L'ANALISI

Cybercrime, in Italia balzo del 14%. Allarme Censis: “Freno alla modernizzazione”

“Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia”: nel 2020 commesse oltre 240mila truffe e frodi informatiche. Il 31,3% degli italiani non si sente sicuro nelle operazioni bancarie online. E il 25% ha paura di utilizzare i sistemi di pagamento digitale

Pubblicato il 20 Apr 2021

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Truffe e frodi online a quota 241.673 in Italia nel 2020. Emerge dal “Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia” di Censis e Federsicurezza, secondo cui l’aumento del cybercrime è del 13,9% in più rispetto all’anno precedente (nel 2010 erano state solo 96.442). I rischi connessi all’utilizzo della rete “frenano la modernizzazione”, spiegano gli autori del Rapporto: un italiano su tre (il 31,3% del totale) non si sente sicuro quando fa operazioni bancarie online. Uno su quattro (il 24,9%) ha paura di utilizzare i sistemi di pagamento elettronici per fare acquisti in rete. E le percentuali salgono nettamente tra le persone più avanti con gli anni e tra quelle con bassi livelli di istruzione.

Lockdown “propulsore” di cybercrime

In realtà, specifica il rapporto, “l’aumento dei reati informatici è un fenomeno già era presente prima dell’arrivo dell’emergenza sanitaria – si legge nell’analisi -. Infatti, negli ultimi dieci anni, a fronte di una riduzione del 28,8% dei reati denunciati, le truffe e frodi informatiche sono cresciute del 150,6%, e gli altri delitti informatici sono aumentati del 216,2%”.

Ma con il lockdown i reati informatici sono aumentati ancora, e di più. Infatti, l’isolamento forzato all’interno delle proprie abitazioni e il maggiore utilizzo dei device tecnologici e delle piattaforme digitali “ ha avuto come conseguenza quella di riversare nella rete un’enorme massa di dati ed informazioni utilizzabili da chiunque in qualsiasi parte del mondo per compiere frodi e delitti informatici di diverso tipo”.

Ecco quali sono le frodi più comuni

Tra le frodi più praticate, il phishing ai danni di imprese o privati. Simile, ma ancora più sofisticato, è il voice phishing o meglio, vishing, attraverso il quale i truffatori, già entrati fraudolentemente in possesso dei dati relativi alla carta di credito, entrano in contatto telefonico diretto con la vittima fingendosi operatori bancari o di società emittenti delle carte di credito, e simulando un problema sul conto e la necessità di attivare delle procedure di sicurezza che richiedono la attivazione del codice di conferma necessario per completare la transazione.

Altri meccanismi fraudolenti connessi con l’emergenza sanitaria da Covid-19 riguardano la raccolta di fondi mediante piattaforme di crowdfunding a favore di fittizie organizzazioni non profit che lavoravano a favore della ricerca o dei malati di coronavirus e le insidie che derivano dalla possibilità di incorrere in negozi virtuali che commercializzano prodotti fake spacciandoli per buoni, o comunque prodotti non a norma.

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