IL REPORT

Scatta la nuova “digital wave”, AI e big data driver della svolta

ITMedia Consulting: le tecnologie di frontiera chiave del cambio di passo per mercati, industria e geopolitica. Reti neurali e algoritmi “super-abilitatori”. Le strategie di Usa, Cina e Europa. E i piani dell’Italia

Pubblicato il 22 Dic 2020

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Entro il 2030, l’Intelligenza artificiale potrebbe determinare un aumento dell’attività economica globale di circa 13 trilioni di dollari, con una crescita di circa 1,2% del Pil all’anno. In questo scenario le tecnologie IA rivelano il proprio potenziale disruptive, ma in chiave di sviluppo di nuove opportunità. Secondo il World Economic Forum entro il 2022 l’IA creerà 133 milioni di nuovi posti di lavoro, ma al contempo 75 milioni andranno persi con un saldo netto pari a ben 58 milioni di posti di lavoro aggiuntivi nei prossimi anni che riguarderanno in particolare i data analyst e i data scientist.

Emerge da “Big Data e Intelligenza Artificiale. Condivisione e accesso ai dati tra mercato, concorrenza e regole” lo studio realizzato da ITMedia Consulting guidato da Augusto Preta, con il contributo scientifico del Centro di Ricerca Ask Università Bocconi, secondo cui l’impatto delle tecnologie di frontiera è paragonabile a quello generato “dal motore a vapore nel 1800 – si legge nel report –  dall’automazione introdotta dai robot nella produzione industriale negli anni ’90, e dalla diffusione delle tecnologie informatiche e delle Tlc negli anni 2000”.

In questo contesto l’IA si candida a occupare una posizione preminente emergendo come l’elemento principale della nuova digital wave e rappresentando di fatto una sorta di super-abilitatore che consente di liberare appieno l’enorme potenziale rappresentato dai dati e più in generale da un approccio data-driven.

Tecnologie, piattaforme e sistemi innovativi alla base dell’IA come reti neurali, nanotecnologie, Cognitive Computing, e tutta una serie di algoritmi (Machine Learning,Deep Learning, Natural Language Processing, Realtà Aumentata e/o Virtuale) costituiscono i nuovi strumenti abilitanti della Digital Economy.

La nuova carta geografica mondiale

Molteplici le ricadute e i nodi da sciogliere analizzati dal report: aspetti economici, etici e di policy relativi all’economia digitale ma in particolare alla data driven economy che trasforma modelli interpretativi e delinea nuove strade nella concorrenza, regolazione e privacy.

Cina e Usa i Paesi in prima fila nella svolta con un contributo del 40% all’evoluzione: una partita commerciale e geopolitica che vede fronteggiarsi le due super-potenze alle prese con una forte spinta delle attività di R&D nel settore.

I due Paesi stanno giocando una partita che va al di là della mera competizione tecnologica. Il ruolo dei governi è cruciale al fine di integrare l’IA nella società. Con l’aumento dell’uso della IA, l’impatto sul panorama geopolitico mondiale potrebbe portare a nuovi equilibri molto più rapidamente di quanto ci si aspetti. In futuro, gran parte delle funzioni del governo saranno sotto forma di government as a service grazie al ruolo dell’IA. Di conseguenza, i governi che comprendono le ramificazioni dell’IA e investono nella formazione o incoraggiano le aziende a farlo per i loro dipendenti saranno avvantaggiati nel tempo. “Leader globali forti e responsabili – si legge nel report – con una visione strategica e a lungo termine dovranno intensificare e gestire queste sfide per assicurare la stabilità mondiale”.

Alla base della svolta i dati di cui l’IA rappresenta, a livello macro, la disciplina applicativa omnicomprensiva in termini di capacità di estrapolare tutto il valore in loro contenuto. Tecnologie, piattaforme e sistemi innovativi alla base dell’IA costituiscono i nuovi strumenti abilitanti della Digital Economy che, grazie alla sua diffusione pervasiva in tutti i settori, promette, dunque, di dar luogo a una nuova era dello sviluppo economico e sociale e più in generale a una nuova e più evoluta fase dell’esistenza umana.

Un ruolo rilevante può essere rivestito dalla Blockchain. Se le decisioni vengono registrate su una Blockchain, ciò rende molto più semplice l’audit. Registrare il processo decisionale sulle Blockchain potrebbe essere un passo avanti verso il raggiungimento del livello di trasparenza e conoscenza dell’IA.

L’impatto sulla sanità: la questione cinese

Nella attuale emergenza sanitaria legata al coronavirus, Covid, l’utilizzo dei Big Data e dell’IA in particolare si sta rilevando sempre più funzionale sia sul versante della diagnosi che su quello del rispetto delle norme di contenimento dell’infezione.

In Cina, i colossi dell’industria tech svolgono un ruolo di primo piano nella lotta al Covid dando evidenza anche che la tanto discussa raccolta dei dati personali dei cittadini, “che nel paese asiatico – si legge nel report – viene eseguita con fin troppa leggerezza”, può essere un alleato prezioso in questi giorni di emergenza. Alibaba ha sviluppato un nuovo sistema di diagnosi del Covid basato sull’IA che permette di rilevare, tramite scansioni tomografiche computerizzate (quindi tramite Tac), nuovi casi con un tasso di accuratezza fino al 96%. Il tutto in 20 secondi, quindi abbattendo notevolmente i tempi d’attesa dei tradizionali tamponi. Per quanto concerne il controllo sulla corretta osservanza delle misure di contenimento, grazie ad applicazioni che utilizzano i Big Data, il governo ha intensificato il suo sofisticato e criticato sistema di sorveglianza, che vanta circa 200 milioni di telecamere di sicurezza installate in tutto il Paese, per far rispettare la quarantena ai pazienti infetti e per mappare i movimenti del virus.

