LO SCENARIO

5G, Assoprovider contro la revisione dei limiti elettromagnetici

L’associazione si schiera contro l’ipotesi a cui lavora il governo. Il presidente Frontera: “Si distruggerà il mercato dei piccoli e medi operatori senza alcun beneficio sul fronte della riduzione del digital divide”

Pubblicato il 29 Mag 2023

Patrizia Licata

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Assoprovider si schiera contro l’innalzamento dei limiti sulle emissioni elettromagnetiche. La bozza del Decreto Tlc del governo (anticipata da CorCom), che punta a ridare slancio al settore e spinta al 5G anche con una revisione al rialzo dei limiti elettromagnetici, scatena la risposta dell’associazione degli operatori di prossimità che, in una nota, spiega i suoi timori sulla sopravvivenza delle piccole e medie aziende delle tlc. 

Il governo lavora a un’ipotesi di innalzamento oltre gli attuali 6V/m, pur rimanendo sempre ben al di sotto del limite europeo di 60V/m, ad esempio attestandosi sui 30V/m. Ma la difesa dello status quo di Assoprovider è netta: “No all’innalzamento è la risposta ferma di Assoprovider nei confronti del governo che studia modifiche alla normativa vigente e che vanno in questa pericolosa direzione”, si legge nella nota. Per Assoprovider l’esecutivo sta cedendo “alle associazioni di categoria e alle multinazionali che fanno pressione per adeguare i limiti ai parametri Ue”.

Una minaccia alle Pmi 

Secondo Assoprovider, l’estensione dei limiti rischia di essere una rovina per i piccoli e medi operatori delle tlc, ma anche per i territori nei quali queste aziende operano.

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L’associazione ricorda di essere da sempre in prima linea per la difesa dei diritti dei piccoli e medi operatori e per garantire servizi internet di qualità ai cittadini, anche nelle zone a fallimento di mercato.

Da più di 20 anni i suoi associati si impegnano per l’abbattimento del digital divide, la creazione di migliaia di posti di lavoro e per rendere internet accessibile a milioni di persone: “Gli imprenditori nostri associati, che dovrebbero ricevere una medaglia al valore per l’impegno e per aver portato Internet a casa dei comuni cittadini e Pa più remote, si trovano oggi a rischiare di chiudere o, per limitare i danni, di ridurre il personale. L’innalzamento farebbe solo gli interessi dei grandi player del settore, estromettendo di fatto i piccoli e medi operatori dal mercato”, denuncia Giambattista Frontera, presidente di Assoprovider.

5G, rischio di alterazioni del mercato

I limiti alle emissioni elettromagnetiche sono stati fissati in Italia ad un valore di attenzione e obiettivo di qualità pari a 6 V/m. Oltre ai rischi sulla salute umana dell’innalzamento, su cui la comunità scientifica dibatte da anni, Assoprovider ritiene che non sarà un vero beneficio nella riduzione del divario digitale: “Basta guardare al territorio italiano – complicato dal punto di vista orografico, per via delle catene montuose presenti, rispetto alle praterie che ci sono nel resto d’Europa – per comprendere che l’innalzamento rischia di rallentare interventi più efficaci e capillari sulle reti italiane”, conclude Frontera.

Il Decreto Tlc

Con 1,5 miliardi a sostegno del settore delle Tlc, il governo attraverso un decreto ad hoc – per ora in bozza – punta a ridare ossigeno a un comparto che sta attraversando una profonda crisi nonché a spianare la strada alle infrastrutture a banda ultralarga con una serie di misure, incluse quelle per il 5G attraverso la revisione al rialzo dei limiti elettromagnetici.

Un innalzamento degli attuali limiti fissati a 6V/m, rimanendo sempre ben al di sotto del limite europeo di 60V/m, ad esempio 30V/m, garantirebbe il miglioramento della qualità del servizio (in termini di copertura) fin da subito, con effetti positivi sui cittadini in termini di voce e dati, riducendo l’impatto economico sugli operatori e la proliferazione di antenne sul territorio”, si legge nel documento, in cui si puntualizza che “il 62% dei siti esistenti nelle aree urbane è risultato non aggiornabile al 5G a causa dei limiti di emissione. Gli extra costi per sviluppare la copertura 5G a causa dei limiti stringenti che obbligano alla reingegnerizzazione dei siti esistenti o al reperimento di nuovi siti sono di circa 1,3 miliardi per operatore”.

“Sulle emissioni elettromagnetiche nel 5G c’è bisogno di uno sforzo di comunicazione. Ma se avessimo il 5G standalone, anziché costruito su infrastrutture esistenti, non ci sarebbe bisogno di discutere di emissioni”, ha dichiarato il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti in occasione dello Stakeholder Forum di Inwit, riaccendendo i riflettori sulla bozza di decreto che prevede il rialzo delle emissioni in linea con quelle europee.

Su tutte queste questioni su cui faremo il punto il 15 giugno a Telco per l’Italia (QUI AGENDA E ISCRIZIONE).

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