La Commissione Ue ha dato il via libera al piano da 2 miliardi – nell’ambito del Pnrr – che prevede l’erogazione di fondi pubblici sotto forma di aiuti di Stato per la realizzazione delle nuove reti 5G in aree non coperte dai piani degli operatori. Le due gare – relative alla realizzazione delle nuove reti e a al rilegamento in fibra ottica dei siti radiomobili – sono già state bandite anche se la deadline per la presentazione delle offerte è stata prorogata al 9 maggio (dalla precedente scadenza fissata al 27 aprile).
“Il regime italiano da 2 miliardi, interamente finanziato dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, sosterrà la diffusione di reti mobili 5G ad alte prestazioni. In tal modo i consumatori e le imprese potranno accedere a servizi 5G di alta qualità, contribuendo alla crescita economica del paese e agli obiettivi strategici dell’Ue relativi alla transizione digitale”, commenta Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva responsabile della politica di concorrenza.
Banda ultralarga fissa e mobile, la roadmap a Telco per l’Italia il 3 maggio
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In crescita gli investimenti per le nuove reti, quali i piani degli operatori per chiudere i gap? Dalle città ai piccoli comuni passando per i distretti e le aree periferiche. Ma bisognerà fare i conti con burocrazia, norme inadeguate, personale insufficiente. Come sciogliere i nodi? In rappresentanza della Commissione Ue a Telco per l’Italia l’intervento di Franco Accordino, Head Unit Investment in High-Capacity Networks. Nel pomeriggio l’intervento di Alessandro Gropelli, Deputy Director-General, Director of Strategy & Communications di Etno
La strategia Italia 2026
Il piano Strategia Italia 2026 per la ripresa e la resilienza comprende importanti progetti di investimento nel settore delle comunicazioni elettroniche, tra cui la diffusione di reti fisse e mobili efficienti. L’aiuto previsto nell’ambito del regime assumerà la forma di sovvenzioni dirette a favore dei fornitori di servizi di comunicazione elettronica. La misura finanzierà la realizzazione: i reti di backhaul efficienti per collegare le stazioni di base mobili che, entro il 2026, ne saranno ancora sprovviste e delle stazioni di base necessarie alla fornitura di servizi mobili 5G che offrano una velocità minima di scaricamento di 150 Mbps e una velocità minima di caricamento di 30 Mbps nelle zone dell’Italia che, entro il 2026, non saranno servite da reti con velocità di scaricamento superiore a 30 Mbps.
Le valutazioni della Commissione Ue
La Commissione ha rilevato che la misura è necessaria e proporzionata per ovviare ai fallimenti del mercato, segnatamente al fatto che non esistono né sono previste reti mobili che soddisfino adeguatamente le esigenze degli utenti finali. L’esistenza di un fallimento del mercato è stata valutata attraverso la mappatura delle infrastrutture attualmente disponibili e di quelle previste e tramite una consultazione pubblica condotta dalle autorità italiane.
La misura ha un effetto di incentivazione, in quanto facilita la diffusione e il funzionamento di reti mobili ad alte prestazioni che gli operatori privati non sono disposti a realizzare a causa dei costi elevati, non controbilanciati da un livello adeguato di entrate previste.
Il regime prevede salvaguardie sufficienti per garantire che eventuali distorsioni indebite della concorrenza siano limitate e che l’aiuto non alteri le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse. In particolare, tutti i beneficiari del regime saranno selezionati mediante una procedura di gara aperta, trasparente e non discriminatoria. Inoltre l’Italia incoraggerà anche il riutilizzo delle infrastrutture esistenti. Infine la misura favorisce la concorrenza in quanto garantisce l’accesso all’ingrosso alle reti sovvenzionate.
Sulla base di tali elementi, la Commissione ha concluso che il regime è in linea con le norme dell’UE in materia di aiuti di Stato.