L'APPELLO AL GOVERNO MELONI

Banda ultralarga, le imprese di rete: “Si rischia l’impasse”

Circet, Cogepa, ComNet, Site, Sielte e Sirti denunciano la grave mancanza di manodopera: “Improbabile il raggiungimento degli obiettivi del Piano Italia a 1 Giga nei tempi del Pnrr”. Il Gruppo Tlc di Anie si fa capofila nell’interlocuzione con il nuovo esecutivo: “Nostre richieste inascoltate, serve un tavolo urgente”

Pubblicato il 28 Set 2022

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Rispettare la roadmap del Piano Italia a 1 Giga? Una chimera. È quanto sostengono le principali imprese di rete operative in Italia che in occasione di un convegno a Firenze, moderato dal direttore di CorCom Mila Fiordalisi, si sono confrontate per fare il punto della situazione.

Non c’è manodopera sufficiente a mandare avanti i cantieri nei termini previsti dal Piano Colao e la situazione può anche peggiorare. Questo il grido di allarme di Circet, Cogepa, ComNet, Site, Sielte e Sirti che puntano il dito contro la mancanza di un coinvolgimento fattivo della filiera quando c’è da discutere delle questioni dirimenti – come è stato nel caso della definizione dei bandi di gara ma anche degli incontri e dei tavoli Mise – nonché delle problematiche “nascoste” ossia indirette e non contemplate quando si ragiona sulle roadmap.

La mancanza di manodopera un macigno sul cammino

La problematica numero uno è la mancanza di manodopera appunto: manodopera per gli scavi e la posa della fibra –  il Superbonus 110 è stata la ciliegina sulla torta considerato che buona parte delle risorse è stata fagocitata dal settore dell’edilizia – e all’appello mancano anche addetti in grado di gestire le fasi di manutenzione delle reti. E l’iniziativa governativa per coinvolgere circa 2mila detenuti portata avanti dal ministro Colao insieme alla ministra della Giustizia Cartabia se appare lodevole sulla carta non fa i conti con le difficoltà operative a partire dall’impossibilità di gestire la sicurezza nelle fasi di “movimentazione” degli addetti da un cantiere all’altro e spesso e volentieri da una città all’altra.

La questione dei costi energetici

Da non sottovalutare poi la questione energetica: l’aumento dei costi, in particolare quelli per il carburante, si sta abbattendo sulla filiera con impatti rilevanti. E sebbene l’attenzione degli operatori di Tlc al tema sia sul tavolo della contrattazione fra le parti nelle fasi di appalti in corso, il tema secondo le imprese di rete va affrontato in modo sistemico ai piani alti, quelli di Palazzo Chigi.

I costi del lavoro e il reddito di cittadinanza

Per non parlare dei costi del lavoro e degli impatti del reddito di cittadinanza: la maggior parte dei player segnala che una parte consistente delle risorse si è persa lungo il cammino proprio a causa dell’accesso al reddito a cui si aggiunge un fenomeno di contro-migrazione verso il Sud del Paese che sta impattando sui cantieri del Centro-Nord.

Insomma i nodi da sciogliere e le questioni che dovranno essere affrontate dal Governo Meloni non sono poche. Lo sforzo fatto dalle imprese di rete per dotarsi di nuove figure – anche e soprattutto accedendo a quelle formate dagli istituti tecnici e dal lavoro fatto dal Centro Elis (che sta dando una cospicua mano nello sfornare nuovi addetti grazie a corsi ad hoc)non è sufficiente a colmare il gap. E la burocrazia che non consente di reperire risorse dall’estero – altri Paesi si stanno muovendo ed è di oggi la notizia del Piano Truss nel Regno Unito che va proprio in questa direzione – si aggiunge al cahier de doleance.

Il Gruppo Tlc di Anie: “Impossibile partire con i corretti investimenti”

A farsi portavoce delle istanze il Gruppo Luigi Piergiovanni, a capo del Gruppo System Integrator Reti di Tlc della federazione Anie (nonché direttore commerciale di Sielte): “In questo momento ci troviamo con gare di appalto assegnate, e quindi con il contatore del timing che gira e con un ecosistema realizzativo probabilmente non pronto a farsi carico del volume di attività generato. Abbiamo fatto richieste puntuali e precise, ma purtroppo pochissimo è cambiato e ad oggi siamo ancora nell’impossibilità di partire con i corretti investimenti”. Piergiovanni segnala che le grandi imprese di rete registrano una crescita di circa il 15% del fatturato anno su anno: “Oltre questi numeri è impensabile crescere con capitali propri, bisognerà rivolgersi al mondo del credito. Quindi abbiamo la grande speranza che si possa interloquire rapidamente con il nuovo governo perché di tempo ne abbiamo perso purtroppo troppo”.

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