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Business angel: investimenti in crescita del 41,5% in Italia nel 2020

Lo svela la nuova survey Iban, secondo cui crescono a 402,5 milioni di euro gli importi investiti in modo diretto e in syndication con i fondi di venture capital degli “Angeli”. Privilegiati Ict e startup

Pubblicato il 15 Lug 2021

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Crescono del 41,5%, a 402,5 milioni di euro, gli investimenti diretti e in syndication con i fondi di venture capital dei Business angel (Ba) italiani: restano sostanzialmente stabili gli investimenti diretti che hanno coinvolto esclusivamente i Ba, che nel 2020 si sono attestati a 51 milioni di euro (e che hanno fatto registrare una crescita del 30% nell’ultimo triennio) e crescono in modo sostanziale gli investimenti in syndication con i fondi di venture capital (+41,3% a 325 milioni di euro). In generale diminuiscono gli importi medi investiti e contemporaneamente aumentano le società target oggetto dell’investimento: più del 50% degli investimenti realizzati nel 2020 infatti è stato inferiore a 100mila euro (42% nel 2019) e solo il 5% ha superato i 500mila euro (26% nel 2019).

Sono questi i numeri più importanti che emergono dall’analisi che Iban, l’Associazione italiana dei Business angel, ha svolto con la sua Survey 2020, annuale analisi del mercato italiano dell’informal venture capital o angel investing condotta con la supervisione scientifica del professor Vincenzo Capizzi dell’Università del Piemonte orientale e della Sda Bocconi.

Il 2020 dei Business angel si potrebbe quindi riassumere con le parole resilienza, perseveranza e prudenza, aspettando di conoscere i dati del 2021 che dovrebbero beneficiare dell’entrata a regime in maniera sistemica degli incentivi fiscali ed economici introdotti dagli ultimi governi nei confronti dei Ba e in generale di tutta l’innovazione italiana.

Numeri in forte crescita

Si rafforza collaborazione tra Business angel e fondi di venture capital per la realizzazione di operazioni in sinergia: nel 2020 infatti questo canale ha permesso di movimentare 325 milioni di euro, con un balzo percentuale del 41,3% rispetto ai 230 milioni di euro registrati nel 2019. Rimane stabile invece il dato relativo agli investimenti effettuati esclusivamente dai Business angel, anche qui però c’è un numero in crescita. Se la cifra totale investita infatti è sostanzialmente invariata rispetto al 2019, 51 milioni di euro nel 2020 contro i 53 milioni di euro del 2019, ad aumentare sono le società target oggetto di investimento che passano da 88 a 96. Il trend nell’ultimo triennio risulta in crescita del 30%.

Circa il 95% delle operazioni sono state condotte da investitori italiani, per un numero medio di 11 Business angel per ogni deal, confermando la tendenza già rilevata negli anni precedenti, anche in ambito internazionale, che vede i Business angel unirsi in cordate (syndication) per aumentare l’apporto finanziario complessivo, ridurre i costi individuali di transazione e il rischio in caso di insuccesso dell’operazione.

E se nel 2019 le operazioni ammontavano a 1,3 milioni di euro complessivamente stanziati da Angel italiani attraverso 27 operazioni, il 2020 evidenzia una fortissima espansione del crowdfunding che registra 26,5 milioni di euro investiti per un totale di 101 operazioni effettuate, con un investimento medio per Angel di poco superiore ai 12mila euro. Si conferma perciò il trend del 2019 per il quale la classe dei Business angel si sta arricchendo di nuovi soggetti che, nonostante patrimoni modesti, decidono di investire nell’early stage e nell’innovazione, anche attraverso le piattaforme di crowdfunding, attratti dai vantaggi economici e remunerativi.

Chi sono i Business Angel in Italia nel 2020

La survey Iban traccia anche un profilo che identifica le principali caratteristiche di questi investitori. Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero dell’economia e delle finanze sui contribuenti che hanno usufruito delle agevolazioni fiscali per startup e pmi innovative, nel 2019 in Italia si potevano contare circa 5mila Business angel. Dall’Indagine Iban emerge che si tratta di manager e imprenditori, con un patrimonio mobiliare inferiore ai 2 milioni di euro, che investono in modo non prevalente (meno del 10% del proprio patrimonio per il 73% del campione) in operazioni di angel investment.

Ict in testa fra i settori di investimento

Il settore che maggiormente ha beneficiato degli investimenti degli Angel è quello dell’Ict (30% degli investimenti nel 2020), in cui si evidenzia un alto numero di startup che propongono servizi tecnologici rivolti alle imprese (enterprise technologies, 52% delle operazioni Ict). Un cambio di tendenza rispetto agli anni precedenti in cui la maggior parte degli investimenti nel settore riguardava servizi rivolti ai privati. A questo settore seguono quello dei beni di consumo (12%), l’healthcare (7%) e il farmaceutico e biotech (7%), confermando il forte interesse degli investitori verso le startup nel contesto della sanità già evidenziato nel 2018 e 2019.
La percentuale investita individualmente raramente supera il 15% del capitale della società target e gli investimenti sono multipli: all’inizio del 2020 il portafoglio dei Ba è composto in media da 6 aziende. I Business angel italiani inoltre privilegiano gli investimenti in startup (57% del totale nel 2020) rispetto a quelli seed (43%), che però risultano in costante crescita. La preferenza per il tipo di società su cui intervenire rimane invariata nel 2020, con quelle in fase di startup (57%) preferite a quelle in fase di seed (43%).

Dal Decreto Rilancio importanti “passi avanti”

“È interessante rilevare come in più del 50% dei casi i Business angel dichiarino di avere un grado di coinvolgimento medio o alto nella vita quotidiana delle startup, con visite in azienda frequenti, e un apporto soprattutto in termini di contatti presso la business e financial community (24%) e di competenze di tipo strategico (22%) – afferma Paolo Anselmo, presidente di Iban -. Nonostante la pandemia il 2020 è stato un anno dinamico per l’angel investing italiano che non solo ha contribuito a immettere capitali nell’intero comparto dell’innovazione, ma ha anche ottenuto importanti risultati, come le detrazioni fiscali previste dal Decreto Rilancio e il riconoscimento come investitori qualificati dell’ecosistema dell’innovazione. Tutti passi avanti molto importanti. Un ulteriore segnale di dinamismo e vivacità che abbiamo riscontrato è stato il significativo incremento del numero dei soci iscritti a Iban, che nel corso dell’ultimo anno sono aumentati di oltre 120 unità”.

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