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5G, nessun risarcimento per le telco costrette a sostituire le tecnologie cinesi

Secondo indiscrezioni del quotidiano Handelsblatt il Governo tedesco non prevederebbe fondi nel caso di obbligo di rimozione dalle reti delle componenti prodotte da Huawei e Zte. Posizione in linea con la Commissione Ue: in alcuni Paesi già limitato l’uso senza alcuna compensazione per le compagnie interessate

Pubblicato il 21 Lug 2023

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Gli operatori Tlc tedeschi non verranno risarciti nel momento in cui Berlino dovesse imporre la rimozione dall’infrastruttura 5G delle componenti prodotte da Huawei e Zte. A rivelarlo è il quotidiano Handelsblatt, secondo cui entro la fine del 2023, il governo potrebbe ordinare a Vodafone, Deutsche Telekom e Telefónica di agire in questo senso.

Per il governo tedesco non ci sono basi giuridiche per il risarcimento

È evidente che nel caso in cui l’eventualità diventasse certezza, le quattro società si troverebbero a dover sostenere costi estremamente elevati, stimati in miliardi di euro. Telefónica, per esempio, ha già comunicato che una richiesta di risarcimento al governo federale è già allo studio. Tuttavia, per il ministero dell’Interno tedesco, non esistono basi giuridiche per poter accogliere simili istanze. Secondo le indiscrezioni pubblicate da Handelsblatt, un analogo rifiuto all’indennizzo arriva dalla Commissione europea, “se non altro per ragioni di politica della concorrenza”. Del resto, gli operatori di rete che hanno attuato una gestione attiva del rischio sarebbero svantaggiati se i loro concorrenti in Germania fossero compensati per le loro collaborazioni con Huawei e Zte. Bruxelles aggiunge che diversi Stati membri dell’Ue hanno già limitato l’utilizzo di componenti cinesi nelle loro reti 5G e, sottolinea, senza che siano stati previsti fondi per compensare le compagnie interessate.

La stretta della Commissione europea

A giugno la Commissione europea aveva annunciato che avrebbe applicato i principi del toolbox 5G adottato dal Nis Cooperation Group, le raccomandazioni pubblicate nel 2020 sugli operatori ad alto rischio, “al proprio appalto di servizi di telecomunicazione, per evitare l’esposizione a Huawei e Zte”. Bruxelles “ritiene che Huawei e Zte presentino rischi materialmente più elevati rispetto ad altri fornitori di 5G”, aveva dichiarato il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, nel corso di una conferenza stampa. “La sicurezza delle reti 5G è essenziale. Si tratta di infrastrutture critiche di per sé e per altri settori che dipendono da esse, come l’energia, i trasporti, la sanità e la finanza. Siamo stati in grado di ridurre o eliminare le nostre dipendenze in altri settori, come quello energetico, in tempi record, quando molti pensavano che fosse impossibile”, aveva precisato Breton. “La situazione con il 5G non dovrebbe essere diversa: non possiamo permetterci di mantenere dipendenze critiche che potrebbero diventare un’arma contro i nostri interessi. Sarebbe una vulnerabilità troppo grave per la nostra sicurezza comune. Invito quindi tutti gli Stati membri dell’Ue e gli operatori di telecomunicazioni ad adottare le misure necessarie senza ulteriori ritardi”, aveva esortato Breton parlando della decisione presa dagli Stati membri con il sostegno dell’Enisa, l’Agenzia dell’Ue per la sicurezza informatica.

L’azione dell’Ufficio federale per la sicurezza informatica tedesco

Ma la Germania si era mossa in anticipo rispetto alla stretta di Bruxelles: dalla scorsa primavera, infatti l’Ufficio federale per la sicurezza informatica è alle prese con controlli su tutte le componenti critiche di Huawei e Zte già installate nell’infrastruttura 5G nazionale. L’esame dovrebbe concludersi entro la fine di agosto e, per la fine del 2023, il governo tedesco dovrebbe decidere quando, quali e quante di queste tecnologie dovranno essere rimosse. Per il ministero dell’Interno di Berlino, una soluzione al problema deve essere “proporzionata”, e i player chiamati in causa avranno “diversi anni” di tempo per sostituire tutte le componenti cinesi implementate.

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