PA DIGITALE

Spid, contributo una tantum ai gestori: la proposta del governo

Lo prevede un emendamento al decreto Pnrr in discussione alla Commissione Bilancio del Senato: il sostegno economico a fronte dei costi sostenuti per l’adeguamento delle infrastrutture tecnologiche. Spesa prevista 40 milioni

Pubblicato il 04 Apr 2023

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Un contributo ai gestori di Spid. È quanto prevede, risulta a CorCom, un emendamento del governo al Dl Pnrr in esame alla Commissione Bilancio del Senato: il sostegno una tantum per la fornitura del servizio di identità digitale, a fronte dei costi sostenuti per l’adeguamento delle infrastrutture tecnologiche alla crescente domanda da parte di utenti e service provider pubblici (con livelli di qualità di servizio, sicurezza e affidabilità più stringenti), nonché per garantire l’allineamento costante dei dati comunicati dai cittadini in fase di richiesta delle identità digitali con i dati presenti in Anpr.

Agli oneri si provvederà per un limite di spesa di 40 milioni, a valere sulle risorse assegnate alla Missione 1 Componente 1 Investimento 1.4.4″ del Pnrr.

Spid, il governo apre il cantiere di riforma

Il governo intanto è al lavoro sulla riforma dell’identità digitale, come sottolineato dal sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, rispondendo a un’interpellanza dei 5 Stelle alla Camera. Bisogna arrivare “a un sistema unico di identità digitale,  ha spiegato Butti.

Al momento esistono tre sistemi “nati in tempi diversi, per rispondere a esigenze diverse e che si fondano su tecnologie diverse”, ha ricordato. Mentre la Cie è sotto il controllo dello Stato, lo “Spid è a controllo privato” e la Carta nazionale dei servizi “ha un tasso di utilizzo bassissimo come strumento di accesso ai servizi online”. Quello dell’unificazione è un “processo irrinunciabile” intanto perchè è “il ruolo dello Stato garantire l’identità digitale dei cittadini”, ha chiarito Butti, puntualizzando che “nessuno spegne nulla”: quanto già esiste “rappresenta un patrimonio su cui costruire ogni soluzione possibile per il futuro“, un processo che “non è certamente attuabile in tempi brevi”.

Butti ha poi detto che è “necessario dare luogo a un serio processo di razionalizzazione del sistema di identità digitale attraverso un unico sistema di accesso a tutti i servizi della Pubblica amministrazione e per il servizio sanitario”.

Poi l’annuncio di un’ulteriore proproga delle convenzione dei provider. “Ritengo doveroso ricordare che sin dal mio insediamento ho posto la massima attenzione sul tema dell’identità digitale lavorando da subito con Agid alla proroga delle convenzioni in essere che scadevano il 31 dicembre e sono state prorogate ad aprile e saranno ulteriormente prorogate – ha detto – E’ il primo passo di un confronto continuo, costante e proficuo con tutti gli stakeholder e i gestori di identità digitale per lavorare alla costruzione di un modello futuro il più possibile condiviso”.

Cie in mobilità

Il sottosegretario ha pure precisato che “sono in corso le attività per facilitare l’utilizzo di Cie anche in mobilità, grazie all’attivazione dei livelli 1 e 2 di sicurezza, come già offerto da Spid. Sarà semplificato il procedimento per la sua emissione, riducendo i tempi di attesa e i costi per i cittadini, garantendo il passaggio verso lo standard e-Wallet in fase di formazione in ambito europeo”.

Il piano del governo

L’intenzione del governo è quello di unificare Spid e Cie “dentro” una app unica – il nome dovrebbe essere Idn (identità digitale nazionale) – in linea con il progetto elaborato dalla Commissione europea che, nel 2024, mira a rendere operativo un sistema comune europeo di identità elettronica tramite una app unica: il modello di riferimento è il Green Pass. In quella applicazioni, immaginata come un wallet per smartphone, saranno disponibili dati personali, tessera sanitarie e tutti i documenti che potranno “viaggiare” in maniera interoperabile in tutta la zona Ue.

Il nodo dell’app

Come detto, il nuovo Idn funzionerà tramite app per smartphone. E qui il governo starebbe incontrando le prime criticità: fare un bando ex novo per una nuova app rischia di allungare i tempi e anche un esborso di più fondi. Si starebbe dunque facendo strada l’ipotesi di utilizzare l’App IO come “piattaforma” per far funzionare il sistema. Al momento sono queste le due opzioni sul tavolo.

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