IL REPORT

E-commerce e banda ultralarga non decollano. E “zavorrano” lo sviluppo

Troppo scarso l’uso del canale digitale per le compravendite. E all’aumento di fibra non corrisponde una crescita della domanda. L’Italia in 23ma posizione in Europa. La classifica di I-Com

Pubblicato il 29 Ott 2019

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L’e-commerce non vola. E nemmeno la domanda di banda ultralarga. E così l’Italia resta al palo sulla digitalizzazione. E non basta l’aumento delle infrastrutture in fibra a spingere la volata. Questo lo scenario che emerge dal report “Non voglio mica la luna. Le tecnologie digitali al servizio degli italiani” a firma dell’Istituto per la Competitività (I-Com) all’interno del quale è contenuto il Broadband Index, che misura lo sviluppo della banda ultra larga nei mercati nazionali ed europei, con un focus particolare sul piano della domanda e dell’offerta.

“Negli ultimi anni abbiamo fatto passi in avanti, spesso anche importanti, ma soprattutto su un versante: quello delle infrastrutture. Siamo invece indietro, troppo indietro, nell’utilizzo dei servizi digitali – sottolinea il presidente Stefano Da Empoli -. E non riusciamo in alcun modo a ridurre il gap con gli altri Paesi. Anzi, la novità è che ci siamo lasciati staccare da gran parte dell’Est e del Sud Europa, che fino a poco tempo fa era più o meno alla nostra portata. Ora occorre reagire con uno scatto in avanti, grazie a policy d’impatto che siano stabili e coerenti”.

Banda ultralarga, Italia al 23mo posto

Nel 2019 l’Italia si è posizionata al 23° posto dell’I-Com Broadband Index, ossia mantiene la stessa posizione di un anno fa quando però si era perso un gradino sul 2017. La sottoscrizione di abbonamenti con una velocità di connessione superiore a 100 Megabit per secondo (Mbps), si attesta a poco meno del 15% del totale e il dato è a meno della metà della media europea. Va meglio sul fronte dell’offerta, dove ci piazziamo al 15° posto in Europa con un punteggio di 85,8 su 100, dovuto soprattutto alla ormai quasi totale copertura raggiunta nelle aree rurali e nella rete Next generation access (Nga). Tuttavia – evidenzia l’Istituto presieduta da Stefano Da Empoli – rispetto al 2018 abbiamo perso due posizioni, a vantaggio di Ungheria ed Estonia, “soprattutto per via delle difficoltà amministrative e degli impedimenti burocratici che ancora rallentano la realizzazione e il miglioramento delle infrastrutture tlc nel nostro Paese”.

La Svezia in pole position

A fare la parte del leone è la Svezia grazie a un alto livello di copertura e alla percentuale di connessioni con velocità superiore a 100 Mbps: oltre il 71% delle famiglie svedesi ha sottoscritto un abbonamento di questo tipo, a fronte di una media europea del 30,8%. In base all’elaborazione dell’istituto, al secondo e terzo posto ci sono la Danimarca e il Lussemburgo, con un punteggio rispettivamente di 98,8 e 97,4 su 100. Seguono poi i Paesi Bassi e la Lettonia. Tra quelli che hanno registrato performance meno brillanti, invece, ci sono l’Estonia e la Germania, entrambe scese di sei posizioni nella classifica generale, e la Francia, che quest’anno si è posizionata al 19° posto.

L’e-commerce “piaga” nazionale

La debolezza della domanda digitale resta forte e si attesta al di sotto della media europea: il divario (negativo) è particolarmente accentuato nell’e-commerce, usato da appena il 36% della popolazione. Dallo studio emerge in particolare come il grado di digitalizzazione degli italiani cresca a ritmi troppo bassi rispetto alla media europea: non è un caso che da questo punto di vista facciano peggio di noi in Europa solo Cipro, Croazia, Grecia e Bulgaria. Gli altri Paesi corrono e noi fatichiamo a recuperare il gap accumulato in passato. In un anno, tra il 2018 e il 2019, l’Italia in questa speciale classifica ha totalizzato 4,8 punti in più, grazie soprattutto all’incremento della sottoscrizione di abbonamenti con connessione veloce, passati dal 2 al 15%: un aumento però insufficiente a scalare posizioni in graduatoria visto che siamo rimasti al 24° posto. Anche perché gli altri sono cresciuti di più: come ad esempio Spagna e Portogallo che nell’ultimo anno hanno fatto un balzo in avanti di quasi 7 punti.

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