Meta, il nuovo progetto e brand di Facebook, torna nell’occhio del ciclone con le recenti dichiarazioni della whistleblower Frances Haugen, la ex dipendente che ha reso pubblici migliaia di documenti interni che svelerebbero la scarsa attenzione del social media alla protezione dei dati personali. Ora, in un’intervista con l’Associated Press, la Haugen ha ribadito la sua preoccupazione per la privacy e la sicurezza degli utenti nel mondo del metaverso presentato da Mark Zuckerberg.
Su questi temi la Haugen sta discutendo anche con le autorità europee. In un ‘audizione alla Commissione per il mercato interno del Parlamento dell’Ue ha affermato che il Digital services act, il nuovo pacchetto di regole dell’Unione europea sui servizi digitali, “saranno una grande opportunità per cambiare per sempre il mondo digitale, per portare le piattaforme verso un’innovazione non più solamente seguendo la legge del profitto e per salvare le nostre democrazie”.
Il metaverso, nella visione di Zuckerberg, è il futuro di Internet, trasformato in un mondo virtuale immersivo che viviamo non attraverso uno schermo ma da protagonisti. Le persone potranno incontrarsi, lavorare, giocare e studiare utilizzando visori e occhiali per la realtà aumentata. Haugen ha affermato che questo mondo parallelo costringerebbe le persone a rinunciare a più informazioni personali, creerebbe dipendenza e darebbe al Meta un altro monopolio nel mondo online.
L’attacco della whistleblower al metaverso: “Cederemo più dati”
Haugen ha già avuto modo di affermare (lo ha fatto in apertura al Web Summit di Lisbona) che il progetto Meta “non ha senso” e che Facebook non cambierà finché ci sarà Zuckerberg alla guida. Ora ha detto all’Ap che il ceo si è affrettato a dare la priorità al metaverso perché “se non ti piace la conversazione, provi a cambiarla”. “Facebook dovrebbe avere un piano di trasparenza per il metaverso”, ha evidenziato la Haugen, sottolineando che l’azienda “continua a dare priorità ai propri profitti rispetto alla sicurezza”. L’obiettivo sarebbe di far crescere il numero di utenti potenziando il coinvolgimento. Haugen sostiene che i sistemi di Facebook amplificano l’odio e l’estremismo online e non riescono a proteggere i giovani dai contenuti dannosi.
Zuckerberg ha respinto le affermazioni della ex dipendente definendole uno “sforzo coordinato” per fornire un’immagine falsa dell’azienda. Nella presentazione del nuovo brand il numero uno di Facebook ha affermato che la costruzione del metaverso è agli inizi e che Meta vuole realizzare il progetto con la partecipazione di tutta la community degli sviluppatori e in modo che la privacy, la sicurezza e l’interoperabilità siano integrate by design. È vero anche che, per come è concepito, questo mondo parallelo virtuale avrà bisogno dei nostri dati personali analizzati da algoritmi di intelligenza artificiale per essere realizzato. E farà nascere un nuovo business di oggetti e attività per il metaverso venduti online e offline.
“Nessuno può controllare Facebook, situazione non più sostenibile”
Davanti al Parlamento europeo la Haugen ha detto che il problema dei progetti di Zuckerberg risiede nel fatto che “nessuno all’esterno di Facebook sa cosa succeda realmente all’interno” e “poiché l’accesso ai dati da parte di governi e autorità comporterebbe la violazione del segreto di mercato, ciò determina una situazione in cui Facebook non si lascia giudicare da nessuno. Questo non è più sostenibile”.
Le dichiarazioni della Haugen, come riporta il Wall Street Journal, danno ai legislatori dell’Ue una nuova motivazione a inasprire le regole sui colossi digitali: dopo gli incontri delle autorità europee con la ex dipendente di Facebook il commissario al mercato digitale Thierry Breton ha affermato che l’Europa “è seriamente intenzionata a regolare quello che ancora è un Far West”. Il Digital services act potrebbe inasprire i paletti e i controlli sull’attività delle piattaforme social.