le previsioni del Gsma, nello studio “Mobile Economy Report 2022”, le reti 5G porteranno un contributo all’economia mondiale di circa 960 miliardi di dollari entro il 2030. A trainare questa crescita sarà in particolare il comparto dei servizi tra cui figurano anche quelli erogati dalle pubbliche amministrazioni e che certamente saranno fondamentali nella realizzazione delle smart cities.

Cloud tecnologia taglia-costi pubblici

Il cloud computing è una delle principali piattaforme abilitanti della digital transformation, che consente alle imprese e alle organizzazioni di estendere la capacità di elaborare, archiviare o accedere potenzialmente a qualunque mole di dati e di usufruire di qualunque tipologia di servizi, anche estremamente avanzati, direttamente sui propri terminali.

In particolare, l’adozione di piattaforme di cloud computing abilita le imprese e gli enti della pubblica amministrazione ad accedere a servizi di big data analysis, IA, machine learning, blockchain e IoT.

Secondo uno studio condotto da I-Com, il potenziale risparmio annuale derivante dall’adozione del cloud negli enti locali ammonta a 872 milioni di euro per i comuni, di cui 739 milioni per una maggiore efficienza dei servizi e 133 per la riduzione della spesa energetica, e 133 milioni per le regioni.

Le città più innovative in Italia

I servizi di livello avanzato sono offerti prevalentemente nei Comuni del Nord, con Cremona che fa da capofila, mettendo a disposizione dei cittadini 29 servizi il cui iter è svolgibile completamente online.

Molto più basso, e talvolta nullo, il numero di servizi di livello intermedio o elevato resi disponibili dai Comuni del Sud e delle Isole. In generale, la diffusione di servizi online con livello elevato di digitalizzazione è più alta nei capoluoghi metropolitani rispetto ai capoluoghi di provincia: Venezia, Milano, Genova, Roma e Bari offrono insieme oltre la metà dei servizi di livello elevato.

Il nodo del responsabile transizione digitale

Una delle modifiche più recenti al Codice dell’Amministrazione Digitale prevede la nomina della figura del Responsabile per la transizione digitale in tutte le amministrazioni pubbliche. Si tratta di una figura con compiti di coordinamento e pianificazione, che si colloca a capo dell’Ufficio per la transizione alla modalità operativa digitale.

Ma nonostante l’obbligo di nomina, solo il 55% degli enti pubblici ha provveduto ad individuare e nominare un Responsabile per la transizione digitale. In particolare, hanno nominato l’Rtd tutte le Regioni e l’80% delle Asl, mentre hanno riscontrato maggiori difficoltà le Province (64%) e i Comuni (50%). Per quanto riguarda i Comuni, il processo di individuazione è già in corso in circa il 24% dei casi, mentre il 26% dei afferma di non averlo ancora avviato

Le risorse sono un ostacolo?

Viene ritenuto meno rilevante dalle amministrazioni pubbliche il sostegno all’economia del territorio di riferimento e, curiosamente, la disponibilità dei finanziamenti, in particolare nei Comuni (6%). Tale dato potrebbe essere frutto di un’interpretazione errata delle risposte.

Infatti, per converso, tra i vincoli all’adozione delle Ict e allo sviluppo di servizi online, il principale ostacolo sembra essere proprio la scarsa disponibilità di risorse.

In tal senso, una forte spinta alla digitalizzazione dei servizi potrebbe provenire dagli ingenti fondi messi a disposizione dal Dispositivo per la ripresa e resilienza.

Queste risorse, si legge nel report, “potrebbero avere un’influenza positiva anche sugli altri principali fattori che intralciano la diffusione dell’Ict, come la carenza di personale adeguatamente formato e i costi eccessivi per l’implementazione delle nuove tecnologie”. Questi ultimi due fattori sembrano influenzare negativamente soprattutto Comuni e Province.

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