LE STIME

Occupazione: in Italia 137mila addetti Ict entro il 2025, anche nella PA scatta il turnover

Dall’analisi “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine” di Unioncamere e Anpal, emerge l’esigenza di nuove figure. Informatica e telecomunicazioni le aree a maggior tasso di richiesta

Pubblicato il 02 Apr 2021

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Saranno le filiere “informatica e telecomunicazioni”, “finanza e consulenza” e “salute” quelle che, nei prossimi cinque anni, registreranno i tassi di crescita annui più elevati in termini di esigenze occupazionali: solo in ambito Itc e tlc, il fabbisogno complessivo stimato andrà dalle 122mila alle 137mila unità. È quanto mostrano le “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2021-2025)” elaborate nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere, in collaborazione con Anpal.

Numeri differenti a seconda degli scenari possibili

Nel complesso, lo studio afferma che tra il 2021 e il 2025 i settori privati e pubblici potrebbero esprimere un fabbisogno compreso tra 3,5 e 3,9 milioni di lavoratori, di cui 2,6 milioni per necessità di sostituzione del personale ora al lavoro e 900mila-1,3 milioni di unità per la crescita dello stock occupazionale dovuta all’espansione economica, a seconda dello scenario di riferimento.
I due scenari presentati – quello avverso (A), che incorpora l’ipotesi di recrudescenza della pandemia da Covid-19 e quello più favorevole (B) – sono stati elaborati a partire dalle stime del Governo (Nadef) e considerano anche l’impatto dei diversi interventi di politica economica previsti dall’esecutivo e, in particolare, dal piano finanziato dall’Unione Europea Next Generation.
Secondo l’analisi, i servizi esprimeranno un incremento compreso tra 860mila e 1,1 milioni di occupati nel complesso del quinquennio, mentre per i settori industriali si stima una variazione dello stock compresa tra 63mila e 128mila lavoratori e per l’agricoltura tra 9mila e 29mila unità. Quanto a fabbisogni, poi, nei prossimi cinque anni si stima che la macchina della pubblica amministrazione necessiterà di oltre 740mila nuovi occupati, più di 690mila dei quali per il naturale turnover dei dipendenti.

Ritorno ai livelli pre-Covid nel 2022 o nel 2023

Complessivamente, l’aumento dello stock di occupati rispetto alla fine del 2020 sarà compreso tra 190mila e 260mila unità in media annua nel 2021-2025, a seconda dello scenario di espansione economica che si considera. In tal modo, l’Italia potrebbe ritornare ai livelli occupazionali pre-Covid del 2019 nel 2023 secondo lo scenario A, oppure nel 2022 secondo lo scenario B.

Finanza e consulenza: fabbisogno in crescita per le consulenze nell’Ict

A livello settoriale, nel quinquennio dovranno essere sostituiti circa 340mila occupati nella filiera “salute” (per oltre la metà determinata dalla domanda di dipendenti pubblici per la sanità), 387mila unità negli “altri servizi pubblici e privati” (soprattutto nei servizi generali della P.A.), 451mila lavoratori nel “commercio e turismo” (per il 75% nel commercio).
Dall’analisi per filiere emerge per “commercio e turismo” una domanda di occupati compresa tra 568mila e 698mila unità, per oltre la metà determinata dalla necessità di turnover dei lavoratori del solo commercio.
Per la filiera “finanza e consulenza” il fabbisogno stimato è di 500-543mila occupati, viste le esigenze di consulenze tecniche negli ambiti dell’Ict che potrebbero incrementare nei prossimi anni per le misure volte a sviluppare la digitalizzazione e l’innovazione.

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