PA DIGITALE

Spid, identità digitale al via: inizia la rivoluzione?

Da oggi i cittadini potranno richiedere il pin unico rivolgendosi a Poste, Tim e InfoCert. Online tutti i servizi pubblici. A breve anche quelli privati: banche in pole

Pubblicato il 15 Mar 2016

Federica Meta

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Lo Spid diventa realtà. A partire da oggi 15 marzo i cittadini potranno richiedere la loro identità digitale ovvero il pin unico per accedere a tutti i servizi della PA. E non solo.

Spid – acronimo che sta per sistema d’identità digitale – rimpiazza i diversi codici esistenti, per entrare via web, senza fare code, nei servizi pubblici ma anche in quelli privati, come le banche ad esempio. Basta inserire il nome utente e una password composta da minimo otto caratteri, con alcune condizioni: almeno un numero e un simbolo speciale (%, #, $), mai segni uguali consecutivi, sia lettere minuscole che maiuscole. La password va aggiornata ogni sei mesi. Sarà comunque il gestore dell’identità digitale, a dettagliare gli standard. Il governo punta a rilasciare 6 milioni di pin unici entro il 2016.

“La filosofia dello Spid è quella dell’interoperabilità per il cittadino – spiega Paolo Barberis, consigliere per l’innovazione del premier – La rete dei servizi deve diventare sempre più simile alle tecnologie che utilizziamo tutti i giorni, senza le complicazioni che spesso sanciscono il fallimento di un’iniziativa. La sfida che siamo chiamati a raccogliere è quella del mobile. Dobbiamo immaginare le tendenze per i prossimi 10 anni, trovare soluzioni con una probabilità di sopravvivenza alta”.

Proprio a Barberis si attribuisce l’ideazione di Italia Login, il sistema che segnerà il nuovo modo di comunicare fra Pubblica amministrazione e cittadini/imprese, che prevede che ogni individuo abbia un profilo civico online dal quale potrà accedere alle informazioni e ai servizi pubblici che lo riguardano, in maniera profilata. “La prospettiva dalla quale partire per mettere a punto un accesso digitale ai servizi efficiente – prosegue Barberis – è il punto di vista del cittadino: Spid deve andare verso una semplificazione del dominio federato, immaginando quale sarà la forma dei servizi del futuro”.

Lo Spid arriva per raccomanda o per mail dopo averne fatto richiesta ai gestori dell’identità digitale: per ora l’Agenzia per l’Italia digitale ha accreditatore, in qualità di provider, Telecom Italia Poste e InfoCert. Per ottenere il pin unico occorre fornire i dati anagrafici: nome, cognome, sesso, luogo e data di nascita, codice fiscale, estremi del documento d’identità, mail, numero di cellulare. Ogni gestore può scegliere tra diverse modalità di verifica. Il cittadino può scegliere il gestore di identità digitale che preferisce. Se il cittadino è già dotato di una carta di identità elettronica, carta dei servizi o firma digitale i provider non saranno obbligati a verificare l’identità deò richiedente, passaggio obbligatorio invece se non si ha nessuno di questi strumenti: è previsto, in questo senso, il riconoscimento de visu.

Poste ha attivato 360 uffici dove è possibile chiedere le nuove credenziali e successivamente la rete sarà estesa. InfoCert tra le modalità di riconoscimento in assenza di firma digitale, Cns o Carta d’identità elettronica prevede anche il riconoscimento web (soluzione brevettata), che sostituisce al 100% il riconoscimento de visu, consentendo di completare tutta la procedura di rilascio dell’identità completamente da remoto e in forma digitale.

Per Tim, invece, al momento è prevista la sola registrazione online, ma prima dell’estate la società conta di attivare anche i canali fisici.

Intanto proprio i dipendenti di Telecom faranno da apripista: l’azienda doterà tutti i 53mila lavoratri di identità digitali. “Saremo la prima città digitale d’Italia”, ha evideziato l’Ad, Marco Patuano.

Il servizio, al primo e secondo livello di identificazione, sarà gratuito per due anni per i cittadini che stipuleranno contratti con gli identity provider entro il 2016.

Il sistema prevede tre livelli di sicurezza che corrispondono a tre diversi livelli di identità Spid. Il primo livello permette l’autenticazione tramite ID e password stabilita dall’utente, il secondo aggiunge la generazione di una one time password aggiuntiva e il terzo prevede l’aggiunta di uan smart card. E proprio nel terzo livello – ancora non regolamentato e con tutta probabilità destinato alle imprese – che si potranno realizzare sinergie con la carta di identità elettronica che il governo ha appena rimesso in marcia. Sebbene l’identità digitale contenga una serie di informazioni sul cittadino, Spid risponde al principio di condivisione minima degli attributi.

Il gestore dell’identità digitale fornire le informazioni sul cittadino solamente previo consenso esplicito dello stesso. Un gestore di servizi potrebbe richiedere la conoscenza del nome, del cognome e la data di nascita del titolare per poter accedere al proprio servizio: i dati verranno passati dal Gestore dell’Identità Digitale solamente se vi sarà l’esplicito consenso del cittadino. Nel caso contrario nessuna informazione sarà fornita. Spid potrà essere utilizzato anche solo per la verifica delle credenziali, fornendo quindi anche un servizio di “Pseudonomity”.

Tra le PA già pronte ad affrontare la sfida dell’amministrazione paperless c’è la Regione Toscana. Dal 15 marzo basterà avere la carta sanitaria attiva e il passaggio a Spid sarà semplicissimo: basterà andare su www.open.toscana.it e cliccare sul bottone corrispondente a uno dei soggetti autorizzati al rilascio della nuove credenziali, ovvero InfoCert, Poste o Telecom. I toscani già registrati quindi lo potranno fare comodamente on line, senza neanche recarsi fisicamente ad uno degli sportelli dei sopradetti soggetti.

E la Regione guidata da Enrico Rossi è avanti anche nell’offerta di servizi. Non saranno infatti disponibili solo quelli dispensati dal governo e se ne aggiungeranno altri, messi a punto dalla Regione o dagli enti locali. “La Regione – spiega l’assessore – grazie al portale Open Toscana aperto due anni fa, aiuterà anche i Comuni nell’adeguamento dei propri servizi e nel passaggio a Spid. Se vogliamo che la rivoluzione digitale investa davvero i cittadini e le imprese della Toscana, tutti i comuni, anche quelli più piccoli, devono fare quel salto.

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