Inoltre, in numerose aree del paese è cresciuto esponenzialmente nelle ultime settimane l’utilizzo di telecamere intelligenti in grado di intercettare le persone che non indossano una mascherina. Secondo quanto riferisce il quotidiano cinese Global Times, le forze di polizia della città di Chengdu (nella provincia del Sichuan) utilizzano caschi intelligenti in grado di misurare la temperatura di chiunque, entro un raggio di 5 metri.

Grazie alle app la Cina è riuscita a rallentare con successo il contagio ma rimangono pesanti dubbi sugli effetti che questa nuova massiccia raccolta di dati potrà avere sulla privacy dei cittadini cinesi. Le applicazioni adottate, infatti, richiedono agli utenti di registrarsi con il loro nome, numero di identificazione nazionale e numero di telefono. Ad oggi, si legge ancora nello studio “non c’è grande trasparenza sul modo in cui il governo di Pechino stia effettuando i controlli incrociati e su come tratta questi dati per cui più le app diventano diffuse, più cresce la paura che si possano verificare casi di discriminazione verso i cittadini infetti da Covid”.

La corsa degli Usa

Gli Stati Uniti, culla delle innovazioni in ambito high-tech, sembrano perseguire la strada degli investimenti cospicui da parte dei colossi privatidella Silicon Valley agevolati dalla spinta essenzialmente nazionalista e protezionistica dell’amministrazione Trump che tuttavia solo recentemente è arrivata a considera l’IA una delle componenti fondamentali della policy America First. In questo quadro, la deregulation americana appare favorevole allo sviluppo delle applicazioni IA ma con potenziali rischi in merito a questioni in termini di privacy e tutela dei dati personali.

A livello generale, a prescindere dai contesti e dagli ambiti di applicazione, il rapporto tra etica e IA è destinato ad essere sempre più rilevante per approdare ad un’adozione delle applicazioni pienamente consapevole delle opportunità e dei rischi, traendo il massimo dei benefici economici e sociali dall’innovazione tecnologica. A livello internazionale, infatti, esistono numerosi approfondimenti finalizzati a definire delle linee guida basati su principi etici.

Come si muove l’Europa

In ambito comunitario, le iniziative messe in campo dell’Unione europea hanno l’intento di farle acquisire un ruolo di primo piano nella ricerca e sperimentazione in ambito IA e Big Data e più in generale nel contesto delle tecnologie della Digital Transformation, garantendo il rispetto di diritti fondamentali come la privacy e il perseguimento del bene collettivo. Il 19 febbraio 2020, la Commissione ha presentato la nuova strategia digitale europea per i prossimi cinque anni, caratterizzata da un cambio di approccio sulla trasformazione digitale con un focus più accentuato sullo sviluppo di capacità e tecnologie europee e sulla leadership europea nei dati industriali. La Commissione intende puntare sulla sovranità tecnologica europea con l’obiettivo di garantire l’integrità e la resilienza delle infrastrutture europee di dati, reti e comunicazioni.

Particolarmente rilevante appare il completamento della realizzazione del mercato unico digitale in Europa, per il quale la Commissione aveva avviato una strategia ambiziosa che mira a una piena adozione delle tecnologie digitali finalizzata ad aiutare le imprese ad espandersi oltre il mercato interno dell’Ue, aumentando ulteriormente l’attrattiva dell’Unione Europea per gli investimenti su scala mondiale; in questo contesto di grandi sfide globali incentrate sulla data economy e sull’IA, un ruolo importante giocano le diverse strategie nazionali.

Il ruolo di Italia, Francia, Germania e UK

La Francia ha presentato la propria strategia nazionale per l’IA molto ambiziosa, basata sulla Relazione Villani: il governo stanzierà 1,5 miliardi per lo sviluppo dell’IA entro la fine dell’attuale mandato di 5 anni, compresi 700 milioni per la ricerca; la Germania, con 5 miliardi, ha istituito la piattaforma Lernende Systeme basata sui sistemi di apprendimento per attivare un dialogo tra il mondo accademico, la scuola, l’industria e il governo; il Regno Unito, dove il Governo ha lanciato il Sector Deal for AI, la nuova strategia per l’IA che evidenzia l’impatto sulla crescita economica (l’IA, si sostiene nel rapporto, ha il potenziale per aumentare il valore dell’economia britannica di 630 miliardi di sterline entro il 2035).

In questo contesto di grande dinamismo, anche l’Italia, pur con risorse molto più limitate, sta iniziando a muoversi, mediante una strategia volta a favorire l’utilizzo di strumenti di IA applicati ai servizi. Ne è un esempio il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione, che ha come obiettivo di far entrare questo tipo di tecnologia nella vita quotidiana e, più specificamente, nella costruzione di una nuova relazione tra Stato e cittadini.

In particolare, si sta orientando verso due direttrici: la prima di carattere regolamentare e strategico attraverso la formazione di Gruppi di esperti in grado di supportare lo stesso Governo nell’azione di politiche specifiche al cui esito, a luglio 2020, è stata pubblicata la “Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale”; la seconda attraverso la liberazione di fondi da dedicare alle PA o alle imprese in grado di sviluppare progetti pilota attinenti a IA e Blockchain, e più in generale le tecnologie dell’informazione. In considerazione di ciò, si prevede l’istituzione di un Fondo per interventi volti a favorire lo sviluppo delle applicazioni 4.0, con una dotazione per gli anni 2019, 2020 e 2021.

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