IL DOCUMENTO

Banda ultralarga: “Gli Ott devono contribuire”. Firmano Labriola e Calcagno

I ceo di Tim e Fastweb fra i 16 sottoscrittori della proposta che punta a coinvolgere le web company nella realizzazione delle nuove reti in qualità di principali generatori di traffico dati. “Vantaggi per consumatori e pmi”. Ma non sarà facile spuntarla: Google già sul piede di guerra

Pubblicato il 26 Set 2022

italia, europa

Stringere il cerchio sulle web company. Per accelerare sulla roadmap – annunciata dalla Commissione europea – che mira a coinvolgere gli over the top – principalmente Google, Amazon e Facebook -nella realizzazione delle nuove reti a banda ultralarga. 16 ceo delle principali telco europee sottoscrivono un documento che mette nero su bianco i benefici attesi dal co-investimento tenendo conto anche e soprattutto del traffico dati crescente in cui gli Ott fanno la parte del leone con una quota di almeno il 55%. Fra i sottoscrittori anche il ceo di Tim Pietro Labriola e il numero uno di Fastweb, Alberto Calcagno.

Il documento congiunto

I maggiori generatori di traffico dovrebbero contribuire in modo equo agli ingenti costi che attualmente impongono alle reti europee. Dobbiamo fare in modo che l’Europa non soffra di scarsità di infrastrutture digitali”, si legge nell’appello (SCARICA QUI IL DOCUMENTO). “Un contributo equo andrebbe a vantaggio innanzitutto dei consumatori, in quanto consentirebbe una diffusione più rapida e inclusiva, con maggiore copertura, resilienza e qualità. Ne beneficerebbero anche le pmi, che di recente hanno espresso la necessità che le aziende tecnologiche “contribuiscano adeguatamente” all’installazione: il 5G e la fibra ottica sono fondamentali per la competitività delle pmi. Inoltre, un contributo equo invierebbe un chiaro segnale finanziario agli streamer in relazione alla crescita dei dati associata al loro utilizzo”.

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Banda Larga

Il co-investimento necessario anche per abbattere i consumi energetici

La questione è strettamente connessa anche alla partita energetica e della sostenibilità. “In un’epoca di sfide socio-economiche e geopolitiche, la collaborazione convergente e tempestiva tra attori pubblici e privati è essenziale, soprattutto su questioni digitali cruciali: da soli, nessuna azienda, o istituzione può offrire soluzioni efficaci ai complessi problemi di oggi” e “l’energia è un caso emblematico”, si legge nel documento. Nel prossimo decennio, la digitalizzazione può contribuire a colmare l’esigenza a breve termine di raggiungere l’indipendenza energetica con la realizzazione a lungo termine di una giusta transizione verde. La piena adozione di soluzioni digitali renderà più intelligente l’uso dell’energia e contribuirà ad accelerare l’elettrificazione. I rapporti hanno dimostrato che la digitalizzazione può ridurre le emissioni di CO2 fino al 20%. In questo contesto, l’UE dovrebbe intensificare gli sforzi per rendere più intelligente la rete energetica europea e accelerare l’adozione del digitale in tutti i settori industriali. Siamo pronti ad accelerare la diffusione di soluzioni basate sulla connettività per l’ambiente, sulla base di iniziative dell’UE come la Green Digital Coalition”.

Il coinvolgimento degli Ott nella realizzazione delle reti “potrebbe generare significativi risparmi energetici e contribuire al raggiungimento dell’obiettivo Net Zero, due aspetti così importanti in questo momento. Infine, ci aspettiamo che ne beneficino anche le aziende tecnologiche, che sono quelle che più dipendono da massicci aggiornamenti della rete, nel momento in cui passiamo a un’era di metaversi aperti e abilitati alla connettività”.

Accelerare sulla roadmap

“Per questo motivo accogliamo con grande favore le dichiarazioni della vice presidente Vestager e la consultazione annunciata dal Commissario Thierry Breton. Si getteranno le basi per una solida iniziativa legislativa che affronti efficacemente la questione. Siamo favorevoli a un calendario tempestivo che consenta all’Europa di ottenere risultati entro la fine dell’attuale mandato della Commissione. Inoltre, siamo rispettosi e pienamente favorevoli alla necessità di sostenere i principi dell’Open Internet dell’UE: i consumatori devono continuare a usufruire di tutti i contenuti e le applicazioni lecite disponibili su Internet”.

Un’implementazione inclusiva richiede che l’intero settore delle telecomunicazioni rimanga mobilitato. “Per questo motivo, riteniamo che il contributo equo debba essere rivolto a tutti i fornitori di servizi di telecomunicazione che si impegnano a raggiungere gli obiettivi digitali dell’UE, indipendentemente dal fatto che siano piccoli o grandi, tradizionali o alternativi. Siamo pronti a continuare a sostenere le istituzioni europee nel loro lavoro di creazione delle condizioni per il successo della transizione verde e digitale, grazie a un’azione politica tempestiva”.

Google contraria: idea vecchia e controproducente

Google si è già detta contraria alla richiesta degli operatori di telecomunicazioni europei: “è un’idea vecchia di 10 anni e che è negativa per i consumatori”. E l’azienda sottolinea che sta già investendo milioni nell’infrastruttura Internet. A uscire allo scoperto è Matt Brittin, presidente della divisione Emea business & operations di Google.

“Non è un’idea nuova e metterebbe a repentaglio molti dei principi dell’Internet aperto”, dichiara Brittin. E potrebbe avere un impatto negativo sui consumatori, soprattutto in un momento di aumento dei prezzi”, ha affermato Brittin, citando un rapporto del gruppo Beuc che illustra tali preoccupazioni. Il manager evidenzia che Google sta facendo la sua parte per rendere più efficiente il traffico per i fornitori di telecomunicazioni, trasportando il 99% del traffico e investendo milioni di euro per farlo. “Nel 2021 abbiamo investito oltre 23 miliardi di euro in spese in conto capitale, gran parte infrastrutture“, ha dichiarato Brittin citando i sei data center in Europa, 20 cavi sottomarini a livello globale, di cui cinque in Europa, e cache per archiviare i contenuti digitali all’interno delle reti locali in 20 località europee.

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