FRANCIA

Gdpr, Google perde il ricorso contro la multa da 50 milioni

La Corte suprema conferma l’ammenda comminata dal Cnil al colosso americano per violazione della normativa privacy. È la multa più alta finora inflitta da un Garante in Europa. L’azienda: “Faremo i cambiamenti necessari”

Pubblicato il 22 Giu 2020

Patrizia Licata

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Google deve pagare la multa di 50 milioni di euro comminata dal Garante francese della privacy Cnil per violazione delle norme del Gdpr. Lo ha sentenziato la Corte suprema (Conseil d’Etat) della Francia, respingendo così il ricorso presentato dal colosso americano.

L’ammenda era stata annunciata dal Cnil a gennaio del 2019. L’autorità nazionale francese per la protezione dei dati aveva preso in esame le denunce contro Google depositate dalle associazioni None Of Your Business (NOYB) e la Quadrature du Net. Questi lamentavano che la società americana non disponesse di una valida base giuridica per trattare i dati personali degli utenti per fini pubblicitari mirati. Si è trattato della prima sanzione contro Google in Francia nel quadro del Gdpr.

Respinte le tesi di Google

La sentenza della Corte suprema conferma le conclusioni cui era arrivato il Cnil, secondo cui Google aveva violato il Gdpr in quanto non aveva fornito informazioni adeguate sulla sua policy per il consenso al trattamento dei dati degli utenti Android.

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Il Cnil ha sostenuto che le informazioni fornite agli utenti al momento della creazione di un account non erano sempre chiare e facilmente accessibili. Il Garante ha anche definito “vaghe” le informazioni fornite da Google; questo non permetteva agli utenti di comprendere le diverse finalità di trattamento dei dati da parte di Google. Il Cnil ha anche affermato che Google non raccoglieva  in modo valido il consenso per il trattamento dei dati allo scopo di personalizzare  le pubblicità. 

La Corte suprema francese ha respinto la tesi di Google secondo cui il Cnil non avrebbe l’autorità per deliberare su questo caso; la difesa dell’azienda americana ha sostenuto che solo l’autorità per la protezione dati irlandese aveva la giurisdizione. Ma  il Conseil d’Etat ha ritenuto che l’autorità del Cnil fosse giustificata dal fatto che, al momento della sanzione, le operazioni irlandesi di Google non erano coinvolte nelle regole sulla riservatezza dei dati riguardanti gli utenti che configuravano un nuovo smartphone Android.

Infine, la Corte suprema ha confermato l’ammontare della sanzione, affermando che non è sproporzionata vista la gravità delle inosservanze di Google rispetto a quanto stabilito dal Gdpr. “Google non ha rispettato gli obbigli di informazione e trasparenza”, si legge nella nota stampa del Cnil. “Google non mette l’utente in grado di dare  un consenso libero e chiaro al trattamento dei suoi dati al fine di personalizzare la pubblicità”.

La multa francese contro Google resta così la più alta finora inflitta da un Garante privacy in Europa.

Il commento di Big G

“Le persone si aspettano di avere chiarezza e controllo sul modo in cui vengono usati i loro dati, e abbiamo investito in strumenti avanzati che li aiutino in entrambi i sensi. Questo caso non riguarda il consenso delle persone sulla pubblicità personalizzata, ma il modo specifico in cui questo consenso dovrebbe essere ottenuto. Alla luce di questa decisione, rivedremo quali sono i cambiamenti che dobbiamo fare“, ha commentato un portavoce di Google.

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