L'INIZIATIVA

Datagate, class action contro Facebook: rimborsi da 200 euro per utente

Altroconsumo, insieme alle organizzazioni di Belgio, Spagna e Portogallo, chiede un risarcimento per ogni iscritto al social network. La piattaforma di Zuckerberg avrebbe tratto “indebiti e ingentissimi guadagni” dalle violazioni

Pubblicato il 31 Mag 2018

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Almeno 200 euro per ciascun utente. È quanto mira a ottenere la class action promossa contro Facebook dall’associazione Altroconsumo, insieme alle organizzazioni di Belgio, Spagna e Portogallo. I consumatori di quattro Paesi chiedono al giudice di poter agire con un’azione collettiva risarcitoria contro il social network per l’uso improprio di dati personali, emerso dopo lo scandalo Cambridge Analytica.

La richiesta si basa sulle contestazioni mosse già nelle scorse settimane dalle organizzazioni di consumatori e confermate dall’Autorità Antitrust italiana con l’apertura del procedimento per pratiche commerciali scorrette. L’addebito nasce dal fatto che la piattaforma di Mark Zuckerberg non avrebbe informato in modo chiaro e adeguato gli utenti registrati circa la raccolta e l’utilizzo per finalità informative e/o commerciali dei dati. Secondo Altroconsumo, “tutti gli utenti Facebook sono stati vittime di un continuo e massivo uso improprio dei dati da parte del social network o di altre app che operano sulla piattaforma”. Il risarcimento sarebbe dovuto, dunque, a tutti gli iscritti e non solo agli 87 milioni di profili coinvolti nel caso Cambridge Analytica.

In particolare, Altroconsumo contesta a Facebook di aver raccolto grandi volumi di dati e averli condivisi con parti terze, “senza che l’utente avesse dato il consenso in modo pienamente consapevole”. In fase di attivazione dell’account, accanto al messaggio sulla gratuità del social, è mancata un’informativa chiara e immediata sui dati. Gli utenti registrati sono costretti a consentire che Facebook e altri soggetti raccolgano e utilizzino i loro dati, pena il non poter utilizzare il social. Il sistema prevede poi una casella già spuntata che dà il consenso alla cessione e all’utilizzo dei dati: l’utente che la deseleziona potrà fare solo un uso limitato della piattaforma.

Secondo l’associazione di consumatori, il social avrebbe violato così sia la normativa sulla protezione dei dati sia la legislazione a tutela dei consumatori, “traendone indebiti e ingentissimi guadagni”. L’atto di citazione verrà depositato nella cancelleria del Tribunale di Milano. Spetterà al giudice pronunciarsi sull’ammissibilità della class action, valutare l’eventuale danno e calcolare l’importo del risarcimento. Gli esperti dell’organizzazione lo hanno stimato in 200 euro per ogni consumatore presente sul social network, sommando il danno morale al valore economico prodotto dall’utilizzo dei dati.

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