Azzola: “Renzi sostenga la ricapitalizzazione di Telecom”

Il segretario nazionale della Slc Cgil al nuovo governo: “Solo così si rilancia la banda larga in Italia e si dà una chance alla compagnia”. Agenda digitale: “Nei prossimi giorni lettera-appello a Napolitano per chiedere un suo intervento”

Pubblicato il 24 Feb 2014

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“Sostenere politicamente il piano di ricapitalizzazione di Telecom Italia a cui sono interessati investitori istituzionali e fondi stranieri”. Per Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil, è questa la prima azione che il nuovo governo Renzi dovrà mettere in campo per rilanciare il settore delle Tlc.

Renzi ha sempre detto che non è importante la nazionalità di un’azienda, l’importante è che investa. La ricapitalizzazione potrebbe sembrare uno “sgambetto” a Telefonica…

Nessuno sgambetto. C’è necessità di un intervento di ricapitalizzazione di Telecom con l’obiettivo di garantire gli investimenti nelle reti di nuova generazione e mettere in tranquillità la situazione finanziaria dell’azienda da realizzarsi attraverso la partecipazione di Cdp. Altro investitore da valorizzare sono i fondi interessati ad investire nel lungo periodo e non già nel breve, come purtroppo avvenuto finora con altri tipi di investitori. Sostenendo politicamente questo progetto, inoltre, il governo Renzi metterebbe fine anche ad un’anomalia tutta italiana, mettendoci in linea con il resto d’Europa.

Quale anomalia?

Il fatto che lo Stato sia assente da un settore strategico fondamentale per gli interessi del Paese dal punro di vista economico e si sicurezza nazionale. Mentre tutte le altre compagnie telefoniche vedono una partecipazione decisiva del pubblico nella compagine azionaria, l’Italia rischia di essere il secondo Paese, dopo la Grecia, in cui l’azienda è controllata da un diretto competitor.

Perché ritiene così strategico l’intervento dello Stato?

Perché il futuro delle Tlc deve essere vincolato a precise scelte di politica industriale. In gioco non c’è solo – ed è già tanto – il futuro di Telecom Italia, dei suoi lavoratori e del suo know how tecnologico, ma il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale europea. Si tratta di un rischio evidenziato anche nel rapporto Caio dove viene precisato che sull’obiettivo di portare al 50% della popolazione i 100 mega entro il 2020 non c’è nemmeno un progetto degli operatori.

Slc, Fistel e Uilcom invieranno una lettera-appello al Capo dello Stato proprio su questi temi. Cosa chiedete nella missiva?

Chiederemo a Giorgio Napolitano di farsi parte attiva con la politica sui temi della banda larga e dell’Agenda digitale di cui si parla molto, ma si agisce poco. Chiederemo di intervenire per non perdere un’ennesima occasione, dopo aver perso quella legata alla tv via cavo – la “killer app” della banda larga – anche per interessi contrari al decollo della banda larga in Italia.

A chi fa paura la banda larga?

Il mio dubbio è che ci sia l’interesse di poteri forti a mantenere lo status quo, perché lo sviluppo di Internet veloce cambierebbe non solo le Tlc, ma anche il settore della tv. Che la banda larga sia una priorità per il Paese è innegabile e la sua mancata diffusione si spiega solo pensando che qualcuno abbia interessi contrari. Chi potrebbe essere? Forse i big come Rai e Mediaset? Ma le mie sono considerazioni, supposizioni. Le prove non ci sono e non se ne possono avere.

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