DATAGATE

Cambridge Analytica sotto inchiesta negli Usa: si indaga sulle operazioni finanziarie

Fbi e Dipartimento della Giustizia lavorano per ricostruire le relazioni economiche oltre che le attività di data mining: interrogati ex dipendenti e le banche collegate col business della società che ha creato profili degli utenti di Facebook a scopi politici

Pubblicato il 16 Mag 2018

Patrizia Licata

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Il Dipartimento di giustizia americano e l’Fbi hanno aperto un’indagine su Cambridge Analytica focalizzata a ricostruire le operazioni finanziarie condotte dalla controversa società di marketing politico e le modalità di acquisizione e utilizzo dei dati estratti da Facebook e da altre fonti. Lo riporta il New York Times precisando che gli investigatori hanno interrogato diversi ex dipendenti di Cambridge Analytica e i rappresentanti delle banche legate al business dell’azienda; l’ex analista Christopher Wylie, l’autore della soffiata che ha portato alla luce il datagate, ha confermato al Nyt di essere stato interrogato dall’Fbi e dal dipartimento di Giustizia. Nell’ambito dell’indagine è stata contattata anche Facebook.

Cambridge Analytica è stata fondata nel 2013 con un focus preciso sulle elezioni politiche americane e ha lavorato anche per la campagna elettorale di Donald Trump. Il finanziamento iniziale di 15 milioni di dollari è stato fornito dal Repubblicano (e miliardario) Robert Mercere e da Steve Bannon, divenuto successivamente consulente della Casa Bianca (ha lasciato il ruolo ad agosto del 2017).

Cambridge Analytica avrebbe raccolto tramite una app su Facebook le informazioni personali di ben 87 milioni di utenti di Facebook utili a crere profili dei cittadini con diritto di voto per scopi politici senza aver ottenuto alcun consenso a questa attività. Come noto, lo scandalo ha travolto anche Facebook, il cui Ceo Mark Zuckerberg ha dovuto presentarsi al Congresso Usa a fornire la sua versione dei fatti e rispondere alle domande dei parlamentari, preoccupati dalle conseguenze politiche e sociali dell’abuso sui dati personali e la manipolazione dell’informazione.

Travolta dallo scandalo, la società di marketing politico con sede in Uk ha annunciato di aver avviato la procedura di insolvenza e che chiuderà i battenti per bancarotta (anche se potrebbe tornare attiva con un nuovo nome). Il fallimento sarebbe dovuto alla fuga in massa dei clienti e alle elevate spese legali connesse alle cause intentate dopo la rivelazione della raccolta e uso dei dati estratti online. Tra i dossier più recenti c’è quello dell’Information Commissioner’s Office (Ico) britannico, che ha imposto a Cambridge Analytica di consegnare tutte le informazioni in suo possesso su un elettore americano; se non lo farà sarà aperto a suo carico un procedimento penale e si aprirà la strada all’inoltro della stessa richiesta da parte di altri 240 milioni di elettori americani in base alle leggi britanniche sulla protezione dei dati personali.

L’indagine del dipartimento di Giustizia e degli agenti federali è l’ennesimo, probabilmente non l’ultimo, capitolo della saga, mentre Cambridge Analytica continua a ribadire che le accuse nei suoi confronti sono “infondate” e che non ha infranto alcuna legge.

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